sabato 31 dicembre 2011

Buon 2012 :)

venerdì 30 dicembre 2011

Così porti a termine il lungo cammino
fatto di sconfitte e vittorie, il destino,
riduci ad un nulla le nostre amarezze
di fronte ad un mare di mere incertezze,

sei un anno vissuto con forte passione,
più volte trafitto, come da un arpione
che con precisione le membra ha mirato
delle mie illusioni, e le carni ha varcato,

e fossi trascorso meno intensamente
lasciarti potremmo spensieratamente,
e invece costretti siamo a ripensare
a tutto ciò che ci hai voluto donare...

martedì 27 dicembre 2011

C'era una volta l'amore...

tu c'eri una volta, tu parte integrante
di quella mia vita, pensiero costante,
volavi nell'aria, tra quei fiocchi bianchi
coi quali danzavi, divenuti stanchi,
pesanti, non son più così delicati,
e piovono sassi violenti e sgraziati
che a precipitare ti hanno costretto,
di lividi hanno cosparso il tuo aspetto

Sui gomiti poi io ti ho visto rialzare,
per un solo istante prima di inciampare,
sul letto di pietre poi ti sei voltato
con gli occhi su fissi nel ciel blu stellato,
così sei rimasto, così come ora,
la dov'eri giaci, attonito ancora,
con quegli occhi aperti sospiri nel vento,
aspetti per sorgere il giusto momento...



lunedì 26 dicembre 2011

domenica 25 dicembre 2011

Buon Natale <3

venerdì 16 dicembre 2011

le piume

ridammi la voce, riporta l'amore,
risplendi nei sogni come nel mio cuore,
e spoglia il mio corpo dai veli che indossa,
rendendolo libero così che possa

riempire quest'aria di un nuovo chiarore,
che illumini il cielo con dolce vigore,
lo accenda inondandolo di primavera,
di intensi profumi riempia l'atmosfera,

che sboccino fiori nei laghi di ghiaccio,
che l'anima germogli mentre io taccio,
si colori l'acqua di forti emozioni,
vibrante nei corpi, piena di espressioni,

si riapran le porte che in tempi passati,
portavan lontano in quei mondi incantati,
dove non è ammesso chi non sa volare,
chi con sogni le piume non fa spuntare...

mercoledì 7 dicembre 2011

Foglia

gialla tu danzi su quel nero asfalto,
voli nel vento, foglia tu sei il vanto
d'ogni mio autunno, mi porti nell'alto
del cielo che rendi d'un blu cobalto,

chiami i miei sogni che ormai son nascosti
dal freddo vento, nel cuor li ho riposti,
piano respirano persi nel sonno,
ciechi nell'ombra, riparati stanno

ma da un sussurro nasce la risposta
chiara mai dal suo pensiero si scosta,
"or siamo spenti ma come una brace,
ardiamo e risplenderemo di luce"

ed io di queste parole mi fido,
so che presto diverranno il mio grido,
cresta dell'onda in volo nel mare,
spinta che avanti mi vuol far andare...

domenica 4 dicembre 2011

Mi manca

Mi manca quel fiore che tarda a sbocciare, che resta coperto, che si fa aspettare, che non mi consola con la dolce essenza che nasce al momento della sua esistenza, è freddo ma lento la pelle accarezza, ti avvolge in un soffio di vita e purezza, ti accoglie nell'alba di una nuova stella che sorge ogni istante con luce più bella, ed apre nell'anima nuove sorgenti di limpide acque, di amore lucenti, che sciolgono e staccano ogni timore, dal canto più profondo del nostro cuore...

venerdì 25 novembre 2011

scoprimi, non sono solo dolcezza...

domenica 20 novembre 2011

I Forgive You - Kelly Clarkson


we were just a couple of kids...if I hate you what does that do?

sabato 19 novembre 2011

Innamorarsi

...ed innamorarsi vuol dire sperare,
vuol dire lasciarsi dal cuor trasportare,
aprir mille varchi, nei sogni spaziare,
per poi preoccuparsi, gioire, tremare,

far nuove esperienze con gli occhi bendati,
sentirsi vitali, sentirsi accettati,
"Fai parte del mondo" ti dice la vita,
"da ora incomincia una nuova salita"

"sei pronto a morire per poi rinunciare
al tuo solo ego così da incontrare
qualcosa che sarà pensiero costante,
tuo solo respiro, tua corda vibrante?"

è un rischio che qui ed ora va valutato,
ma ancor più importante, va desiderato,
e no, non importa quel che perderemo,
perchè grazie al cuore lo ritroveremo...

mercoledì 16 novembre 2011

Sogno


Questo è lo schema del complesso sogno che ho fatto questa notte, e che siccome mi ha stupito molto voglio tenere come ricordo in questo diario di pensieri...
qui di seguito la spiegazione dettagliata dello schema:
1-cammino per il mio paese quando
2-incontro un ragazzo che non conosco (X), parliamo e ci piacciamo, e alla fine
3-ci baciamo.
4-Passa del tempo da quell'incontro e
5-mi ritrovo di nuovo a camminare per la mia cittadina, quando
6-incontro con stupore il ragazzo con cui mi frequentavo qualche tempo fa (C), che è scomparso nel nulla senza lasciarmi alcuna spiegazione per la seconda volta, e a cui ho deciso di rinunciare seppur mi piacesse particolarmente e,
7-dato che sembra essere ancora interessato a me, mi faccio trasportare e alla fine
8-lascio che accada ciò che non mi aspettavo più; ci baciamo;
9-a quel punto arriva il primo ragazzo (X) e rimane scioccato nel trovarmi con un altro;
10-a sua volta anche l'altro si sorprende ed
11-entrambi se ne vanno delusi e arrabbiati;
12-successivamente mi ritrovo in una palestra affollata e vedo che c'è anche C;
13-questo scatena in me una tempesta di emozioni che ho provato a causa sua: la delusione, l'incomprensione, la tristezza, la rabbia, l'indifferenza, la sofferenza...
14-e scoppio, senza riuscire a trattenere tutte quelle parole che non ho potuto dire perchè non ne ho avuto l'occasione; lui non risponde, ma è triste,
15-piange,
16-e il suo pianto è lungo e solo (nel frattempo a me esce sangue al naso (?))
17-dopo che lui si è ripreso inizio a parlargli, con molta calma
18-e gli chiedo per piacere di darmi una spiegazione al suo comportamento illogico, perchè è l'unica cosa che ho sempre desiderato;
19-in quel preciso istante C si è trasformato fisicamente nella mia compagna di banco, ma io so che in realtà è ancora lui, e come risposta ricevo la prima parte della strofa della canzone "Better Than Revenge" di Taylor Swift, detta come solo la mia compagna di banco riuscirebbe, e talmente veloce da non darmi la possibilità di capirne il significato;
20-allora, continuando a camminare, dico a C che non ho capito quello che mi ha appena detto, e così
21-incontriamo la mia professoressa di inglese (nel frattempo siamo finiti in una specie di supermercato, all'uscita) che come al solito parla di cose senza senso con me...e sul punto in cui riusciamo a liberarcene...
suona la sveglia del mio cellulare, con il grido della Aguilera di Something got a hold on me...sono le 6.00 del mattino...



questa è la canzone

domenica 6 novembre 2011


Volete sapere qual'è la mia verità? è che voglio essere libero, un aquilone trasportato dal vento, l'aquilone più alto nel cielo, fierezza di chi lo manovra da terra...si, vorrei poter essere certo di dare soddisfazioni a chi fa sacrifici per me, e di certo so che posso farcela, non ho dubbi, perchè quando si tratta di ricambiare gesti d'amore divento strumento della più grande e profonda dolcezza. Eppure sembra così impossibile che per tutto ciò che ho e che posso dare, non riesca a trovare qualcuno disposto a rischiare per prendersi ogni cosa, qualcuno abbastanza deciso da accettare me e le mie conseguenze, qualcuno che non si limiti a sfruttare la mia pazienza, ma che sbagli, mi spezzi, ferisca ma apprezzi
gli sforzi e ricambi le tante attenzioni che vanno a comporre nei nostri destini
l'intreccio della nostra danza migliore, fissata dal mondo con grande stupore
e piena di attimi in cui splende il sole, di più giorni in cui non esiston le ore,
di fughe lontane, di sfide e d'amore, di lotte, di pianti, silenzi e rumore...

venerdì 4 novembre 2011

Una maledizione

Deciditi, forza, non stare impalato,
che c'è da capire se sei innamorato?
Che c'è da aspettare se non il mistero
dell'oggi, del ieri, del nostro futuro?
A volte rimango sorpreso e di sasso,
di come in un giorno non sei più lo stesso,
che cosa è cambiato? che cosa rimane?
Quei Soli passati son giornate vane?

Capirvi non posso perché non succede
mai ch'io non risponda a ciò che si chiede,
son forse eccezione? Son forse severo
se chiedo a chi tengo di esser sincero?
Eppure lo so che per mia dannazione,
ad attrarmi a voi è una maledizione,
che forse da me non potrò mai scacciare,
che devo capire, che devo affrontare...

lunedì 24 ottobre 2011

E vola

E vola farfalla in piogge di cristallo
schivando ogni colpo, padrona del ballo,
raggiungi il tuo scopo senza mai fermare
quel battito d'ali che sai far danzare,
sfrutta ogni secondo di una corta vita
prima che dal freddo tu venga rapita,
e solo al giunger di quel cambio di luna
entra nel mio cuore e i colori raduna,

trasformi nel tempo quella tua esistenza
tu così perfetta sei un bruco in partenza,
che un giorno cullato da quel dolce vento
ritorna a sè stesso in un lungo momento,
fa di quella foglia una calda coperta
crisalide è ora, che una volta aperta,
rinasce fornita di nuove sembianze,
pronta ora a volare, a riprender le danze...

lunedì 10 ottobre 2011

Per fermare il tempo, per farti restare...

Una volta ancora ti dici confuso,
al cambio di luna mi trovo deluso,
e sento crollare ogni mia certezza,
come un forte schiaffo dopo una carezza,

e proprio quando credo di superare
quell'attimo in cui il corpo inizia a tremare,
capisco che forte ti sei radicato,
senza che nessuno ti abbia fermato,

non so cosa fare se non continuare
a pregare Dio perché possa aiutare
il tuo cuore a risolvere ogni questione
che rende la vita una grande illusione,

e spero che tu da me non ti allontani,
per questo chiudo gli occhi e unisco le mani,
lo so, io ti voglio e non so come fare
per fermare il tempo, per farti restare...

domenica 9 ottobre 2011

Aleph

Aleph

Lacrima scorri leggera ogni volta,
purifica il cuore di chi non lo ascolta,
perdona il passato, spera nel futuro,
rinnova il presente nel giorno più duro,

ritrova la terra in un dolce incontro,
cadendo nell'aria vola nello scontro,
accolta nel mondo sei ora protetta,
sei l'aleph del tempo o mia stella eletta...

domenica 2 ottobre 2011

giocare :)

sai che c'è? una nuova energia che mi scorre dentro, come un fiume dall'indomabile ma delicata corrente. E' vita. E sboccia negli occhi come in primavera.
E' la primavera dell'anima, arrivata in questo insolito e caldo autunno, dal sole che arancio ti accarezza il viso. E bello è nascondersi, cercare un luogo segreto che nel tempo conservi la forma dei nostri ricordi, e che li custodisca sempre come un prezioso e dolce peccato.

Autumn's Spring


Sara Bareilles' - King of Anythingfound onPop

domenica 25 settembre 2011

inaspettato

E s'apre la gabbia che mi costringeva
quel nodo che stretto il mio petto cingeva,
che or trasformatosi in un lungo abbraccio
m'accoglie mentre tra le tue braccia giaccio,

e mentre ti bacio guardo quel sorriso
che a poco a poco addolcisce il tuo viso,
quegli occhi che belli si chiudono lenti
al contrario dei miei che rimangono attenti,

ti voglio ti dico e non me ne vergogno,
ti voglio e sorrido, perchè sembri un sogno,
ma un sogno stupendo, che io sto vivendo
perchè questo mondo or ce lo sta offrendo,

e appena ti lascio mi sento perduto
ma penso al miracolo che oggi è avvenuto,
perchè ho ritrovato ogni mia scintilla
che pensavo spenta e che invece ora brilla...

venerdì 23 settembre 2011

tu, come sempre...



Tu non sei disastro tu non sei rovina,
tu non sei il problema, tu non sei la mina,
che tutto distrugge senza mai guardare
a quello che il vivere può provocare,

tu sei ciò che il meglio mai potrà imitare,
sei quel paio d'ali che voglion volare,
per cercare ciò che la vita conserva,
nata con la spada, vivi da Minerva,

hai un cuore forte, pieno di speranze
sempre superare sai le circostanze,
sei donna speciale, piena di pazzia
che gridando al vento ha incontrato la mia

e mai io per te ho provato un rancore
mai standoti accanto ho provato dolore,
e sempre ti ho amata come con me stesso
tu mi hai meritato, lo credo anche adesso

mercoledì 21 settembre 2011

il ritorno dell'acqua...



E torna quall'acqua che avevo lasciato
quel lontano giorno in un tempo passato,
ritorna avvolgendo i miei giorni di luce
scorrendo in un fiume dal monte alla foce,
mi riempie nel centro di quel che io sono
e vibra al soffio d'un singolo suono,
poi tace, solenne, in attesa di andare
goccia dopo goccia dagli occhi filtrare,

trapela dal cuore, vien dall'emozione
rompe ogni barriera se in esondazione,
si scava la strada con una carezza
penetrando a fondo con dolce lentezza,
custode è dell'io che vive all'interno
che or s'addormenta al giunger dell'inverno,
lo culla e lo nutre con ogni premura
lo sazia d'amore, se ne prende cura...

domenica 18 settembre 2011

pioggia

Di coccole ora ha bisogno il mio cuore
carezze che curano l'ansia e il dolore,
nei giorni di pioggia e di malinconia
quando sento crescere la nostalgia,

dei mesi in cui ero così spensierato
perché dentro sentivo d'essere amato,
e niente turbava il mio esser solare
i miei forti sogni, il mio voler volare;

chiuso in una stanza guardo a questo cielo
che cambia coperto da un grigio velo,
col vento che soffia portando lontano
i caldi giorni in cui ho sperato invano,

e proprio così come cambia stagione
vorrei cambiar anch'io la mia situazione,
e trovo conforto nell'immaginare
che tu sia colui venuto per amare.

sabato 17 settembre 2011

Ci spero...

