Ho chiesto a quei nei che nel ciel luminosi
dal tetto del mondo cadon vanitosi,
di spargere gioia con quelle auree scie
sui sogni bruciati e le malinconie
purchè mescolate alla cenere nera
riportino al cuore la sua primavera,
ridiano la luce all'ormai spento sole
calato nell'ovest, nei dì di rancore.
A volte sì spenta la vita ci appare
senza altri sentieri pei quali scappare,
attoniti, muti, restiamo da soli
in balia della mente e i suoi crudeli voli
ballando nel vuoto in assenza di peso,
rubato dal vento un sorriso inatteso
aspettiamo che giunga arrossendo le gote
suonando nell'anima chiare e dolci note
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