questo è il mio mondo, qui il cuore mio sogna,
qui metto le ali e senza vergogna,
racconto me stesso e chi mi circonda,
di ogni emozione, leggera o profonda,
che nasce nel cuore di ogni persona,
che cresce, che vive e poi l'abbandona,
e la lascia persa nei propri pensieri,
confonde i suoi giorni, l'oggi con ieri...
martedì 29 marzo 2011
lunedì 28 marzo 2011
tra le tue braccia
E tra le tue braccia mi sento protetto
ti bacio sul collo in un giorno perfetto,
mentre tu sorridi mi riempio di amore
e questa passione esplode nel cuore,
tu mordi il mio collo ed io sono fiero
di aver già trovato quell'amore vero,
quell'amore bello che ti fa giocare
che come un bambino ti fa diventare,
trattengo il respiro e tremo nel sole
che riempie i miei occhi di luce e colore,
e brilla di gioia quel tuo gran sorriso
che apre le porte del mio paradiso,
e mentre ti guardo diventa più chiaro
quel sogno che ora è il nostro futuro,
che ci dà la forza di vincer la prova
e di superar ogni giornata nuova...
ti amo <3
ti bacio sul collo in un giorno perfetto,
mentre tu sorridi mi riempio di amore
e questa passione esplode nel cuore,
tu mordi il mio collo ed io sono fiero
di aver già trovato quell'amore vero,
quell'amore bello che ti fa giocare
che come un bambino ti fa diventare,
trattengo il respiro e tremo nel sole
che riempie i miei occhi di luce e colore,
e brilla di gioia quel tuo gran sorriso
che apre le porte del mio paradiso,
e mentre ti guardo diventa più chiaro
quel sogno che ora è il nostro futuro,
che ci dà la forza di vincer la prova
e di superar ogni giornata nuova...
ti amo <3
martedì 22 marzo 2011
Il Pescatore E La Sua Anima - Oscar Wilde - PRIMA PARTE
Tutte le sere il giovane Pescatore usciva in mare, e gettava in acqua le sue reti.
Quando il vento soffiava dalla terra non prendeva nulla, o al massimo poca cosa, perchè era un vento amaro, dalle ali nere, e onde aspre gli si levavano contro. Ma quando il vento soffiava verso riva, i pesci venivano su dal profondo, e nuotavano nelle maglie delle sue reti, e lui li portava al mercato e li vendeva.
Ogni sera il giovane Pescatore usciva in mare,e una sera la rete era così pesante che non riusciva a tirarla nella barca. E lui rise e si disse,"Certo ho preso tutti i pesci che nuotano, o ho intrappolato qualche stupido mostro che sarà una meraviglia per gli uomini, o qualche cosa di orrendo che la grande Regina vorrà per sé" e chiamando a raccolta tutte le sue forze, tirò le ruvide funi finchè, come linee di smalto azzurro intorno a un vaso di bronzo, sulle braccia non gli si gonfiarono le lunghe vene. Tirò le funi sottili, e sempre più vicino venne il cerchio di piatti sugheri, e da ultimo la rete affiorò sul pelo dell'acqua.
Ma dentro non c'era nessun pesce, nè mostro o niente di orrendo; c'era solo una piccola Sirena placidamente addormentata.
Costei aveva la chioma come un umido vello d'oro, e ogni singolo capello come un filo di oro fino in una tazza di vetro. Il suo corpo era come bianco avorio, e la sua coda era di argento e perla. Argento e perla era la sua coda, con intorno inanellate le verdi alghe del mare; e come conchiglie marine erano le sue orecchie, e le sue labbra erano come corallo marino. Le fredde onde le battevano sui freddi seni, e il sale le luccicava sulle ciglia.
Talmente bella era lei che quando il giovane Pescatore la vide si riempì di meraviglia e tese la mano e tirò a sé la rete, e chinandosi su un fianco la serrò fra le braccia. E quando la toccò, ella emise un grido come quello di un gabbiano spaventato, e si destò, e lo guardò terrorizzata con i suoi occhi lillà come l'ametista, e si dibattè per liberarsi. Ma il giovane Pescatore se la tenne stretta e non la lasciò andar via.