Ci spero, davvero, non so cosa fare,
ma so che dal cielo tu stai li a guardare,
e con la dolcezza in un sogno mi guidi,
e con quei tuoi grandi occhi poi mi sorridi,

ed io so che a volte quel che più vogliamo,
arriva quando meno ce lo aspettiamo,
quando il nostro pianto alla terra si unisce,
nutrendola con l'amaro che avvilisce,

arriva e ci apre milioni di porte,
la luce fa entrar nelle giornate storte,
e spazza via sempre ogni preoccupazione,
l'ostacolo che a noi davanti si pone,

ed ora è normale avere paura,
sentire la vita come una tortura,
che toglie a noi il tempo per poter amare,
per questa ricerca, per farci scovare...

venerdì 16 settembre 2011

Cos'è

Cos'è del futuro quel che ci spaventa
che in gabbia ci chiude e poi ci tormenta,
che fascia la vita stretta in un abbraccio
crudele e violento, freddo come il ghiaccio...

martedì 13 settembre 2011

Mai

Non ti accontentare mai, Mai, perchè non sei il giocattolo di qualcun altro, e c'è sempre quello che desideri dietro l'angolo, subito dopo che starai per perdere la speranza...

sabato 10 settembre 2011

...di notte

Sussurra, la voce nel buio nascosta,
parola nell'ombra, da miele composta,
che vaga nell'aria, nel tempo dispersa
al chiar d'una luna che pare diversa,

dei rami le ombre cullano il rumore,
dei passi che lenti posi con amore,
e vibrano i sensi nei dolci sentieri,
con ali ch'avverano i tuoi desideri...

venerdì 2 settembre 2011

Tu

Affetto non trovo mai nel tuo parlare
di me non sai niente, come puoi insinuare,
di conoscer regole stanti alla base
del caratter che domina ogni mia frase,

ricordo una volta quasi come un pazzo
in cui distruggevi il sogno di un ragazzo,
che debole ancora sembrava impotente
a quel tuo volere duro ed insolente,

il nostro rapporto adesso è rovinato
di vuoti riempito è ora un muro crepato,
pieno di rancore e di cicatrici
che come han potuto han curato gli amici,

e modo non trovo io per rimediare
i danni che hai fatto vorrei cancellare,
ma quando mi guardi non vedo l'amore
che un padre dovrebbe aver nel suo cuore...

Splendi

difetti ne ho tanti, che cosa ti aspetti
e credimi quando ti vengono detti
perchè non perdono mai chi mi ferisce
mi taglia, mi atterra e poi mi avvilisce

e dura è poi quando io perdo la fede
in quella persona che quando mi vede
di ciò che sapeva ora si sorprende
e dalla mia fredda rabbia si nasconde

lava via ogni vecchia ferita la pioggia
che guardo mentre su quel vetro si poggia
son gocce che scivolano nel mio pensiero
perchè dopo tutto io t'amavo davvero

e tutto il mio mondo ho già visto crollare
ora è la paura a predominare
lontano è il ricordo del nostro passato
che nella memoria è il tuo volto sfocato

ma non c'è nessuno sforzo che tu faccia
offeso dal gelo il cuor mio si ghiaccia,
profondo, rinchiuso in quel suo dolore
aspetta la primavera dell'amore

perchè nel silenzio che culla l'inverno
matura dal ghiaccio quel frutto che eterno
rinasce ogni volta più dolce e più forte
fenice risorta anche dopo la morte

e chiusa la porta del nostro futuro
raccolgo di nuovo quel frutto maturo
a nuovi nuvolosi sogni sorrido
prego l'universo e la vita sfido

volando nel suono questa voce canta
sicura di quel che nel suo mondo conta
non c'è più alcun dubbio su quello che vuole,
splendere nei giorni più forte del sole

e penso...

Penso a come sarebbe
viver con te una storia
giocare come bimbi
liberi come l'aria,
parlandoti capisco
che sei quel che io chiedo
ma altri son i sogni
che dentro te io vedo,

dieci anni hai vissuto
più di me e intensamente
subito mi hai colpito
nel cuore e nella mente,
vogl'essere una perla,
quella che più preziosa
da te vien custodita
con forza coraggiosa,

e allora mi domando
se troverò un amore
che come te sia dentro
nell'anima e nel cuore,
che dolce di premure
mi riempia e di attenzioni
mi parli del suo mondo
e delle sue emozioni...

Passione

Passione è quell'arma più forte e sincera
passione è la cosa più grande e più vera,
che fai per amore e con sentimento
creandone riti in ogni momento,

Passione è la voglia di sperimentare
curioso il tuo cuore si mette a sognare,
e vola nei giorni del nuovo futuro
sapendo che al mondo mai niente è sicuro,

Passione son gli occhi con cui noi guardiamo
quel sogno che da sempre desideriamo,
son stelle che chiedono d'esser guardate
son scelte che mai andrebber accantonate,

Passione è quel fuoco che brucia e rischiara
nei giorni la vita che sempre più amara,
ci spinge nel buio per farci capire
che amore e fede dobbiamo inseguire...

Cenere

Patetico è il modo in cui cerchi di entrare
nel cuore degli altri e farti perdonare,
sei solo ora, senti quello che sta intorno
a un povero idiota che in ogni suo giorno,
sonnambulo vive in un mondo staccato
sicuro di quello che sempre ha provato,
ma quando poi cade sulla nostra Terra
risveglia i suoi sensi e scatena una guerra.

E ora hai bisogno di esser scusato
per quello che hai fatto, per ciò che sei stato,
il cuore tuo è sporco, d' inchiostro è macchiato
che ora va tolto, che via va lavato;
ma a loro non serve il tuo odioso lamento
tu sei per loro quel fiammifero spento,
la causa colpevole del mio dolore
che è cenere sparsa finito l'amore...

Confusi

Confusi i miei sogni in mille colori
son nebbia d'estate tra gioie e dolori,
sparita è la forma di ciò che io avevo
or devo sperare in qualcosa di nuovo,

e forse di me c'è qualcosa mutato
cambiato da te che solo mi hai lasciato,
travolto dall'onde d'un mare in tempesta
che scuote tutto, l'emozioni in me sposta,

l'essenza però che di me è la dolcezza
rimane una roccia che'l mare non spezza,
ma che chiude gli occhi e rimane in attesa
pronta per sbocciare come fa una rosa...

Vorrei

Vorrei quel qualcuno disposto ad amare
me per quel che sono, quel che posso dare,
e che mai non creda d'esser preso in giro
ch'io non dia il mio meglio ad ogni respiro,

vorrei quel qualcuno che sempre sincero
mai mi nasconda quel che è il suo pensiero,
e che con orgoglio guardi al suo ragazzo
sentendo il suo cuore batter come un pazzo,

vorrei quel qualcuno che sia sempre attento
che presti attenzione a come mi sento,
che legga il mio sguardo quando sembra spento
che ascolti dentro me quando soffia il vento,

vorrei quel qualcuno che forte mi prenda
mi parli, mi abbracci, mi voglia, mi accenda,
che del nostro amore le linee dipinga
per far ch'io le riempia e con fiori le cinga...

sabato 30 luglio 2011

Mi mancherete Nuvole mie...

e poi...si parte...

Stanotte, alle 3 circa, partirò insieme a papà e nonna per andare nella casa al mare in Veneto, dove staremo tutto il mese, dove non conosco nessuno oltre ai vicini e dove sono tagliato fuori dal mondo perchè non c'è alcun mezzo di comunicazione se non il cellulare (che a volte non prende -.-")...non so se sono l'unico a vivere una situazione simile (e spero di no pur non augurandolo a nessuno XD) ma quando parto per andare in "isolamento", sperduto tra la campagna e la laguna, e non ho un ragazzo per la testa che prima di partire mi abbia "colpito" in qualche maniera, facendomi iniziare a costruire castelli di sabbia (sempre in tema u.u), mi sento assalito da una forte stanchezza, come se mi fossi punto con i fusi della bella addormentata u.u...sarà la rassegnazione al fatto che non conoscerò nessuno, perchè così sarà, ma parte con me un alone di nostalgia, che mi fa pensare a come sarebbe bello lasciare Milano col cuore che vivo, batte innamorato...
...e se ripenso a chi mi ha reso così solo da un giorno all'altro...spegnendo quella fiamma che c'era in me...ma meglio non pensare...meglio sperare...proverò a far dell'altro, ad impegnare il mio tempo cantando, cucinando, prendendo il sole e nuotando, anche se pensare ad una persona mi permetterebbe di fare tutte queste cose ma con risultati più soddisfacenti...

sabato 23 luglio 2011

se...e solo se

se solo si potesse nascere anime gemelle, senza alcuna possibilità di sbagliare...se solo ci si riuscisse a perdere in quello sguardo che fa innamorare...

giovedì 21 luglio 2011

riposa

vorrei quel che il cuore di tutti vorrebbe
vorrei quell'amore che ho avuto e che crebbe
ma che poi nel buio è precipitato
senza nessun buono che l'abbia salvato
coperto di polvere e pioggia riposa
nel ricordo che a rimembrarsi non osa
perchè di riposo or ora ha bisogno
sapendo che presto verrà un nuovo sogno

perch'anche se cado non voglio cambiare
e lotto perchè così voglio restare
col mondo mio vivo, per la fede intatto
dopo il terremoto, distrutto e rifatto
sbocciato perchè io ci credo davvero
ha preso la forma che ha il mio pensiero
e forte si radica nei sentimenti
che nutron da sempre quei nostri tormenti...

mercoledì 20 luglio 2011

martedì 19 luglio 2011

D'un tratto

D'un tratto il cuor mio si riempie di vuoto
all'alba di quel pensier ch'è il più remoto
riempiendosi d'ansia, dolore e tormento
mi lascia seduto, la nello sgomento

e il giorno seguente vorrei calpestarti
vederti morire, cadere, affossarti
perchè tu non soffri e hai il cuor sereno
seppur mi hai nutrito di dolce veleno

t'avrei dato tutto e sempre t'ho dato
ti credevo un sogno e sempre t'ho amato
e anche se invaso ero di pensieri
li sapevo non esser problemi veri

avrei accettato di te qualunque cosa
sapevo che ci son spine in una rosa
ma mai avrei creduto nell'ipocrisia
che da me per sempre or ti porta via.

venerdì 1 luglio 2011

Addio

e in questo giorno, in questo respiro
mi trema la schiena, di scatto mi giro
capisco che forse tu mi siedi accanto
mi tieni la mano, o forse soltanto
mi guardi con gli occhi per la prima volta
che poi mai c'è stata ma la mente è assolta
in questo che è il mio strano pensiero
che solo qualcuno pensa esser vero

ti sento nel vento che forte mi scuote
che suona nell'aria delle nuove note
che piange nel giorno d'averti perduto
che triste si sfoga per ciò che è accaduto
ma che poi dovrà farsi forza e coraggio
sorridere al sole, ad ogni suo raggio
capire che se vorrà potrà trovarti
e che la sua anima saprà come amarti

mercoledì 22 giugno 2011

la vita

La vita è di chi vive in ogni secondo,
la vita è per chi non conosce il mondo,
la vita è ciò che di più bello noi abbiamo,
la vità è ciò per cui a volte lottiamo,
la vita è amare ma senza ragione,
la vita è affidarsi alle altre persone,
la vita richiede impegno costante,
la vita è la cosa per noi più importante,
la vita rinasce con la primavera,
la vita non muore al giunger della sera,
la vita ogni giorno qualcosa propone,
la vita dura a volte poi ci si oppone,
la vita è per tutto e per tutti diversa,
la vita è il mar dove l'anima è immersa,
la vita è emozioni per te che la vivi,
e or non sei più nei sonni in cui dormivi,
sei libero, vola, nei più alti cieli,
sei libero, fa che'l cuor tuo non congeli,
e dona la gioia che sol tu sai dare,
impara a sorridere impara ad amare.

martedì 21 giugno 2011

Appoggio l'orecchio e il cuore tuo sento

Appoggio l'orecchio e il cuore tuo sento
e tutta la vita scorre in un momento,
or ero deluso, or ero gioioso
or ero straziato e poi un po' nervoso,

ho sempre vissuto di nuvole e mare
sperando che un giorno potessi anch'io amare,
e sempre aspettavo io questo momento
in cento pensieri, in pieno tormento,

ma poi finalmente l'amore è arrivato
ti ho conosciuto e sperimentato,
scoprendo emozioni e giorno per giorno
sognando con gli occhi di averti qui intorno,

e adesso più indietro non voglio tornare
ho già preso il volo, non posso atterrare,
e il vento che soffia come un uragano
or più mi spaventa perchè ho la tua mano...

martedì 14 giugno 2011

domenica 12 giugno 2011

la falena

E poi di nuovo nel cuor mi balena
l'amore per te che come una falena,
vola nel buio seguendo la luna
sperando che la notte porti fortuna,

battendo le ali danza nel candore
che brilla donato dal notturno fiore,
che forte profuma e inebria le menti
spazzando i pensieri, rendendoci assenti,

così come il fiore fa anche l'amore
che dentro me cresce ogni giorno migliore,
e toglie dal viaggio ogni minimo scoglio
rendendomi chiaro poi quel che io voglio,

ed io voglio che nei miei giorni futuri
sia tu a render anima e cuor miei più puri,
sia tu a contenermi nelle mie emozioni
a farmi brillare in tutte le occasioni...

Sweeney Todd part 6 Green Finch and Linnet Bird

giovedì 2 giugno 2011

Sogno

Sogno di noi nel nostro domani
sogno di noi, le tue dolci mani,
che toccan la pelle suonando su me
le note che canta il mio cuore per te.

