ARIETE, INAFFIDABILE E INSTABILE
Un giorno un amico mi ha detto che le persone del segno dell'ariete sono completamente inaffidabili e instabili, e aveva ragione!
Tutto è cominciato in una chat online, dove ho conosciuto il mio primo amore, un nato d'Aprile; parlavamo, quasi ogni sera, delle nostre vite e delle nostre passioni. Gli raccontavo del ragazzo di cui ero invaghito, ragazzo che poi sarebbe divenuto il mio migliore amico, e lui faceva lo stesso. Poi, come se qualcuno ce l'avesse suggerito, capimmo di provare qualcosa l'uno per l'altro, qualcosa che era nato da quelle semplici confidenze che ci avevano permesso di conoscerci meglio. A pochi giorni dalla fine dell'anno, finalmente, si fece avanti confessandomi i suoi sentimenti, ed io gli risposi che provavo lo stesso; decidemmo così di diventare importanti, l'uno per l'altro, e dopo circa un mese ci incontrammo. Fui io ad andare da lui; abitava a Bologna, mi abbracciò appena mi vide, mi mostrò la sua città e poi mi strinse a sé, ed io a lui. Era Gennaio e in quel freddo inverno avevo finalmente incontrato colui che avevo aspettato per diciassette anni, qualcuno che mi faceva sentire unico e speciale; alla stazione, poi, mi diede un bacio, il mio primo bacio, e ne fui felice perché voleva dire che, sebbene trecento chilometri ci tenevano lontani, io potevo contare su di lui.
Il tempo volava e i nostri impegni ci consentivano di vederci di persona solo una volta al mese, tuttavia non ne soffrivamo, o così pareva. Dopo aver trascorso insieme una notte a Firenze per i nostri sei mesi, io partii per l'Inghilterra, dove come ogni anno solevo trascorrere due settimane di vacanza studio; dopo solo pochi giorni all'estero, alloggiato in una famiglia poco affettuosa, ricevetti un messaggio che fece aprire un enorme varco sotto i miei piedi: diceva di essere confuso. Una lacrima mi rigava il viso mentre lo chiamavo; rispose dopo interminabili attimi di attesa e parlammo, scoppiai in lacrime e lui non fu capace di darmi la spiegazione che pensavo di meritare, la spiegazione che mi avrebbe salvato. Mi chiese di rimanere in contatto; rifiutai senza indugi. Conosceva il mio parere al riguardo, e sapeva bene che quando una persona a cui tengo si dimostra diversa da come la immaginavo, viene inesorabilmente espulsa dalla mia vita, come se improvvisamente si trasformasse in un estraneo di poco conto.
Il primo giorno fu sofferenza, il secondo grande rabbia; il terzo giorno mi alzai senza provare alcun sentimento, col solo pensiero di riavere indietro quel ciondolo che gli avevo donato, come avevo fatto col mio cuore; quel ciondolo che per me significava tanto, e che mai mi venne restituito. Trascorsi i mesi seguenti cercando di capire cosa potesse essere successo e provando a trovare un altra persona da tenere nel cuore; dopo vari tentativi incontrai Claudio, un altro ariete, un altro grande interrogativo. La prima volta gli diedi un bacio sulla guancia, con l'intento di fargli capire che mi piaceva; colse al volo il mio messaggio, e così, dopo una lunga giornata trascorsa a parlare, ci baciammo e accarezzammo in un meraviglioso parco; la natura divenne il nostro covo di tenerezze, e al secondo incontro sperimentai la vita: era fine Estate, e illuminati da un tramonto insolito ci eravamo trovati a giocare come due bimbi, come mai mi era capitato prima, in un luogo segreto e al sicuro dagli sguardi curiosi.