Sogni di noi le nostre giornate
sogni di noi in quelle soleggiate,
giacere tra i prati nel giorno si può
nella nostra vita il cuor mio ti dò.

martedì 31 maggio 2011

sabato 28 maggio 2011

Se fossi fuoco - poesia di getto...

e se io fossi fuoco
per sempre brucerei
nulla mi sfiorerebbe
nell'alba che sarei...

venerdì 20 maggio 2011

mercoledì 18 maggio 2011

Le Strade Della Felicità

In moltissimi sono a credere che il raggiungimento della felicità sia lo scopo della nostra vita; la felicità è, infatti, una realtà indefinibile, uno stato fisico e mentale che ci rende leggeri, liberi e in pace con noi stessi. Quando si è felici ci si sente veramente vivi e protetti da qualunque male, ed ogni azione che si compie diventa un dono d'amore rivolto all'intero universo.
Probabilmente se al mondo fossero tutti felici, non esisterebbero problemi di alcun tipo nelle relazioni tra le persone e i popoli, perchè la felicità rende, infatti, l'uomo buono e comprensivo, qualunque sia la situazione alla quale esso è sottoposto.
In molti casi la felicità è stata posta come obiettivo da raggiungere, allo stesso livello dei diritti fondamentali dell'uomo, quali la vita e la libertà, e questo fa capire quanto essa sia importante; mirare alla felicità di uno Stato per chi lo governa, o di una società, è forse il modo migliore per ottenere grandi risultati in ogni campo, perchè un cittadino felice è libero da ogni preoccupazione, ed è più disponibile e invogliato a compiere il suo dovere.
La felicità può essere qualcosa di inaspettato che ci riempie il cuore per qualche istante e lo svuota da qualunque male, comne il sorriso sincero di un bambino, che ci lascia sorpresi e senza pensieri, e che contagia anche chi lo vede. Piccoli possono essere i gesti che rendono felici le nostre giornate, come svegliarsi la mattina in vacanza con i raggi di sole che entrano dalla finestra, un abbraccio o un bacio inaspettato da parte di una persona alla quale teniamo particolarmente; a volte non sembra, ma è così semplice raggiungere la felicità, che quasi ci risulta impossibile. In questi casi, però, è altrettanto facile che qualche brutto fatto sconvolga il nostro stato d'animo e ci tolga il sorriso dalle labbra.
Una felicità eterna è difficile da ottenere, ma non impossibile; si può essere felici e beati quando i sogni ai quali aspiravamo, magari da una vita, si materializzano nella nostra realtà, ma questo accade solo quando ci impegnamo a fondo e facciamo il possibile per arrivarci. Capita spesso, infatti, di sentirsi dire dalle persone anziane che sono pronte a morire perchè sono felici di ciò che hanno fatto o sono state nella loro vita; magari sono riuscite a fare grandi cose, a cambiare il mondo, o, più semplicemente, a creare una famiglia unita e felice.
A volte, la felicità giunge anche quando non siamo riusciti a realizzare un nostro obiettivo, ma siamo coscienti del fatto che abbiamo utilizzato veramente tutte le nostre forze e tutti i mezzi che avevamo a disposizione per poterlo fare; questa felicità "mentale" è difficile da annientare, perchè, quando una persona è felice di sè stessa, per quello che è e per quello che fa, ha molta autostima di sè, e non esiste sfida che la spaventi, perchè conosce i suoi limiti e sa che quello che fa non serve per dimostrare qualcosa agli altri.
In ogni caso, però, per arrivare ad ottenere una felicità duratura, autentica e totale, è necessario avere fede e credere di poter fare cose impossibili, credere e tentare di realizzare il sogno della nostra vita, tenendolo sempre presente e facendolo diventare lo scopo di ogni nostra azione. Insomma, è importante trovare la strada giusta per ottenere la felicità e per mantenerla a lungo nella nostra vita; probabilmente la ricerca della felicità non è l'unico scopo della nostra esistenza, ma sicuramente è uno dei più importanti...

sabato 14 maggio 2011

prometto...

prometto io di amarti e di essere presente
di dirti ciò che sento, tenerti nella mente,
di essere sincero e fare quel che posso
per esser al mio meglio, perchè è quel che io voglio,

di domandarti sempre se ho delle domande
prometto di lasciarti la libertà più grande,
prometto di volerti e di desiderarti
non temo sacrifici, di tutto per averti,

sei l'unico che possa buttarmi nell'abisso
baciare le mie labbra, capir lo sguardo fisso,
che ho quando ripenso a quanto sei lontano,
ma so quel che io sento, quando ho te, io ti amo...

lunedì 9 maggio 2011

Terra

Terra che nutri ogni nostro sogno
aiuta il cuore di chi ne ha bisogno,
cancella dagli occhi quella sofferenza
che tra le persone fa la differenza,
le lacrime togli dai visi distrutti
e rendi la vita una gioia di tutti

salvaci allora e non farci crollare
non renderci vuoti, non farci mollare,
accendi nell'anima la nostra speranza
che prima sembrava chiusa in una stanza,
e sempre proteggi il nostro destino
dal male che incombe sul nostro cammino...

sabato 7 maggio 2011

mercoledì 4 maggio 2011

chiudendo gli occhi...

e così si apre la porta del mondo
chiudendo i miei occhi nel buio profondo,
farfalle dipingono l'arcobaleno
nel cielo più blu di un giorno sereno,
e sboccian nell'erba quei fior profumati
risorti dal gelo, nel verde rinati,

la notte poi canta la sua melodia
ballata da stelle con cuore e armonia,
risuona nell'aria la piena dolcezza
che culla ogni cosa con delicatezza,
che avvolge ogni oggetto in cui vibra la vita,
è musica che nel silenzio va udita...

martedì 3 maggio 2011

Elisa - "Fresh Air" from "IVY - The Film"

quel posto creato dagli angeli...

oggi mi sento stanco, stanco di aspettare il futuro, stanco di fare quelle cose che non ho voglia di fare, quelle cose che non mi appartengono, stanco di essere qualcun altro...voglio essere me stesso e strappar le catene che mi tengon legato a quegli inutili pesi...sono stanco di fare cose fingendo che mi saranno utili, cose che fanno piacere ad altri, che rendono fieri i miei genitori...voglio avere del tempo per arricchire il mio mondo di nuovi colori, di nuovi fiumi d'argento e nuove farfalle dorate; voglio rendere reale quel posto che ho creato con i miei occhi e le mie vere passioni, poterlo portare di fronte ai cuori di tutti, e renderli partecipi della fantastica magia che lo popola...quel posto nato dal nulla, creato dagli angeli, che col tempo ho trasformato e reso più mio...più simile a me...

mercoledì 27 aprile 2011

mercoledì 20 aprile 2011

breve episodio scritto nell'estate 2010

ed ecco che aspetta, ancora aspetta il giusto momento per puntare i suoi grandi occhi blu su qualche studente di ritorno da scuola o dall'università, aspetta che qualcuno lo noti per quello che crede essere un misterioso ed affascinante modo di fare, ma in questo secolo nessuno ha il tempo e il coraggio di fermarsi nemmeno un breve istante per rispondere a uno sguardo dolce e viziato quale è il suo; eppure una volta gli capitò di tenere un gioco di sguardi con un ragazzo che gli sembrava essere uno dei pochi a capire i suoi desideri più nascosti.
accadde sul treno di ritorno per il suo piccolo paese, in una giornata uggiosa di cui ricorderà sempre ogni piccolo particolare, con le nubi che coprivano ogni angolo del grande cielo, e che filtravano i raggi del freddo sole autunnale. salito al secondo piano di un vagone a due piani, pieno di persone, aveva trovato un posto comodo, vicino al corridoio che attraversava la carrozza, e nell'attesa della partenza dalla stazione, un bellissimo e giovane uomo, forse di ritorno da una delle sue prime giornate lavorative, si era accomodato di fronte a lui, seduto su uno dei quattro sedili in fondo alla carrozza, e con quei grandi occhi color castagna puntati dritti nei suoi. A quel punto un fuoco tra di loro si era acceso, una fiamma indomabile che li rendeva vulnerabili agli occhi indiscreti della gente comune, che come tutti sanno, non è mai in grado di pensare solo ai fatti suoi; probabilmente l’amico di quel giovane aveva notato qualcosa, ma il gioco di seduzione durò per circa 20 minuti, il tempo del viaggio di ritorno da Milano. Per il nostro ragazzo però, era come se i due si fossero conosciuti molto tempo prima, in qualche altra vita, in qualche altro mondo.
Ora il treno è arrivato, e la sua speranza di rincontrare un uomo così si è accesa come una lampadina in una camera buia, ma purtroppo la probabilità che ciò accada è molto bassa, perchè al contrario di quello che si dice, il mondo è molto grande, e non in tutto la fortuna può girare dalla nostra parte; e infatti anche questa volta è stata una delusione, nessuno lo ha degnato di

ricordi del 2 Ottobre 2008...molto, molto...moooolto tempo fa :)

Sei il mio sole,
e come un fiore mi fai bocciare,
mi colori e mi rendi fragile,
come mughetto,
puoi fare ciò che vuoi di me,
puoi farmi soffrire il gelo dell'inverno
e puoi riscaldarmi come le prime luci dell'alba di primavera.
m'illumini d'immenso
e mi riempi di freschezza,
di delicatezza;
ti donerei una rosa,
che risalti le tue labbra,
ti donerei un garofano bianco,
che rispecchi il tuo candore,
e ti donerei un garofano rosso,
che rifletta il mio amore.
sei rara, un fiore di loto,
un tuffo nel vuoto,
e sei splendida, un fiordaliso...
ti amo soprattutto
per il tuo sorriso,
mi piacerebbe darti un bacio,
che sia dolce, leggero
e delicato,
e accarezzarti all'infinito,
e farti capire che davvero
mi hai colpito...

piccoli ricordi...

...come la rosa
nasconde temibili spine...

...e così,
fragile come cristallo
si infrange in mille pezzi
al più delicato tocco
e diventa tagliente come un coltello
che ferisce i distratti...

domenica 17 aprile 2011

Il Cielo

oggi...

...ed oggi sei di un anno più grande...gli anni scorrono, si, ma alla fine cosa cambia? forse la consapevolezza di ciò che si è, e di ciò che si sta diventando, ma questo accade tutti i santi giorni, è solo che non ce ne accorgiamo finchè non arriva quella data, nella quale tutti sono felici per te, in cui le persone che ami ti si riuniscono intorno, e ti coccolano, sia le più lontane che le più vicine, quelle che solitamente non sono mai così gentili, e anche chi sempre dimostra quel tipo di affetto nei tuoi confronti...sono giorni da vivere, giorni meravigliosi, che rimangono impressi, come foto di un momento nella memoria...
quindi vivi il tuo giorno, fino all'ultimo secondo, e ricordati che anche se non sono li al tuo fianco, come entrambi desideriamo, il mio cuore si trova a pochi centimetri dal tuo, appeso al tuo collo, quel collo che adoro mordere e baciare...e battono insieme...
ti amo <3

Ti voglio tanto bene * Gianna Nannini

giovedì 14 aprile 2011

semplicemente

...sei l'unica cosa capace di sconvolgere la mia vita...e tutto questo perchè amo te, e nient'altro...amo te, sei ciò che voglio, che desidero e che non potrei mai sostituire con nulla di ciò che per ora esiste...amo te, e voglio trascorrere milioni di attimi amandoti e dimostrandoti il mio affetto...non voglio essere costretto dal mondo a tenere in gabbia ciò che provo, non voglio starti lontano quando potrei averti tanto vicino da sentire il profumo della tua pelle...ti amo, e aspetterò il trascorrere di questo tempo che ci separa provando questi sentimenti ogni secondo in modo più intenso e forte del precedente...ti amo, semplicemente ti amo...

mercoledì 13 aprile 2011

martedì 12 aprile 2011

Sognavo

Sognavo un mondo di tenerezza
dove ogni persona emana dolcezza
dove i tulipani sboccian con l'amore
e dove ogni stella ha il suo candore

Sognavo un mondo dall'azzurro cielo
con prati cosparsi di fiori di melo
e dove danzano grandi farfalle
dall'ali d'oro poggiate alle calle

Sognavo di un mare sempre in tempesta
solcato da uomini d'eroiche gesta
uomini liberi di perseguire
quei sogni che a volte fanno soffrire

Ed ora son qui seduto a guardare
la forza mai perdo, continuo a sognare
quel mondo che sempre ho desiderato
un giorno vedrò il sogno mio realizzato

domenica 10 aprile 2011

Averti nei pensieri

Averti nei pensieri
al mio dolce risveglio
è tra i miei desideri
qui con me io ti voglio

giacere nel tuo abbraccio
che tenero protegge
il cuore mio dal ghiaccio
del mondo che ci regge

e nel mio letto sento
sul collo il tuo respiro
come se un fresco vento
cogliesse il mio pensiero

riuscisse ad ascoltare
tutte quelle parole
e a farle poi volare
quasi vicino al sole

parole che io perdo
se bacio la tua pelle
parole che io scordo
che toccano le stelle...

venerdì 8 aprile 2011

mercoledì 6 aprile 2011

L'amore e la Fede...

non so cosa sia la vita...so solo che a volte è piena di sofferenza, mentre altre di gioia...e ho imparato che l'amore e la fede sono i migliori compagni del nostro viaggio, per quanto lungo o breve esso possa essere...

Le Nuvole...

lunedì 4 aprile 2011

L'amore


ed ora nuvole è anche su youtube! :)

martedì 29 marzo 2011

my world!

questo è il mio mondo, qui il cuore mio sogna,
qui metto le ali e senza vergogna,
racconto me stesso e chi mi circonda,
di ogni emozione, leggera o profonda,
che nasce nel cuore di ogni persona,
che cresce, che vive e poi l'abbandona,
e la lascia persa nei propri pensieri,
confonde i suoi giorni, l'oggi con ieri...

lunedì 28 marzo 2011

Goodbye - Avril Lavigne Lyrics



<3

tra le tue braccia

E tra le tue braccia mi sento protetto
ti bacio sul collo in un giorno perfetto,
mentre tu sorridi mi riempio di amore
e questa passione esplode nel cuore,
tu mordi il mio collo ed io sono fiero
di aver già trovato quell'amore vero,
quell'amore bello che ti fa giocare
che come un bambino ti fa diventare,

trattengo il respiro e tremo nel sole
che riempie i miei occhi di luce e colore,
e brilla di gioia quel tuo gran sorriso
che apre le porte del mio paradiso,
e mentre ti guardo diventa più chiaro
quel sogno che ora è il nostro futuro,
che ci dà la forza di vincer la prova
e di superar ogni giornata nuova...

ti amo <3

La Mia Primavera...










martedì 22 marzo 2011

Il Pescatore E La Sua Anima - Oscar Wilde - PRIMA PARTE

Tutte le sere il giovane Pescatore usciva in mare, e gettava in acqua le sue reti.
Quando il vento soffiava dalla terra non prendeva nulla, o al massimo poca cosa, perchè era un vento amaro, dalle ali nere, e onde aspre gli si levavano contro. Ma quando il vento soffiava verso riva, i pesci venivano su dal profondo, e nuotavano nelle maglie delle sue reti, e lui li portava al mercato e li vendeva.
Ogni sera il giovane Pescatore usciva in mare,e una sera la rete era così pesante che non riusciva a tirarla nella barca. E lui rise e si disse,"Certo ho preso tutti i pesci che nuotano, o ho intrappolato qualche stupido mostro che sarà una meraviglia per gli uomini, o qualche cosa di orrendo che la grande Regina vorrà per sé" e chiamando a raccolta tutte le sue forze, tirò le ruvide funi finchè, come linee di smalto azzurro intorno a un vaso di bronzo, sulle braccia non gli si gonfiarono le lunghe vene. Tirò le funi sottili, e sempre più vicino venne il cerchio di piatti sugheri, e da ultimo la rete affiorò sul pelo dell'acqua.
Ma dentro non c'era nessun pesce, nè mostro o niente di orrendo; c'era solo una piccola Sirena placidamente addormentata.
Costei aveva la chioma come un umido vello d'oro, e ogni singolo capello come un filo di oro fino in una tazza di vetro. Il suo corpo era come bianco avorio, e la sua coda era di argento e perla. Argento e perla era la sua coda, con intorno inanellate le verdi alghe del mare; e come conchiglie marine erano le sue orecchie, e le sue labbra erano come corallo marino. Le fredde onde le battevano sui freddi seni, e il sale le luccicava sulle ciglia.
Talmente bella era lei che quando il giovane Pescatore la vide si riempì di meraviglia e tese la mano e tirò a sé la rete, e chinandosi su un fianco la serrò fra le braccia. E quando la toccò, ella emise un grido come quello di un gabbiano spaventato, e si destò, e lo guardò terrorizzata con i suoi occhi lillà come l'ametista, e si dibattè per liberarsi. Ma il giovane Pescatore se la tenne stretta e non la lasciò andar via.
E quando capì di non potergli sfuggire in alcun modo, lei si mise a piangere, e disse, "Ti prego, lasciami andare, perchè sono l'unica figlia di un Re, e mio padre è anziano e solo".
Ma il giovane Pescatore rispose,"Non ti lascerò andare se non mi prometterai che ogniqualvolta ti chiamerò, tu verrai a cantare per me, perchè i pesci amano ascoltare il canto del Popolo Marino, e così le mie reti saranno piene".
"Davvero mi lascerai andare se ti prometto questo?""esclamò la Sirena.
"In tutta verità ti lascerò andare"disse il giovane Pescatore.
Così lei gli fece la promessa che lui desiderava, e giurò col giuramento del Popolo Marino. E lui allentò la stretta delle braccia che la circondavano, e lei sprofondò nell'acqua, tremante di una strana paura.
Ogni sera il giovane Pescatore usciva in mare, e chiamava la Sirena, e lei sorgeva dall'acqua e cantava per lui. E sempre intorno a lei nuotavano i delfini, e i gabbiani selvaggi le turbinavano sul capo.
E lei cantava un canto meraviglioso. Poichè cantava del Popolo Marino che spinge le sue greggi di grotta in grotta, e si porta in spalla i vitellini ; dei Tritoni che hanno lunghe barbe verdi , e petti villosi, e soffiano in conchiglie ritorte al passaggio del Re; del palazzo del Re che è tutto d'ambra , con un tetto di limpido smeraldo, e un pavimento di perla lucente; e dei giardini del mare in cui i grandi ventagli di filigrana di corallo ondeggiano tutto il giorno, e i pesci guizzano qua e là come uccelli d'argento, e gli anemoni sono incollati alle rocce, e i dianti germogliano nella ondulata sabbia gialla. Cantava delle grandi balene che scendono dai mari del nord e hanno aguzze stalattiti di ghiaccio appese alle pinne; delle Sirene che narrano cose così meravigliose che i mercanti debbono turarsi le orecchie con la cera per non udirle, e balzare in acqua e annegare; delle galere affondate con i loro alti alberi maestri, e i marinai gelati aggrappati al sartiame, e lo sgombro che entra ed esce dai boccaporti spalancati; dei piccoli cirripedi che sono grandi viaggiatori, e si attaccano alle chiglie delle navi, e continuano a girare il mondo; e delle seppie che vivono nelle pareti delle scogliere e distendono le loro lunghe braccia nere, e possono far scendere la notte quando vogliono. Cantava del nautilo che ha una sua barca intagliata in un opale e spinta da una vela di seta; dei felici Tritoni che
suonano arpe e sanno addormentare con l'inganno il grande Kraken; dei bambinetti che catturano gli scivolosi marsuini e ridendo li cavalcano; delle Sirene che giacciono nella bianca spuma e tendono le braccia ai marinai; e dei leoni marini con le loro zanne ricurve, e dei cavalli marini con le loro fluttuanti criniere.
E mentre cantava, tutti i tonni salivano dagli abissi ad ascoltarla, ed il giovane Pescatore scagliava le sue reti e li catturava, e altri ne prendeva con un arpione. E quando la sua barca era ben carica, la Sirena scivolava di nuovo dentro il mare, sorridendogli.
Però non gli veniva mai abbastanza vicino da lasciarsi toccare. Spesso lui la chiamava e la pregava, ma lei non voleva; e quando lui tentò di catturarla, lei si tuffò nell'acqua come potrebbe tuffarsi una foca, né egli la rivide quel giorno. E ogni giorno il suono della voce di lei diveniva più dolce alle sue orecchie. Tanto dolce era la sua voce, che lui dimenticava le sue reti e la sua destrezza e non si curava più del suo mestiere. Con pinne verdi e occhi d'oro bugnato, i tonni passavano a branchi, ma lui non li guardava nemmeno. La fiocina gli giaceva inattiva al fianco, e vuoti erano i suoi canestri di giunchi ritorti. Con labbra dischiuse , e occhi annebbiati dalla meraviglia, se ne stava ozioso nella sua barca e ascoltava, ascoltava finchè le nebbie marine non gli strisciavano intorno, e la vagante luna gli macchiava d'argento le membra brune.
E una sera egli la chiamò, e disse:"Piccola Sirena, piccola Sirena, io ti amo. Prendimi come tuo sposo, perchè io ti amo"
Ma la Sirena scosse il capo."Tu hai un'anima umana"rispose."Se allontanassi la tua anima, allora potrei amarti."
E il giovane Pescatore si disse,"A cosa mi serve la mia anima? Non posso vederla. Non posso toccarla. Non la conosco. Certo che l'allontanerò,e grande sarà la mia felicità".E un grido di gioia gli proruppe dalle labbra, e ritto sulla barca dipinta tese le braccia alla Sirena.
"Allontanerò la mia anima" gridò, "e tu sarai la mia sposa, e io sarò il tuo sposo, e negli abissi del mare abiteremo insieme , e tutto quello di cui mi hai cantato me lo mostrerai, e tutto quello che desideri io lo farò, nè le nostre vite saranno divise".
E la piccola Sirena rise dal piacere e si nascose il viso tra le mani.
"Ma come posso allontanare la mia anima?"gridò il giovane Pescatore."Dimmi come posso farlo, ed ecco che sarà fatto."
"Ahimé! Io non lo so" disse la piccola Serena:"Il popolo Marino non ha anima".
E sprofondò negli abissi, guardandola con grande tristezza.
Ora la mattina dopo di buon'ora, prima che il sole si fosse alzato di un palmo sulla collina, il giovane Pescatore andò alla casa del Prete e bussò alla porta tre volte.Il novizio guardò dal cancelletto e quando vide chi era , tirò il catenaccio e gli disse,"Entra".
E il giovane Pescatore entrò, e si inginocchiò sulle canne dolceodoranti del pavimento, e chiamò il Prete che stava leggendo il Libro Santo, e gli disse, "Padre, io sono innamorato di una del Popolo Marino, e la mia anima mi impedisce di coronare il mio desiderio. Dimmi come posso allontanare la mia anima,perchè veramente non ne ho bisogno. A che cosa mi serve la mia anima?Non posso vederla. Non posso toccarla. Non la conosco."
E il Prete si picchiò il petto e rispose;"Ahimé, ahimé, tu sei pazzo, o hai mangiato un'erba velenosa,poichè l'anima è la parte più nobile dell'uomo, e ci è stata data da Dio affinchè nobilmente la usiamo.Non c'è cosa più preziosa di un'anima umana,nè cosa terrestre che possa esserle paragonata. vale tutto l'oro che c'è al mondo,ed è più preziosa dei rubini dei re. Perciò, figlio mio, non pensare più a questa cosa, perchè è un peccato che non può incontrare perdono.E quanto al Popolo Marino, loro sono perduti, e coloro che hanno traffici con quella gente sono anch'essi perduti.. Sono come gli animali del campo che non distinguono il bene dal male, e non è per loro che il Signore è morto."
Gli occhi del giovane Pescatore si riempirono di lacrime alle parole amare del Prete, ed egli si alzò in piedi e gli disse,"Padre, i Fauni vivono nella foresta e sono felici, e sugli scogli siedono i Tritoni con le loro arpe di rosso oro. Lasciami essere come loro, ti supplico, perchè i loro giorni sono come i giorni dei fiori.. E quanto alla mia anima, a che mi giova la mia anima, se si frappone fra me e la persona che amo?"
"L'amore del corpo è vile" gridò il Prete, corrugando la fronte,"vili e malvagie sono le cose pagane cui Dio consente di vagare per il suo mondo. Maledetti siano i Fauni del Bosco, e maledetti siano i canterini del mare! Li ho sentiti di notte ed hanno tentato di distrarmi dal mio rosario. Bussano alla finestra e ridono. Mi sussurrano alle orecchie la storia delle loro gioie pericolose. Mi tentano con tentazioni , e quando vorrei pregare mi fanno le smorfie. Sono perduti, ti dico, sono perduti. Per loro non esiste nè cielo nè inferno, e in nessuno dei due luoghi loderanno il nome di Dio."
"Padre", gridò il giovane Pescatore, " tu non sai quello che dici. Una volta nella mia rete ho catturato la figlia di un Re. E' più bella della stella del mattino, e più bianca della luna. Per il suo corpo darei la mia anima, e per il suo amore rinuncerei al cielo. Dimmi quello che ti chiedo, e lasciami andare in pace."
"Via! Via!"gridò il Prete"quella tua druda è perduta ,e tu sarai perduto con lei."
E non gli impartì la benedizione, ma lo scacciò dalla sua porta.
E il giovane Pescatore andò nella piazza del Mercato, e camminava lentamente, e a capo chino, come chi è immerso nel dolore.
E quando i mercanti lo videro arrivare , cominciarono a sussurrare tra loro , e uno di loro gli andò incontro , e lo chiamò per nome , e gli disse : " Che cosa hai da vendere ? "
" Voglio vendere la mia anima - rispose lui - ti prego , compramela , perché mi è venuta a noia . A che cosa mi serve la mia anima ? Non posso vederla . Non posso toccarla . Non la conosco ".
Ma i mercanti lo schernirono , e dissero : " Che ce ne facciamo noi dell'anima di un uomo ? Non vale un pezzettino d'argento . Vendici il tuo corpo come schiavo , e ti vestiremo di porpora marina , e ti metteremo un anello al dito , e faremo di te il trastullo favorito della grande Regina . Ma non parlare di anima , poiché per noi non è niente , né ha alcun valore per il nostro servizio ".
E il giovane Pescatore si disse :' Che cosa strana è questa ! Il Prete mi dice che l'anima vale tutto l'oro del mondo , e i mercanti dicono che non vale un pezzetto d'argento .'
E uscì dalla piazza del Mercato , e andò sulla sponda del mare , e si mise a riflettere sul da farsi .
E a mezzodì ricordò come un suo compagno , che faceva il raccoglitore di finocchio marino , gli aveva detto di una certa giovane Strega che dimorava in una grotta in capo alla baia , ed era molto abile nelle sue stregonerie . E lui prese e andò subito , tanto ansioso era di liberarsi della sua anima , e una nube di polvere lo seguì mentre faceva il periplo della spiaggia . Dal prurito nel palmo della mano la giovane Strega seppe del suo arrivo , e rise , e si sciolse i capelli rossi . Con i capelli rossi sparsi sulle spalle , stette ferma sull'ingresso della grotta , e in mano aveva un ramoscello di cicuta selvatica che era in fiore .
" Che ti manca ? Che ti manca ? - esclamò , quando lui arrivò ansante su per il pendio , e si inchinò davanti a lei . - Pesce per la tua rete , quando il vento è cattivo ? Ho una piccola zampogna di canna , e quando vi soffio i muggini entrano nella baia . Ma ha un prezzo , bel ragazzo , ha un prezzo . Che ti manca ? Che ti manca ? Una tempesta che affondi le navi , e porti a riva i cassoni pieni di tesori ? Ho più tempeste del vento , perché io servo uno che è più forte del vento , e con un setaccio e un secchio d'acqua posso mandare le grandi galere sul fondo del mare . Ma ho un prezzo , bel ragazzo , ho un prezzo . Che ti manca ? Che ti manca ? Conosco un fiore che cresce nella valle, non lo conosce nessun altro . Ha i petali purpurei e una stella nel cuore, e il suo succo è bianco come il latte . Se toccassi con questo fiore le dure labbra della Regina , lei ti seguirebbe per tutto il mondo . Dal letto del Re si alzerebbe , e per tutto il mondo ti seguirebbe . E ha un prezzo , bel ragazzo , ha un prezzo . Che ti manca ? Che ti manca ? So pestare un
rospo in un mortaio , e farne un brodo , e mescolare il brodo con una mano di morto . Spruzzalo sul tuo nemico mentre dorme , e costui diventerà una nera vipera , e la sua stessa madre lo ammazzerà . Con una ruota so tirar via la luna dal cielo , e in un cristallo posso mostrarti la Morte . Che ti manca ? Che ti manca ? Dimmi il tuo desiderio e te lo darò , e tu mi pagherai un prezzo , bel ragazzo , tu mi pagherai un prezzo ."
" Io non desidero che una piccola cosa - disse il giovane Pescatore - pure , il Prete si è adirato con me , e mi ha scacciato . È solo una piccola cosa , e i mercanti mi hanno schernito e me l'hanno negata . Per questo sono venuto da te , benché gli uomini ti dicano malvagia , e qualunque sia il tuo prezzo , lo pagherò ."
" Che cosa vorresti ? "chiese la Strega , venendogli vicino.
" Voglio allontanare da me la mia anima " rispose il giovane Pescatore.
La Strega impallidì , e rabbrividì , e si nascose il viso nel manto azzurro .
" Bel ragazzo , bel ragazzo -mormorò - è una cosa terribile questa ".
Lui gettò indietro i ricci castani e rise . " Non mi importa niente della mia anima .- rispose - Non posso vederla . Non posso toccarla . Non la conosco ."