Gli regalai una farfalla, una di quelle che tormentava il mio ventre da mattina a sera quando pensavo a lui. Sparì nel silenzio, la peggiore tortura, senza che ne ebbi più alcuna notizia; non rispose nemmeno ai miei tentativi di ferire il suo orgoglio, e questo non mi permise di cancellarlo come avevo fatto con Marco solo pochi mesi prima. Questo rese difficile la ripresa della mia vita sentimentale, dopotutto credo che se si fosse ripresentato così, da un giorno all'altro, lo avrei accolto di nuovo a braccia aperte; non avrei rischiato di perdere l'occasione di rivivere momenti così speciali, anche se forse li avrei potuti trascorrere allo stesso modo in compagnia di qualsiasi altro ragazzo. Tuttavia, il vero problema, è che quando si è innamorati di qualcuno, questa persona sembra l'unica al mondo capace di darci ciò di cui abbiamo bisogno.
Nel Gennaio dell'anno successivo entrai in contatto col terzo e per ora ultimo ariete, dopotutto, come era solito dirmi anche lui, non c'è due senza tre. Segnato dalle precedenti esperienze misi subito in chiaro cosa pensavo riguardo al suo segno; rispose che lui era diverso, e che se mai fossi diventato importante, scavandomi una piccola nicchia nel suo cuore, mi avrebbe trattato col rispetto e la serietà che meritavo. Gli raccontai del libro “Il piccolo principe” e del rapporto speciale che nel racconto nasce tra quel bambino grazioso ed una volpe; ci promettemmo così di seguire quell'esempio, di addomesticarci a vicenda, e così fu. Parlavamo di ogni cosa, e mi sentivo trattato come un raro pesce, bramato da un giovane pescatore che cerca di catturarlo per metterlo nel suo acquario, in modo da poterlo venerare e ammirare ogni qualvolta lo desideri. Abboccai all'amo avverando così quel suo desiderio, e ne rimasi prigioniero e schiavo perché come una creatura unica, dopo essere stata imprigionata, perde il suo fascino, anche io rimasi negletto e vittima delle sue assenze.
Era la seconda volta che soffrivo per il silenzio, e come se non fosse bastato, ogni tanto mi capitava di ricevere da lui qualche parola affettuosa, ma che diritto ne aveva? Non ci eravamo mai visti, eppure ero riuscito a provare qualcosa di intenso. Rispondevo ai suoi messaggi, le prime volte chiedendo spiegazioni riguardo il suo comportamento, altre tentando di ferirlo, però non fui mai capace di ottenere ciò che volevo. Tuttora ci parlo, se così si può dire, pur sapendo di non essere padrone del gioco, ma semplicemente sperando che il mio pescatore torni al mare per liberarmi, in modo da poter ammirare di nuovo la sua preda, magnifica, mentre nuota nelle limpide acque cristalline.
Ho provato a dirti quanto mi distruggesse sapere che ti avevo fatto soffrire tanto da non volermi più parlare.
RispondiEliminaTi avevo promesso il cuore, in tutti i sensi, e non solo te l'ho distrutto ma non te l'ho nemmeno restituito.
Non te l'ho mandato subito, sono un idiota, e ora non so più dove abiti perchè non riesco a leggere più il messaggio su faebook in cui mi avevi scritto il tuo indirizzo. Sono venuto a Milano con l'intenzione di riconsegnartelo (chiedi a Gilles) ma tu non c'eri e non c'era nessuno che potesse dartelo... Non mi sto giustificando, anzi... Se vuoi chiedi a Jonny (l'unico dei miei amici con avevi legato un po' di più) quante volte gli dicevo "cazzo non gli ho ridato il cuore, devo farlo, che stronzo che sono"... Ripeto non sto giustificandomi, sono stato orribile...
Il cuore ce l'ho ancora in uno zainetto che porto sempre con me per ricordarmi ogni volta che avrei dovuto mandartelo e che sono una merda per non averlo fatto.
Ho ancora la possibilità di rimediare? Forse è meglio tardi che mai. Scusami...
Ti auguro il meglio, all'università, in questo 2013 che è alle porte. Un abbraccio