Il Pescatore E La Sua Anima - Oscar Wilde - SECONDA PARTE

" Che cosa mi darai se ti dirò come fare ? " chiese la Strega , guardandolo con i begli occhi.
" Cinque pezzi d'oro - disse lui - e le mie reti, e la casa di canne dove vivo , e la barca dipinta con cui vado in mare . Dimmi solo come liberarmi della mia anima , e ti darò tutto quello che possiedo ."
Lei rise prendendosi gioco di lui , e lo colpì col rametto di cicuta . " Io posso trasformare in oro le foglie d'autunno - rispose - e posso intessere in argento i pallidi raggi della luna , se voglio . Colui che servo è più ricco di tutti i re di questo mondo , e i loro domini gli appartengono . "
" Che cosa potrò dunque darti ? - gridò lui - se il tuo prezzo non è né oro né argento ? "
La Strega gli accarezzò i capelli con la sottile mano bianca . " Devi danzare con me , bel ragazzo " sussurrò , e gli sorrise mentre parlava.
" Nient'altro che questo ? " esclamò il giovane Pescatore , stupito , e si alzò in piedi .
" Nient'altro che questo " rispose lei , e gli sorrise di nuovo.
" Allora al tramonto in qualche posto segreto danzeremo assieme - disse lui - e quando avremo danzato tu mi dirai la cosa che deidero sapere ."
Lei scosse il capo ." Quando la luna è piena, quando la luna è piena " mormorò . Poi si guardò intorno e stette in ascolto . Un uccello azzurro si levò stridendo dal suo nido e tracciò un cerchio sulle dune , e tre uccelli maculati stormirono attraverso la ruvida erba grigia e fischiarono . Non c'era altro rumore se non quello , sotto , di un'onda che tormentava i ciottoli lisci . Così lei tese la mano , e lo attirò a sé e gli avvicinò
all'orecchio le aride labbra .
" Questa notte tu devi venire sulla cima del monte. - sussurrò - E' un Sabato , e Lui vi sarà ."
Il giovane Pescatore trasalì e la guardò , e lei gli mostrò i denti bianchi e rise .
" Chi è Colui di cui parli ? " chiese.
" Non importa. - rispose lei - Tu vieni questa notte , e fermati sotto i rami del carpino, e aspetta il mio arrivo . Se un cane nero ti corre incontro , colpiscilo con una verga di salice , e quello se ne andrà . Se un gufo ti parla , non rispondergli . Quando la luna sarà piena , io sarò con te , e danzeremo assieme sull'erba ."
" Ma mi giuri che mi dirai come potrò allontanare da me la mia anima ? " domandò lui.
Lei si spostò nella luce del sole , e nei suoi capelli rossi scherzò il vento ." Per gli zoccoli della capra te lo giuro " rispose.
" Sei la migliore delle streghe - esclamò il giovane Pescatore - e certo io danzerò con te questa notte sulla vetta del monte . Veramente vorrei che mi avessi chiesto oro o argento . Ma sia quello che sia il tuo prezzo , tu lo avrai , perchè non è che poca cosa ."
E si tolse il berretto davanti a lei , e chinò profondamente il capo , e tornò di corsa alla città pieno di una grande gioia.
E la Strega lo guardò andare , e quando lui fu scomparso dalla sua vista , entrò nella grotta , e avendo preso uno specchio da una scatola di legno di cedro intagliato , lo mise sopra una cornice , e bruciò davanti a esso della verbena sul carbone acceso , e scrutò attraverso gli anelli del fumo . E dopo qualche tempo serrò irritata le mani . " Avrebbe dovuto essere mio, - mormorò - non sono meno bella di lei ."E quella sera, quando la luna fu spuntata, il giovane Pescatore salì sulla vetta del monte , e si fermò sotto i rami del carpino. Come uno scudo di metallo lucido il rotondo mare gli giaceva ai piedi, e le ombre dei pescherecci si muovevano nella piccola baia. Un grande gufo, dai gialli occhi di zolfo, lo chiamò per nome, ma lui non rispose. Un cane nero gli corse incontro e ringhiò. Lui lo colpì con una verga di salice, e quello si allontanò gemendo.
A mezzanotte le streghe vennero volando per l'aria come pipistrelli. " Pfui !- gridarono, atterrando, - qui c'è qualcuno che non conosciamo !" e annusarono qua e là, e scambiarono chiacchiere, e fecero segni. Ultima fra tutte venne la Strega giovane, coi suoi capelli sciolti al vento. Portava un vestito di stoffa d'oro ricamata a occhi di pavone, e aveva sul capo un berrettuccio di velluto verde.
" Dov'è? Dov'è? "strillarono le streghe alla sua vista , ma lei si limitò a ridere, e corse al carpino, e prendendo per mano il Pescatore lo guidò fuori nella luce della luna e si mise a danzare.
In molti giri vorticarono, e la giovane Strega saltava così in alto che lui poteva vedere i tacchi rossi delle sue scarpe. Poi proprio in mezzo ai danzatori venne il rumore di un cavallo al galoppo, ma non si vedeva nessun cavallo, e lui ebbe paura.
" Più svelto " gridò la Strega, e gli gettò le braccia al collo, e lui sentì il suo alito caldo sul viso. " Più svelto, più svelto !" gridò, e la terra parve girargli sotto i piedi , e il cervello gli si annebbiò, e un gran terrore gli piombò addosso, come di qualcosa di malvagio che lo stesse osservando, e da ultimo si rese conto che sotto l'ombra di una roccia si vedeva una figura che prima non c'era.
Era un uomo in un abito di velluto nero, tagliato alla foggia spagnola. Il suo volto era di un pallore strano, ma la sua bocca era simile a un fiero fiore rosso.Sembrava stanco, e stava reclinato all'indietro in atto di giocherellare irrequieto con il pomo del suo pugnale. Sull'erba accanto a lui era posato un cappello piumato, con un paio di guanti da sella bordati di pizzo dorato, e ricamati a perline disposti in un curioso monogramma. Un corto mantello foderato di zibellino gli pendeva dalla spalla , e le sue mani bianche e delicate erano inanellate di gemme. Pesanti ciglia gli incombevano sugli occhi.
Il giovane Pescatore lo guardò, come preso in un incantesimo. Da ultimo i loro occhi si incontrarono, e dovunque danzava gli pareva di avere addosso gli occhi di quell'uomo. Sentì ridere la Strega, e la cinse alla vita, e la fece turbinare follemente, più e più volte. D'un tratto un cane abbaiò nel bosco, e i danzatori si fermarono, e avanzando a due a due, si inginocchiarono e baciarono le mani all'uomo. Mentre facevano questo, un sorrisetto sfiorava le labbra orgogliose di costui, come l'ala di un uccello sfiora l'acqua e
la fa ridere. Ma nel suo riso c'era dell'arroganza. Non cessava di guardare il giovane Pescatore.
" Su ! Adoriamo " sussurrò la Strega , e lo guidò, e lui fu preso da un gran desiderio di fare come lei gli chiedeva e la seguì. Ma quando gli fu vicino, e senza sapere perché lo faceva, si tracciò sul petto il segno della croce, e invocò il santo nome.
Non aveva fatto in tempo a compiere quel gesto, che le streghe stridettero come falchi e volarono via, e il pallido volto che lo aveva osservato fu contorto da uno spasimo di dolore. L'uomo andò in un boschetto e fischiò. Un ginnetto bardato d'argento gli venne incontro di corsa. Balzando in sella l'uomo si voltò, e guardò con tristezza il giovane Pescatore.
E la Strega dai capelli rossi tentò di volare via anche lei, ma il Pescatore la afferrò per i polsi, e la tenne ferma.
" Lasciami - gridò lei - e fammi andare. Perché tu hai nominato quello che non si deve nominare, e mostrato il segno che non può essere guardato."
" No - rispose lui - non ti lascio andare finché non mi avrai detto il segreto."
" Quale segreto ? " disse la Strega, lottando con lui come un gatto selvatico , e mordendosi le labbra chiazzate di spuma.
" Lo sai " rispose lui.
Gli occhi di lei, verdi come l'erba, si annebbiarono di lacrime, e lei disse al Pescatore :
" Chiedimi qualunque cosa ma non questa !"
Lui rise, e la strinse ancora più forte.
E vedendo che non poteva liberarsi, lei gli sussurrò : " Certo io non sono meno bella della figlia del mare , né meno avvenente di coloro che dimorano nelle acque azzurre" e gli fece delle moine e avvicinò il viso al suo.
Ma lui la respinse accigliandosi, e le disse : " Se non mantieni la promessa che mi hai fatto, ti ammazzerò come merita una strega mentitrice." Lei diventò grigia come un fiore dell'albero di Giuda, e rabbrividì. " Sia - mormorò - L'anima è tua, non mia. Fanne quello che vuoi."
E si tolse dalla cinta un coltellino dall'impugnatura di verde pelle di vipera, e glielo diede.
"A cosa mi servirà questo ?" le chiese lui, perplesso.
Lei tacque per qualche momento, e un'espressione di terrore le venne sul viso.
Poi si scansò i capelli dalla fronte, e con un sorriso strano, gli disse : " Quello che gli uomini chiamano ombra del corpo non è l'ombra del corpo, bensì il corpo dell'anima.Fermati sulla sponda del mare con le spalle alla luna, e tagliati dai piedi l'ombra, che è il corpo della tua anima , e di' alla tua anima di lasciarti, e lei ti lascerà."
Il giovane Pescatore tremò. " È vero ?" mormorò." È vero, e vorrei non avertelo detto " gridò lei, e gli abbracciò le ginocchia piangendo. Lui la scansò da sè , e la lasciò nell'erba rigogliosa, e andando al bordo della montagna si mise il coltello nella cintola e iniziò la discesa.
E la sua Anima, che era dentro di lui, lo chiamò e disse :" Ecco ! Io abito dentro di te da tutti questi anni , e sono stata tua serva . Non scacciarmi ora, perché quale male ti ho fatto ?"
E il giovane Pescatore rise. " Tu non mi hai fatto alcun male, ma io non ho bisogno di te - rispose - Il mondo è vasto, e c'è anche il Cielo, l'Inferno, e quella oscura casa del crepuscolo fra i due. Va' dovunque vuoi, ma non disturbarmi, poiché l'amore mio mi chiama."
E la sua Anima lo supplicò pietosamente, ma lui non le diede ascolto, ma saltò di crepaccio in crepaccio, con piede sicuro come una capra, e da ultimo arrivò al livello del mare e alla gialla sponda.
Con membra bronzee e ben costruito come una statua foggiata da un greco si fermò sulla sabbia con le spalle rivolte alla luna, e dalla spuma uscirono bianche braccia che lo chiamavano, e dalle onde sorsero forme indistinte che gli resero omaggio. Davanti a lui giaceva la sua ombra, che era il corpo della sua anima, e dietro di lui pendeva la luna nell'aria color miele.
E la sua Anima gli disse : " Se veramente devi scacciarmi da te, non mandarmi via senza un cuore. Il mondo è crudele, dammi il tuo cuore perché io lo porti con me."
Lui gettò indietro il capo e sorrise." Con che cosa potrei amare il mio amore se dessi il mio cuore a te ?" esclamò.
" No, abbi pietà - disse la sua Anima - dammi il tuo cuore perché il mondo è molto crudele, e io ho paura."
" Il mio cuore è del mio amore - rispose lui - perciò non indugiare, vattene."
" Non posso amare anch'io ?" chiese la sua Anima.
" Vattene, perché non ho bisogno di te " gridò il giovane Pescatore , e prese il coltellino dal manico di verde pelle di vipera, e si tagliò l'ombra dai piedi, e questa si alzò e si eresse davanti a lui, e lo guardò, ed era esattamente come lui.
Lui indietreggiò, e si cacciò il coltello nella cintola, e una sensazione di terrore gli venne addosso." Vattene - mormorò - e non farmi più vedere il tuo viso."
" No, ci dovremo incontrare ancora " disse l'Anima.
La sua voce era bassa e flautata, e le sue labbra quasi non si muovevano.
" Come ci incontreremo ? - esclamò il giovane Pescatore - Non mi seguirai mica negli abissi del mare !"
" Una volta ogni anno io verrò in questo luogo, e ti chiamerò - disse l'Anima - Chissà che tu non abbia bisogno di me."
" Che bisogno di te potrei avere ? - esclamò il giovane Pescatore - ma sia come vuoi "e si
tuffò nell'acqua, e i Tritoni suonarono i loro corni, e la piccola Sirena venne su a incontrarlo, e gli circondò il collo con le braccia e lo baciò sulla bocca.
E l'Anima sostò sulla spiaggia solitaria e li guardò. E quando furono sprofondati nel mare, si avviò piangendo verso le paludi .
E in capo a un anno l'Anima scese alla sponda del mare e chiamò il giovane Pescatore, e questi venne su dagli abissi e disse : " Perché mi chiami ?"
E l'Anima rispose : "Avvicinati, che io possa parlarti, perché ho visto cose meravigliose."
Così lui si avvicinò, e si coricò dove l'acqua era poco profonda, e si poggiò il capo sulla mano e ascoltò.
E l'Anima gli disse : " Quando ti lasciai volsi il viso a Oriente e mi misi in viaggio. Dall'Oriente viene tutto quello che è saggio. Per sei giorni viaggiai e al mattino del settimo giorno giunsi a un colle che si trova nel paese dei Tartari. Mi misi a sedere sotto l'ombra di un albero di tamerice per difendermi dal sole. La terra era secca e bruciata dal caldo. La gente andava avanti e indietro sulla pianura come mosche striscianti su un
piatto di lucido rame. Quando fu mezzogiorno una nuvola di polvere rossa si levò dal piatto bordo del paese. Alla sua vista, i Tartari accordarono i loro archi dipinti , e balzati in groppa ai loro cavallini, le galopparono incontro. Le donne fuggirono urlando ai carri, e si nascosero dietro le tende di feltro.
Al crepuscolo i Tartari tornarono, ma cinque di loro mancavano, e di quelli che tornavano non pochi erano feriti. Legarono i cavalli ai carri e partirono in tutta fretta. Tre sciacalli uscirono da una grotta e guardarono nella direzione che quelli avevano preso. Fiutarono in aria con le narici, e si allontanarono al trotto nella direzione opposta.
Al sorgere della luna vidi un fuoco da campo che ardeva sulla pianura, e andai verso di esso. Vi sedeva intorno una compagnia di mercanti, su dei tappeti. I loro cammelli erano dietro, legati a dei picchetti, e i negri che erano i loro servi stavano piantando tende di pelli conciate sulla sabbia, e innalzando un alto muro di fico d'India. Come mi avvicinai ad essi, il capo dei mercanti si alzò ed estrasse la spada e mi chiese cosa volevo.
Io risposi che al mio paese era un Principe, e che ero sfuggito ai Tartari che avevano cercato di farmi schiavo. Il capo sorrise , e mi mostrò cinque teste conficcate su lunghe canne di bambù. Poi mi chiese chi era il profeta di Dio, e io gli risposi Maometto. Quando sentì il nome del falso profeta, si inchinò e mi prese per mano , e mi fece sedere al suo fianco. Un negro mi portò del latte di giumenta in un piatto di legno, e un pezzo di carne di agnello arrosto. All'alba partimmo per il nostro viaggio. Io cavalcavo un cammello dal pelo rosso al fianco del capo, e un corridore ci precedeva con la lancia in pugno. Avevamo i guerrieri da entrambi i lati, e le mule ci seguivano con la mercanzia. C'erano quaranta cammelli nella carovana, e le mule erano due volte quaranta. Andammo dal paese dei Tartari al paese di coloro che maledicono la Luna. Vedemmo i Grifoni custodire il loro oro sulle bianche rocce, e i Dragoni squamosi addormentati nelle loro caverne. Quando passammo sulla montagna trattenemmo il fiato perché le nevi non ci cadessero addosso, e ogni uomo si legò un velo di garza davanti agli occhi. Quando attraversammo le valli i Pigmei ci tirarono frecce dal cavo degli alberi, e di notte sentimmo i selvaggi battere sui loro tamburi. Quando giungemmo alla Torre delle Scimmie deponemmo frutta davanti a loro, e loro non ci nocquero. Quando giungemmo alla Torre dei Serpenti demmo loro latte caldo in ciotole di ottone, e loro ci lasciarono passare. Tre volte nel nostro viaggio giungemmo alle sponde dell'Osso. Lo attraversammo su zattere di legno con grandi vesciche gonfie in pelle. Gli ippopotami si scagliarono contro di noi e tentarono di ammazzarci. Alla loro vista i cammelli tremarono.
I re di ogni città ci imposero pedaggi, ma non ci permisero di varcare le loro porte. Ci gettarono pane oltre le mura, piccole torte di mais arrostite nel miele e pasticci di farina fine piena di datteri. In cambio di ogni cento canestri noi gli davamo un grano d'ambra. Quando gli abitanti dei villaggi ci vedevano arrivare, avvelenavano i pozzi e scappavano sulle vette dei colli. Ci battemmo con i Magadi che nascono vecchi e ringiovaniscono ogni anno, e muoiono fantolini; e con i Lactri che dicono di esser figli delle tigri, e si dipingono di giallo e nero, e con gli Auranti che seppelliscono i loro morti sulla vetta degli alberi, e vivono in caverne scure per evitare che il Sole, che è il loro Dio , li ammazzi; e con i Krimniani che venerano un coccodrillo, e gli danno orecchini di erba verde, e lo nutrono di burro e uccellaggione fresca; e con gli Agazonbi, che hanno il volto di cani; e con i Sibani che hanno piedi equini, e corrono più veloci dei cavalli. Un terzo della nostra compagnia
morì in combattimento, e un terzo morì di stenti. I superstiti mormoravano contro di me , e dicevano che avevo portato la mala sorte. Io presi da dietro un sasso una vipera cornuta e mi lasciai mordere.
Quando videro che non mi ammalavo,ebbero timore.
Il quarto mese guadagnammo la città di Illel. Era notte quando giungemmo al boschetto che si trova davanti alle mura, e l'aria era afosa, perché la Luna viaggiava nello Scorpione. Prendemmo i melograni maturi dagli alberi, e li spezzammo, e ne bevemmo il dolce succo.Poi ci stendemmo sui nostri tappeti e attendemmo l'alba. E all'alba ci alzammo e bussammo alla porta della città. Era di bronzo rosso, e scolpita con dragoni marini e dragoni con le ali. Le sentinelle si affacciarono dai bastioni e ci chiesero che cosa volevamo. L'interprete della carovana rispose che venivamo dall'isola di Siria con molte mercanzie. Presero ostaggi, e ci dissero che ci avrebbero aperto le porte a mezzogiorno, e ci ordinarono di aspettare fino allora.
Quando fu mezzogiorno aprirono le porte, e quando entrammo la gente venne in folla dalle case a guardarci, e un banditore fece il giro della città gridando in una conchiglia . Ci fermammo sulla piazza del mercato, e i negri sciolsero le funi dalle balle di stoffe con figure e aprirono i cassoni di sicomoro intagliato.
E quando quelli ebbero terminato il loro compito, i mercanti sciorinarono le loro strane merci, i lini incerati dall'Egitto, e i lini dipinti dal paese degli Etiopi, le spugne purpuree di Tiro e gli arazzi di Sidone, le tazze di fredda ambra e i fini vassoi di vetro e i curiosi vassoi di terracotta. Dal tetto di una casa una compagnia di donne ci guardava. Una di loro portava una maschera di cuoio dorato.
E il primo giorno vennero i sacerdoti e fecero baratti con noi, e il secondo giorno vennero i nobili, e il terzo giorno vennero gli artigiani e gli schiavi. E questo è il loro uso con tutti i mercanti, per tutto il tempo che si trattengono nella città. E noi ci trattenemmo per una luna, e quando la luna si stava consumando, io mi stancai e mi misi a girare per le strade della città e giunsi al giardino del suo dio. I sacerdoti nei loro manti gialli si muovevano silenziosi fra i verdi alberi , e su di un pavimento di marmo nero si ergeva la casa rosso-rosa in cui il dio aveva la sua dimora. Le sue porte erano di lacca in polvere, e tori e pavoni erano intarsiati su di esse in oro sbalzato e lustro. Il tetto inclinato era di porcellana verderame, e le grondaie sporgenti erano inghirlandate di piccole campane. Passando in volo, le bianche colombe colpivano le campane con le ali, e
le facevano tintinnare. Davanti al tempio c'era una vasca di acqua limpida lastricata di onice venata.
Mi distesi accanto a questa, e con le mie pallide dita toccai le larghe foglie.
Uno dei sacerdoti venne verso di me e si fermò alle mie spalle. Aveva sandali ai piedi, uno di morbida pelle di serpente e l'altro di piume di uccello. Sul capo aveva una mitra di feltro nero decorata con mezzalune d'argento. Sette toni di giallo erano tessuti nel suo mantello, e i suoi capelli brizzolati erano macchiati di antimonio.
Dopo un poco mi parlò, e mi chiese il mio desiderio.
Io gli dissi che il mio desiderio era di vedere il dio.
" Il Dio è a caccia " disse il sacerdote, guardandomi in modo strano con i suoi occhietti obliqui.
" Dimmi in quale foresta, e cavalcherò con lui " risposi io.
Lui si pettinò le morbide frange della tunica con le lunghe unghie appuntite." Il dio dorme " mormorò.
" Dimmi su quale divano e veglierò al suo fianco " risposi.
" Il dio è al banchetto " gridò.
" Se il vino è dolce, lo berrò con lui, e se è amaro, lo berrò con lui ugualmente " fu la mia risposta.
Quello chinò il capo meravigliato, e presomi per mano mi fece alzare, e mi condusse nel tempio.
E nella prima stanza vidi un idolo seduto su di un trono di diaspro dorato bordato di grandi perle orientali. Era scolpito nell'ebano, e la sua statura era quella di un uomo.
Sulla fronte era un rubino, e un olio denso gli stillava dai capelli fin sulle cosce. I suoi piedi erano rossi del sangue di un capretto appena ucciso, e i suoi lombi cinti da una cintura di rame tempestata da sette berilli.
E io dissi al sacerdote, " È questo il dio ?".
E lui mi rispose, " Questo è il dio ".
" Mostrami il dio - gridai - o sta' certo che ti ammazzerò." E gli toccai la mano, e questa si seccò.
E il sacerdote mi supplicò, dicendo, " Che il mio signore risani il suo servo, e io gli mostrerò il dio ".
Così alitai sulla sua mano, e questa fu risanata, e lui tremò e mi condusse nella seconda stanza, e vidi un idolo in piedi su di un loto di giada da cui pendevano grandi smeraldi. Era scolpito nell'avorio, e la sua statura era doppia di quella di un uomo. Sulla fronte aveva un crisolito, e aveva il petto spalmato di mirra e cinnamono. In una mano teneva un ricurvo scettro di giada, e nell'altra un rotondo cristallo . Portava coturni di ottone, e il
suo collo spesso era circondato da un cerchio di seleniti. E io dissi al sacerdote :
" È questo il dio ?".
E lui mi rispose, " Questo è il dio ".
" Mostrami il dio - gridai - o sta' sicuro che ti ammazzerò." E gli toccai gli occhi, e questi divennero ciechi.
E il sacerdote mi supplicò, dicendo, " Che il mio signore risani il suo servo, e gli mostrerò il dio ".
Così gli alitai sugli occhi, e questi riacquistarono la vista, e lui tremò di nuovo, e mi condusse nella terza stanza e, meraviglia!qui non c'era nessun idolo, né immagine di alcun tipo, ma solo uno specchio di metallo rotondo posato su di un altare di pietra. E io dissi al sacerdote , " Dov'è il dio ?".
E lui mi rispose : " Non c'è dio se non questo specchio che tu vedi, poiché questo è lo Specchio della Saggezza. E riflette tutte le cose che sono nel cielo sulla terra , escluso il volto di colui che vi guarda. Questo non lo riflette, così che colui che vi guarda possa esser saggio. Molti altri specchi vi sono, ma sono specchi di Opinione. Questo solo è lo Specchio della Saggezza. E coloro che posseggono questo specchio sanno ogni cosa, né alcunchè è celato loro. E coloro che non lo posseggono , non hanno la Saggezza. Perciò è il dio, e noi lo veneriamo ". E io guardai nello specchio, ed era come costui mi aveva detto.

E io feci una cosa strana , ma quello che feci non ha importanza, perché in una valle che è ad appena un giorno di viaggio da questo luogo io ho nascosto lo Specchio della Saggezza. Lascia solo che io entri di nuovo in te e sia il tuo servo, e sarai più saggio di tutti gli uomini saggi, e la Saggezza sarà tua. Lascia che io entri in te, e nessuno sarà saggio al pari di te ".
Ma il giovane Pescatore rise." L'Amore è meglio della Saggezza - esclamò - e la piccola Sirena mi ama."
" No, non c'è niente di meglio della Saggezza " disse l'Anima.
" L'Amore è meglio " rispose il giovane Pescatore, e si tuffò nel profondo, e l'Anima se ne andò oltre le paludi.

Il Pescatore E La Sua Anima - Oscar Wilde - TERZA PARTE

E in capo al secondo anno l'Anima scese alla sponda del mare, e chiamò il giovane Pescatore, e questi venne su dagli abissi e disse, “ Perché mi chiami ? “
E l'Anima rispose,” Avvicinati , che io possa parlarti , poiché ho visto cose meravigliose “.
Così lui si avvicinò, e si coricò dove l'acqua era poco profonda, e si poggiò il capo sulla mano e ascoltò.
E l'Anima gli disse,” Quando ti lasciai ,volsi il viso a Mezzogiorno e mi misi in viaggio. Dal Mezzogiorno viene tutto quanto è prezioso. Sei giorni viaggiai sulle strade che portano alla città di Ashter, lungo le strade polverose e tinte di rosso che i pellegrini sogliono percorrere feci il mio viaggio, e la mattina del settimo giorno alzai gli occhi, ed ecco !, la città giaceva ai miei piedi, poiché si trova in una valle.
Ci sono nove porte per entrare in questa città, e davanti a ciascuna porta c'è un cavallo di bronzo che nitrisce quando i Beduini calano dai monti. Le mura sono rivestite di rame e le torrette di guardia hanno il tetto in ottone. In ogni torre sta un arciere con un arco in pugno. All'alba costui colpisce con una freccia un gong, e al tramonto soffia in un corno di corno.
Quando cercai di entrare, le sentinelle mi fermarono e mi chiesero chi ero. Io risposi che ero un Derviscio sulla via della città della Mecca, dov'era un velo verde sul quale le mani degli angeli avevano ricamato in lettere d'argento il Corano. Furono pieni di meraviglia, e mi pregarono di passare.
Dentro è come un bazaar. Peccato tu non fossi con me. Attraverso le anguste stradine, le allegre lanterne di carta volteggiano come grandi farfalle. Quando il vento soffia sui tetti si alzano e ricadono come le bolle colorate. Davanti alle loro botteghe siedono i mercanti sui loro tappeti di seta. Hanno barbe nere e diritte, e i loro turbanti sono coperti di zecchine d'oro, e lunghi fili di ambra e noccioli di pesca scolpiti gli scivolano fra le fresche dita. Alcuni di loro vendono galbano e nardo, e curiosi profumi dall'Oceano Indiano, e lo spesso olio delle rose rosse, e la mirra e piccoli chiodi di garofano. Quando ci si ferma a parlar loro gettano pizzichi di incenso su di un braciere di carbone e addolciscono l'aria.
Vidi un Siriano che teneva fra le mani una verga sottile come una canna. Grigi fili di fumo ne uscivano, e il suo odore quando bruciava era l'odore del mandorlo rosa a primavera.
Altri vendono braccialetti d'argento tutti sbalzati di cremose pietre di azzurra turchese, e catenelle per le caviglie in in filo di ottone frangiate di perline, e artigli di tigre montati in oro, e gli artigli di quel gatto dorato, il leopardo, montati anch'essi in oro, e orecchini di smeraldo forato, e anelli di giada scavata. Dalle case da tè giunge il suono di chitarra e i fumatori d'oppio con i loro visi bianchi e sorridenti guardano i passanti.
Veramente tu avresti dovuto essere con me. I venditori di vino si fanno largo nella folla con grandi pelli nere sulle spalle. La maggior parte di loro vende vino di Shiraz, che è dolce al pari del miele. Lo servono in tazzine di metallo e vi spargono sopra foglie di rosa . Nella piazza del mercato stanno i venditori di frutta, che vendono frutti di ogni tipo: fichi maturi, con la loro ammaccata carne purpurea, meloni, che odorano di muschio e gialli come topazi, cedri e mele rosa e grappoli di uva bianca, rotonde arance rosso-oro, e limoni ovali di oro verde. Una volta vidi passare un elefante.La sua proboscide era dipinta con vermiglio e curcuma, e sulle orecchie aveva una rete di cordoni di seta cremisi. Si fermò davanti a una bancarella e si mise a mangiare le arance, e l'uomo si limitò a ridere. Non puoi immaginare che gente strana sono. Quando sono contenti vanno dai venditori di uccelli e comprano un uccello in gabbia e lo liberano per gioire ancora di più, e quando sono tristi si fustigano con spini perché il loro dolore non diminuisca.
Una sera incontrai dei negri che trasportavano un pesante baldacchino attraverso il bazaar. Era fatto di bambù dorato, e i pali erano di lacca vermiglia tempestata di pavoni di ottone. Alle finestre pendevano sottili tendine di mussola ricamata di ali di scarabeo e minuscole perline , e al suo passaggio una Circassa dal volto pallido se ne affacciò e mi sorrise. Io lo seguii a distanza, e i negri affrettarono il passo e si aggrottarono. Ma a me non importava. Mi sentii preso da una grande curiosità. Da ultimo si fermarono davanti ad una bianca casa quadrata. Questa non aveva finestre, solo una porticina simile alla porta di una tomba. Deposero il palanchino e bussarono tre volte con un martello di rame. Un Armeno in un caffetano di cuoio verde si affacciò alla grata, e vedendoli aprì, e stese un tappeto a terra, e la donna ne scese. Al momento di entrare, si voltò e mi sorrise di nuovo. Non avevo mai visto nessuno così pallido.Quando sorse la luna tornai allo stesso posto e cercai la casa, ma non c'era più. Quando vidi questo, capii chi era la donna, e perché mi aveva sorriso. Certo avresti dovuto essere con me. Alla festa della Luna Nuova il giovane Imperatore uscì dal suo palazzo e andò a pregare nella moschea. Aveva capelli e barba tinti coi petali di rosa, e le guance incipriate con una polvere d'oro fino. Aveva i palmi dei piedi e delle mani gialle di zafferano. All'alba avanzò dal suo palazzo in un manto d'argento, e al tramonto vi tornò in un manto d'oro. La gente si gettava a terra e si nascondeva il viso, ma io no. Rimasi in piedi accanto al banco di un venditore di datteri e attesi. Quando
l'Imperatore mi vide, sollevò i sopraccigli dipinti e si fermò. Io rimasi immobile, e non gli rivolsi l'inchino. La gente si meravigliò della mia audacia, e mi consigliò di fuggire dalla città. Io non le badai, ma andai a sedere con i venditori di strani dèi, che per via della loro professione sono abominati. Dissi loro quello che avevo fatto, e ciascuno mi diede un dio e mi pregò di lasciarlo.
Quella notte, mentre giacevo su di un cuscino nella casa da tè che si trova nella via dei Melograni,le sentinelle dell'Imperatore entrarono e mi condussero al palazzo. Al mio passaggio mi chiudevano ciascuna porta alle spalle, e la sprangavano con una catena. Dentro c'era un gran cortile tutto circondato da un colonnato. Le pareti erano di bianco alabastro, con mattonelle azzurre e verdi tassellate qua e là. Le colonne erano di marmo verde , e il pavimento di una sorta di marmo color fior di pesco . Non avevo mai visto niente di simile. Mentre attraversavo il cortile due donne velate mi guardarono dall'alto di un balcone e mi maledissero. Le guardie sopraggiunsero in fretta, e l'estremità delle loro lance risuonò sul lucido pavimento. Aprirono un cancello di avorio lavorato, e mi trovai in un giardino con fontane e sette terrazze.Vi erano piantati tulipani e margherite, e aloe punteggiate di stelle. Simile a uno snello giunco di cristallo, una fontana stava sospesa nell'aria del crepuscolo. I cipressi erano come torce bruciate . Da uno di essi un usignolo cantava. In fondo al giardino sorgeva un piccolo padiglione. Al nostro avvicinarsi ne uscirono due
eunuchi e ci mossero incontro. I loro corpi grassi ondeggiavano nel camminare. Mi guardarono incuriositi con gli occhi dalle palpebre gialle. Uno trasse da parte il capitano delle guardie, e a voce bassa gli sussurrò qualcosa. L'altro continuò a masticare pasticche aromatiche , che estraeva con gesto affettato da una scatola ovale di smalto lilla. Dopo qualche istante il capitano delle guardie congedò i soldati. Questi tornarono al
palazzo, seguiti a passo lento dagli eunuchi che passando coglievano dagli alberi le dolci more. Una volta il più anziano dei due si voltò , e mi rivolse un sorriso malvagio.
Allora il capitano delle guardie mi indicò l'ingresso del padiglione. Io avanzai senza tremare, e scostando la pesante tenda entrai. Il giovane Imperatore era disteso su di un divano in pelle di leone tinta, e aveva un
falcone appollaiato sul polso. Dietro di lui era ritto un Nubiano dal turbante di ottone, nudo fino alla cintola, e con pesanti orecchini alle orecchie divise in due. Su di un tavolo accanto al divano era posata una possente scimitarra di acciaio.
Alla mia vista l'Imperatore si accigliò, e mi disse, " Qual è il tuo nome? Non sai che sono Imperatore di questa città ?".
Ma io non gli diedi risposta.
Indicò col dito la scimitarra, e il Nubiano la afferrò, e correndo in avanti mi colpì con gran violenza. La lama sibilò dentro di me, e non mi ferì. L'uomo cadde disteso a terra, e quando si alzò i suoi denti battevano dalla paura, e si nascose dietro il divano. L'Imperatore balzò in piedi, e presa una lancia da una panoplia me la scagliò contro. Io l'afferrai al volo, e spezzai l'asta in due. Mi tirò una freccia, ma io alzai le mani e la fermai a mezz'aria. Allora estrasse un pugnale da una cintura di cuoio bianco, e trafisse il Nubiano alla gola perché lo schiavo non raccontasse il suo disonore. L'uomo si contorse come un serpente calpestato , e una spuma rossa gli fermentò sulla bocca. Non appena costui fu morto l'Imperatore si rivolse a me, e quando si fu deterso il lucente sudore dalla fronte con una salviettina di oro e seta purpurea , mi disse, " Sei tu un
profeta, che io non posso nuocerti, o il figlio di un profeta, che non posso farti del male? Ti prego di lasciare la mia città questa sera, perché finché tu ci sei, io non ne sono più il signore ".
E io gli risposi, " Me ne andrò in cambio della metà del tuo tesoro. Dammi la metà del tuo tesoro, e io me ne andrò ". Lui mi prese per mano, e mi guidò fuori in giardino. Alla mia vista, il capitano delle guardie si meravigliò. Alla mia vista, gli eunuchi tremarono sulle ginocchia e caddero a terra, spaventati. C'è una stanza nel palazzo che ha otto pareti di porfido rosso, e un soffitto a scaglie di ottone da cui pendono lampade. L'Imperatore toccò una delle pareti e questa si aprì, e percorremmo un corridoio illuminato da molte torce.Dentro nicchie da ogni lato si ergevano grandi otri da vino pieni fino all'orlo di pezzi d'argento. Quando
giungemmo al centro del corridoio l'Imperatore pronunciò la parola che non può essere pronunciata, e una porta di granito girò su di una molla segreta, e lui si mise le mani davanti agli occhi per non restare abbacinato. Non puoi credere che posto meraviglioso fosse quello. C'erano grandi gusci di tartaruga pieni di perle, e cave pietre lunari di grandi proporzioni colme di rossi rubini. L'oro era riposto in forzieri di pelle di elefante, e la polvere d'oro in fiasche di cuoio. C'erano opali e zaffiri , quelli in tazze di cristallo, e questi in tazze di giada. Intorno, verdi smeraldi erano disposti in ordine su sottili piatti di avorio, e in un angolo erano borse di seta piene, alcune di turchesi e altre di berilli. I corni di avorio erano zeppi di purpuree ametiste, e i
corni di ottone di calcedonie e sardoniche. Dalle colonne, che erano di cedro, pendevano filze di gialli occhi di lince. Nei piatti scudi ovali c'erano carbonchi,color del vino come colore dell'erba. E non ti ho ancora detto che una decima parte di quello che c'era.
E quando l'Imperatore si fu tolto le mani dal viso mi disse," Questa è la mia casa del tesoro, e la metà è tua, così come ti ho promesso. E ti darò cammelli e cammellieri, ed essi ti obbediranno e porteranno la tua parte del tesoro fino a qualsiasi parte del mondo tu desideri raggiungere. E la cosa sarà fatta stanotte, perché non vorrei che il Sole, che è mio padre, vedesse che nella mia città c'è un uomo che io non posso uccidere ".
Ma io gli risposi, " L'oro che è qui è tuo, e l'argento è anche tuo, e tue sono le gemme preziose e le cose di valore. Quanto a me, io non ne ho bisogno. Né prenderò altro da te se non quel piccolo anello che porti al dito della mano".
E l'Imperatore si accigliò. " Non è che un anello di piombo - gridò - e non ha alcun valore. Perciò prendi la tua metà del tesoro e vattene dalla mia città ".
" No - risposi io - non prenderò altro che quell'anello di piombo, poiché io so che cosa c'è scritto dentro, e a quale scopo ".
E l'Imperatore tremò, e mi implorò, e disse, " Prendi tutto il tesoro, e vattene dalla mia città. Anche la metà che è mia sarà tua". E io feci una cosa strana, ma quello che feci non ha importanza, perché in una grotta che si trova ad appena un giorno di viaggio da questo luogo ho nascosto l'Anello delle Ricchezze. Non è che ad una giornata di viaggio, e attende la tua venuta. Colui che ha questo Anello è più ricco di tutti i re del mondo. Vieni pertanto a prenderlo, e le Ricchezze del mondo saranno tue".
Ma il giovane Pescatore rise. " L'Amore è meglio delle Ricchezze - esclamò - e la piccola Sirena mi ama ".
" No, non c'è niente di meglio delle Ricchezze "disse l'Anima.
" L'Amore è meglio " rispose il giovane Pescatore, e si tuffò nel profondo, e l'Anima si allontanò piangendo oltre le paludi.
E in capo al terzo anno l'Anima scese alla sponda del mare, e chiamò il giovane Pescatore, e questi venne su dagli abissi e disse, " Perché mi chiami ?".
E l'Anima rispose, " Avvicinati, che io possa parlarti, poiché ho visto cose meravigliose ".
Così lui si avvicinò, e si coricò dove l'acqua era poco profonda, e si poggiò il capo sulla mano e ascoltò.
E l'Anima gli disse : " In una città che conosco c'è una locanda che si trova presso un fiume. Sedevo lì con marinai che bevevano due vini dal colore diverso, e mangiavano pane fatto di orzo, e piccoli pesci salati serviti dentro foglie d'alloro con aceto. E mentre ce ne stavamo lì in allegria, entrò per noi un vecchio con un tappeto di cuoio e un liuto che aveva due corni d'ambra. E quando costui ebbe steso il tappeto sul pavimento , colpì con una penna le corde del suo liuto, e una fanciulla dal volto velato entrò di corsa e si mise a danzare davanti a noi. Aveva il volto velato da un velo di garza, ma i suoi piedi erano nudi. Nudi erano i suoi piedi, e si muovevano sul tappeto come piccoli piccioni bianchi. Mai ho visto niente di tanto meraviglioso, e la città in cui ella danza non è che a un giorno da questo luogo ".Ora quando il giovane Pescatore sentì le parole della sua Anima, ricordò che la piccola Sirena non aveva piedi e non poteva danzare. E un gran desiderio scese su di lui, e lui si disse, " È solo un giorno di viaggio, e posso tornare dal mio amore " e rise, e si alzò nell'acqua poco profonda, e si diresse a gran passi verso la riva. E quando fu sulla riva asciutta rise di nuovo, e tese le braccia alla sua Anima. E la sua Anima emise un gran grido di gioia , e gli corse incontro, ed entrò dentro di lui, e il giovane Pescatore si vide distesa davanti sulla sabbia quell'ombra del corpo che è il corpo dell'Anima.
E la sua Anima gli disse, " Non indugiamo, ma andiamo subito via di qui , perché gli Dèi del Mare sono gelosi, e hanno mostri che obbediscono ai loro comandi ".
Così si affrettarono, e tutta quella notte viaggiarono sotto la luna, e tutto il giorno dopo viaggiarono sotto il sole, e la sera di quel giorno arrivarono a una città.
E il giovane Pescatore disse alla sua Anima, " È questa la città in cui danza colei di cui mi parlasti ?".
E la sua Anima gli rispose," Non è questa città, ma un'altra . Comunque, entriamo ".
Così entrarono e passarono per le strade, e quando passarono per la Strada dei Gioiellieri il giovane Pescatore vide una bella tazza d'argento esposta in un banco. E la sua Anima gli disse, " Prendi quella tazza d'argento e nascondila ".
Così lui prese la tazza e se la nascose nella piega della tunica , e uscirono in fretta dalla città.
E quando furono a una lega dalla città il giovane Pescatore si accigliò, e gettò via la tazza, e disse alla sua Anima, " Perché mi hai detto di prendere questa tazza e di nasconderla ? È stata un'azione malvagia ". Ma la sua Anima gli rispose, " Sta' tranquillo, sta' tranquillo ".
E la sera del secondo giorno giunsero a una città, e il giovane Pescatore disse alla sua Anima, " È questa la città in cui danza colei di cui mi hai parlato ?"
E la sua Anima gli rispose," Non è questa la città, ma un'altra. Comunque, entriamo ".
Così entrarono e passarono per le strade, e quando passarono per la Strada dei Venditori di Sandali il
giovane Pescatore vide un fanciullo in piedi presso una giara d'acqua. E la sua Anima gli disse, " Picchia quel fanciullo ". Così lui picchiò il fanciullo finché questi pianse, e quando ebbe fatto ciò uscirono in fretta dalla città. E quando furono a una lega dalla città il giovane Pescatore si adirò e disse alla sua Anima, " Perché mi hai detto di picchiare quel fanciullo ? È stata un'azione malvagia".
Ma la sua Anima gli rispose, " Sta' tranquillo, sta' tranquillo ".
E la sera del terzo giorno giunsero a una città , e il giovane Pescatore disse alla sua Anima, " È questa la città in cui danza colei di cui mi hai parlato ?".
E la sua Anima gli rispose," Può darsi che sia in questa città, perciò entriamo ".
Così entrarono e passarono per le strade , ma in nessun luogo il giovane Pescatore riusciva a trovare il fiume o la locanda sulla riva.. E la gente della città lo guardava incuriosita, e lui si spaventò e disse alla sua Anima," Andiamo via di qui, perché colei che danza con piedi bianchi non c'è ".
Ma la sua Anima rispose," No, restiamo, invece, perché la notte è buia e ci saranno i predoni lungo la strada ". Così lui si sedette sulla piazza del mercato e si riposò, e dopo qualche tempo passò un mercante incappucciato che aveva un manto di stoffa di Tartaria, e recava una lanterna di corno forato all'estremità di una canna dai molti giunti.
E il mercante gli disse," Perché siedi sulla piazza del mercato visto che i banchi sono chiusi e le balle legate ?"
E il giovane Pescatore gli rispose," Non riesco a trovare una locanda in questa città, né ho alcun parente che possa darmi un asilo ".
" Non siamo tutti parenti? - disse il mercante - E non ci ha fatti tutti un solo Dio? Pertanto vieni con me,
poiché ho una camera per gli ospiti ".
Così il giovane Pescatore si alzò e seguì il mercante in casa sua. E quando ebbe attraversato un giardino di melograni e fu entrato nella casa, il mercante gli portò acqua di rose in un piatto di rame affinché potesse lavarsi le mani, e meloni maturi perché potesse estinguere la sua sete, e gli mise davanti una ciotola di riso ed un pezzo di capretto arrosto.
E quando ebbe finito, il mercante lo condusse nella stanza degli ospiti, e gli disse di dormire e di riposarsi. E il giovane Pescatore lo ringraziò, e baciò l'anello che costui aveva alla mano, e si gettò sui tappeti di pelo di capra dipinto. E quando si fu coperto con una coperta di nera lana di pecora, cadde nel sonno.
E tre ore prima dell'alba, e mentre era ancora notte, la sua Anima lo destò e gli disse : "Alzati e va' alla stanza del mercante, proprio nella stanza in cui egli dorme, e uccidilo,e prendigli il suo oro, poiché ne abbiamo bisogno ". E il giovane Pescatore si alzò e strisciò verso la stanza del mercante , e sui piedi del mercante era deposta una spada ricurva , e il vassoio al fianco del mercante conteneva nove borse d'oro . E lui tese la
mano e toccò la spada , e quando la toccò il mercante trasalì e si destò, e saltando su afferrò lui la spada e gridò al giovane Pescatore," Mi restituisci il male per il bene, e mi paghi spargendo il mio sangue la gentilezza che ti ho mostrato ?"
E la sua Anima disse al giovane Pescatore, " Colpiscilo " e lui lo colpì, così che quello svenne, e lui afferrò le nove borse d'oro, e fuggì rapido per il giardino di melograni, e rivolse il viso alla stella che è la stella del mattino.
E quando furono a una lega dalla città, il giovane Pescatore si picchiò sul petto, e disse alla sua Anima, " Perché mi hai detto di uccidere il mercante e di prendergli l'oro? Certo tu sei malvagia ".
Ma la sua Anima gli rispose, " Sta' tranquillo, sta' tranquillo ".
" No - gridò il giovane Pescatore - non posso stare tranquillo, perché detesto tutto quello che mi hai fatto fare. Detesto anche te, e ti comando di dirmi perché ti sei comportata con me in questa maniera ".
E la sua Anima gli rispose, " Quando mi hai mandato nel mondo non mi hai dato cuore, così ho imparato a fare tutte queste cose e ad amarle ".
" Che cosa dici ?" sussurrò il giovane Pescatore.
" Lo sai - rispose la sua Anima - lo sai bene. Hai dimenticato che non mi hai dato cuore? No, ne sono certo. E così non preoccuparti né per te né per me, ma sta' tranquillo, sta' tranquillo , perché non c'è dolore che non causerai, né piacere che non riceverai ".
E quando il giovane Pescatore udì queste parole tremò e disse alla sua Anima," Ma tu sei malvagia, e mi hai fatto dimenticare il mio amore, e mi hai tentato con tentazioni, e mi hai messo i piedi sulla via dei peccati ".
E la sua Anima gli rispose," Tu non hai dimenticato che quando mi mandasti nel mondo non mi desti un cuore. Su, andiamo in un'altra città e facciamo festa poiché abbiamo nove borse d'oro ".
Ma il giovane Pescatore prese le nove borse d'oro e le gettò a terra, e le calpestò.
" No - gridò - non voglio avere niente a che fare con te, né voglio viaggiare con te in nessun luogo, ma così come ti ho scacciato prima, ti scaccerò adesso, poiché non mi hai fatto alcun bene ". E voltò le spalle alla luna, e col coltellino dal manico di verde pelle di vipera cercò di tagliarsi dai piedi quell'ombra del corpo che è il corpo dell'Anima. Ma la sua Anima non si mosse da lui, né badò al suo ordine, ma gli disse," L'incantesimo che ti ha insegnato la Strega non vale più, poiché io non posso lasciarti, né tu puoi scacciarmi. Solo una volta nella vita l'uomo può allontanare la sua Anima, ma colui che riceve la sua Anima per la seconda volta deve tenersela per sempre, e questa è la sua punizione e il suo premio ".
E il giovane Pescatore impallidì e strinse le mani e gridò," Era una Strega falsa, perché non me l'aveva detto ".
" No - rispose la sua Anima - è stata leale con Colui che venera, e la cui serva sarà per sempre ".
E quando il giovane Pescatore seppe di non potersi più liberare della sua Anima, e che era un'Anima
malvagia, e che sarebbe rimasta con lui per sempre, cadde a terra piangendo calde lacrime.
E quando fu giorno, il giovane Pescatore si alzò e disse alla sua Anima," Mi legherò le mani per non poter seguire i tuoi ordini, e chiuderò la bocca per non poter pronunciare le tue parole, e tornerò al luogo dove colei che amo ha dimora. Al mare tornerò, e alla piccola baia dove lei è solita cantare, e la chiamerò e le dirò del male che ho fatto e del male che tu mi hai fatto ".
E la sua Anima lo tentò e disse," Chi è il tuo amore, che tu debba tornare da lei ? Il mondo ha creature molto più belle. Ci sono le danzatrici di Samaris che danzano alla maniera di ogni tipo di uccello e di animale. Hanno i piedi, dipinti con l'henné, e alle mani hanno campanelline di rame. Ridono mentre danzano, e il loro riso è limpido come il riso dell'acqua. Vieni con me e te lo mostrerò. Perché cosa è questo tuo scrupolo circa le cose del peccato ? Forse che quel che è piacevole da mangiare non è fatto per il mangiatore ? C'è veleno in quello che è dolce da bere? Non farti scrupolo, ma vieni con me in un'altra città. C'è qui vicino una cittadina, in cui è un giardino di magnolie. E in questo leggiadro giardino dimorano pavoni bianchi e pavoni dal petto azzurro. Le loro code quando le aprono al sole sono simili a dischi d'avorio e simili a dischi dorati. E colei che li ciba danza per piacere, e talvolta danza sulle mani e talaltra danza con i piedi. Ha gli occhi colorati con lo stibio, e le narici delicate come le ali di una rondine. Da un gancio in una sua narice pende un fiore intagliato in una perla. Ride mentre danza, e gli anelli d'argento che ha alle caviglie tintinnano come campane d'argento. E perciò non farti più scrupolo, ma vieni con me in questa città ".
Ma il giovane Pescatore non rispose alla sua Anima, ma chiuse le labbra col sigillo del silenzio e con una stretta fune si legò le mani, e tornò al luogo da cui era venuto, fino alla piccola baia dove il suo amore era stata solita cantare. E sempre la sua Anima lo tentò lungo il cammino, ma egli non rispose, né commise alcuna delle malvagità che quella tentava di fargli commettere, tanto grande era il potere dell'amore che aveva dentro. E quando fu sulla sponda del mare, sciolse la corda dalle mani, e si tolse il sigillo del silenzio dalla bocca, e chiamò la piccola Sirena. Ma lei non venne al suo richiamo, per quanto la chiamasse tutto il giorno e la implorasse. E la sua Anima lo scherniva e disse," Certo non hai troppa gioia dal tuo amore. Sei come uno che in tempo di morte versa acqua in un vaso rotto. Dai via quello che hai e niente ti è dato in cambio. Avresti fatto meglio a venire con me, perché io so dove si trova la Valle del Piacere, e quali cose vi vengono fatte".
Ma il giovane Pescatore non rispose alla sua Anima, ma in una spaccatura della roccia si costruì una casa di canne, e vi dimorò per lo spazio di un anno.
E ogni mattina chiamava la Sirena, e ogni mezzodì tornava a chiamarla, e di nuovo a sera pronunciava il suo nome. Ma mai ella sorse dal mare a incontrarlo, né in alcun luogo del mare riusciva lui a trovarla, benché la cercasse nelle grotte e nella verde acqua, nelle pozze della marea e nei pozzi che si trovano in fondo
all'abisso.
E sempre la sua Anima lo tentava col male , e gli sussurrava cose terribili. Ma non prevalse contro di lui, tanto grande era il potere del suo amore.
E in capo all'anno, l'Anima pensò fra sè," Io ho tentato il mio padrone col male, e il suo amore è più forte di me. Lo tenterò ora col bene, e chissà che non mi segua ".
Così parlò al giovane Pescatore, e disse," Ti ho detto della gioia del mondo, e tu mi hai fatto orecchio da mercante. Lascia ora che ti dica del dolore del mondo, e può darsi che mi ascolterai. Perché per la verità il dolore è il Signore di questo mondo, né v'è alcuno che sfugga alla sua rete. Vi sono alcuni cui mancano le vesti, e altri cui manca il pane. Vi sono vedove che sono vestite di porpora , e vedove che sono in stracci. Avanti e indietro sulle paludi vanno i lebbrosi, e sono crudeli gli uni con gli altri. I mendicanti vanno su e giù lungo le strade , e le loro borse sono vuote. Per le strade della città si aggira la Fame, e la Peste siede davanti alle porte. Vieni, andiamo ad aggiustare queste cose, e facciamo sì che non siano più. Perché dovresti indugiare qui a chiamare il tuo amore, vedendo che non viene al tuo richiamo? E che cosa è l'amore, che tu debba attribuirgli tanta importanza ?".
Ma il giovane Pescatore non rispose nulla, tale era il potere del suo amore. E ogni mattina chiamava la Sirena, e ogni mezzodì tornava a chiamarla , e la notte pronunciava il suo nome. Pure, ella non sorgeva mai dal mare incontro a lui, né in alcun luogo del mare riusciva a trovarla, benché la cercasse nei fiumi del mare, e nelle valli che sono sotto le onde, nel mare che la notte rende purpureo, e nel mare che l'alba lascia grigio.
E in capo al secondo anno, l'Anima disse al giovane Pescatore ,di notte, mentre lui se ne stava solo nella casa di canne," Ecco ! Ora ti ho tentato col male, e ti ho tentato col bene, e il tuo amore è più forte di me. Perciò non ti tenterò più, ma lasciami entrare nel tuo cuore, affinché possa essere una sola cosa con te come prima ".
" Certo che puoi entrare - disse il giovane Pescatore - perché nei giorni in cui senza cuore andasti per il mondo devi aver sofferto assai ".
" Ahimè ! - gridò la sua Anima - non trovo entrata, tanto circondato dall'amore è questo tuo cuore ."
" Però vorrei poterti aiutare " disse il giovane Pescatore.
E mentre parlava venne un gran grido di dolore dal mare, il grido che gli uomini sentono quando muore uno del Popolo Marino. E il giovane Pescatore saltò su, e lasciò la sua casa di canne, e corse giù alla spiaggia. E le onde nere venivano rapide alla sponda, recando un fardello che era più bianco dell'argento. Bianco come la cresta dell'onda era, e come un fiore galleggiava sulle onde. E la cresta lo prese dalle onde, e la spuma lo prese dalla cresta, e la sponda lo ricevette, e disteso ai suoi piedi il giovane Pescatore vide il corpo della piccola Sirena. Morto ai suoi piedi esso giaceva.
Piangendo come uno trafitto dal dolore egli si gettò in terra accanto a esso, e baciò il freddo rosso della bocca, e accarezzò l'umida ambra dei capelli . Si gettò accanto a esso sulla sabbia, piangendo come uno che tremi dalla gioia, e nelle braccia brune se la strinse al petto. Fredde erano le labbra, pure egli le baciò. Salato era il miele dei capelli, pure lo baciò con una gioia amara . Baciò le ciglia abbassate, e la fronda selvaggia che giaceva sulle coppette era meno salata delle sue lacrime.
E alla cosa morta egli si confessò. Nelle conchiglie delle sue orecchie versò il vino aspro del suo racconto. Si mise le piccole mani intorno al collo, e con le dita toccò il giunco sottile della gola. Amara, amara era la sua gioia, e pieno di una strana delizia era il suo dolore.
Il nero mare si avvicinò, e la bianca spuma gemé come un lebbroso. Con bianchi artigli di spuma il mare si aggrappò alla riva. Dal palazzo del Re Marino venne di nuovo il grido di dolore, e lontano sul mare i grandi Tritoni soffiarono rauchi nei loro corni.
" Fuggi - disse la sua Anima - poiché il mare si avvicina e se indugi ti ucciderà. Fuggi, poiché io ho paura, vedendo che il tuo cuore è chiuso contro di me per via della grandezza del tuo amore. Fuggi fino a un luogo dove sarai in salvo. Non vorrai certo mandarmi senza cuore in un altro mondo ?"
Ma il giovane Pescatore non ascoltò la sua Anima, ma chiamò la piccola Sirena e disse," L'Amore è meglio della saggezza, e più prezioso delle ricchezze, e più bello dei piedi delle figlie degli uomini. I fuochi non possono distruggerlo, né le acque dissetarlo. Io ti ho chiamata all'alba, e tu non sei venuta al mio richiamo. La luna ha udito il tuo nome, pure tu non mi hai dato ascolto. Perché malvagiamente ti avevo lasciata, e per mia
disgrazia mi ero allontanato. Però mai il tuo amore è cessato dentro di me , e sempre è stato forte, né niente ha prevalso contro di lui, benché io abbia guardato il male e abbia guardato il bene. E ora che sei morta, certo morirò con te anch'io ".
E la sua Anima lo pregò di partire, ma lui non volle, tanto grande era il suo amore. E il mare venne più vicino, e cercò di coprirlo con le sue onde, e quando seppe che la fine era vicina baciò con folli baci le fredde labbra della Sirena, e il cuore che era dentro di lui si spezzò. E come per la pienezza del suo amore il suo cuore si spezzò, l'Anima trovò un ingresso e vi entrò, e fu una sola cosa con lui come prima. E il mare coprì il giovane
Pescatore con le sue onde.
E al mattino il Prete uscì a benedire il mare, perché era stato inquieto. E con lui andarono i monaci e i musici, e i portatori di ceri, e gli agitatori di incenso, e una gran compagnia. E quando il Prete fu sulla sponda vide il giovane Pescatore giacere annegato sulla spuma, e stretto fra le sue braccia era il corpo della piccola Sirena. Ed egli si ritrasse accigliato,e avendo fatto il segno della croce, gridò forte e disse, " Non benedirò il mare né alcuna cosa che vi si trova. Maledetto sia il Popolo Marino, e maledetti siano tutti coloro che con esso hanno commercio. E quanto a colui che per amore ha dimenticato Iddio, e così giace qui con la sua druda uccisa dal giudizio divino, prendete il suo corpo e il corpo della sua druda, e seppelliteli nell'angolo del Campo dei Follatori,e non contrassegnateli con alcun segno, affinché nessuno possa riconoscere il luogo del loro riposo. Poiché maledetti essi furono da vivi, e maledetti saranno anche da morti ".
E la gente fece come aveva ordinato, e nell'angolo del Campo dei Follatori, dove non cresceva alcuna erba dolce, scavarono una fossa profonda, e vi deposero le due cose morte.
E in capo al terzo anno, e in un giorno che era un giorno sacro, il Prete andò alla cappella , onde mostrare alla gente le ferite del Signore, e parlare loro dell'ira di Dio.
E quando si fu ammantato delle sue vesti, e fu entrato e si fu chinato davanti all'altare, vide che l'altare era coperto di strani fiori che non erano mai stati visti prima. Strani erano alla vista, e di curiosa bellezza, e la loro bellezza lo turbò, e il loro odore era dolce alle sue narici, e si sentì lieto, e non capiva il perché di questa letizia. E quando ebbe aperto il taberbacolo, e incensato il reliquiario che questo conteneva, e mostrata la bella ostia al popolo, e quando ebbe di nuovo celato questa dietro il velo dei veli, cominciò a parlare alla gente , con l'intenzione di parlarle dell'ira di Dio. Ma la bellezza dei fiori bianchi lo turbava, e alle sue labbra venne un'altra parola, e non parlò dell'ira di Dio, ma del Dio il cui nome è Amore. E perché parlò così, non lo sapeva. E quando ebbe pronunciato la sua parola la gente pianse, e il Prete tornò alla sacrestia, e i suoi occhi erano pieni di lacrime. E i diaconi vennero e cominciarono a svestirlo, e gli presero il camice e il cinto, il manipolo e la stola. E lui stette fermo come uno in un sogno.
E dopo che l'ebbero svestito, lui li guardò e disse," Che cosa sono i fiori che stanno sull'altare, e di dove vengono ?".
E quelli gli risposero," Che fiori siano non lo sappiamo, ma vengono dall'angolo del Campo dei Follatori ".
E il Prete tremò, e tornò alla sua casa e pregò.
E al mattino, mentre albeggiava ancora, andò con i monaci e i musici, e i portatori di ceri e gli agitatori d'incenso,e una gran compagnia, e giunse alla sponda del mare, e benedì il mare, e tutte le cose selvagge che vi si trovano. Anche i Fauni benedì, e le piccole cose che danzano nel bosco, e le cose dagli occhi accesi che sbirciano attraverso le foglie. Tutte le cose del mondo di Dio egli benedì, e la gente fu piena di gioia e di meraviglia . Però mai più nell'angolo del Campo dei Follatori crebbero fiori di alcun tipo, ma il campo rimase sterile come prima. Né il Popolo Marino venne più nella baia come era stato solito fare, poiché andò in un'altra parte del mare.