E quando capì di non potergli sfuggire in alcun modo, lei si mise a piangere, e disse, "Ti prego, lasciami andare, perchè sono l'unica figlia di un Re, e mio padre è anziano e solo".
Ma il giovane Pescatore rispose,"Non ti lascerò andare se non mi prometterai che ogniqualvolta ti chiamerò, tu verrai a cantare per me, perchè i pesci amano ascoltare il canto del Popolo Marino, e così le mie reti saranno piene".
"Davvero mi lascerai andare se ti prometto questo?""esclamò la Sirena.
"In tutta verità ti lascerò andare"disse il giovane Pescatore.
Così lei gli fece la promessa che lui desiderava, e giurò col giuramento del Popolo Marino. E lui allentò la stretta delle braccia che la circondavano, e lei sprofondò nell'acqua, tremante di una strana paura.
Ogni sera il giovane Pescatore usciva in mare, e chiamava la Sirena, e lei sorgeva dall'acqua e cantava per lui. E sempre intorno a lei nuotavano i delfini, e i gabbiani selvaggi le turbinavano sul capo.
E lei cantava un canto meraviglioso. Poichè cantava del Popolo Marino che spinge le sue greggi di grotta in grotta, e si porta in spalla i vitellini ; dei Tritoni che hanno lunghe barbe verdi , e petti villosi, e soffiano in conchiglie ritorte al passaggio del Re; del palazzo del Re che è tutto d'ambra , con un tetto di limpido smeraldo, e un pavimento di perla lucente; e dei giardini del mare in cui i grandi ventagli di filigrana di corallo ondeggiano tutto il giorno, e i pesci guizzano qua e là come uccelli d'argento, e gli anemoni sono incollati alle rocce, e i dianti germogliano nella ondulata sabbia gialla. Cantava delle grandi balene che scendono dai mari del nord e hanno aguzze stalattiti di ghiaccio appese alle pinne; delle Sirene che narrano cose così meravigliose che i mercanti debbono turarsi le orecchie con la cera per non udirle, e balzare in acqua e annegare; delle galere affondate con i loro alti alberi maestri, e i marinai gelati aggrappati al sartiame, e lo sgombro che entra ed esce dai boccaporti spalancati; dei piccoli cirripedi che sono grandi viaggiatori, e si attaccano alle chiglie delle navi, e continuano a girare il mondo; e delle seppie che vivono nelle pareti delle scogliere e distendono le loro lunghe braccia nere, e possono far scendere la notte quando vogliono. Cantava del nautilo che ha una sua barca intagliata in un opale e spinta da una vela di seta; dei felici Tritoni che
suonano arpe e sanno addormentare con l'inganno il grande Kraken; dei bambinetti che catturano gli scivolosi marsuini e ridendo li cavalcano; delle Sirene che giacciono nella bianca spuma e tendono le braccia ai marinai; e dei leoni marini con le loro zanne ricurve, e dei cavalli marini con le loro fluttuanti criniere.
E mentre cantava, tutti i tonni salivano dagli abissi ad ascoltarla, ed il giovane Pescatore scagliava le sue reti e li catturava, e altri ne prendeva con un arpione. E quando la sua barca era ben carica, la Sirena scivolava di nuovo dentro il mare, sorridendogli.
Però non gli veniva mai abbastanza vicino da lasciarsi toccare. Spesso lui la chiamava e la pregava, ma lei non voleva; e quando lui tentò di catturarla, lei si tuffò nell'acqua come potrebbe tuffarsi una foca, né egli la rivide quel giorno. E ogni giorno il suono della voce di lei diveniva più dolce alle sue orecchie. Tanto dolce era la sua voce, che lui dimenticava le sue reti e la sua destrezza e non si curava più del suo mestiere. Con pinne verdi e occhi d'oro bugnato, i tonni passavano a branchi, ma lui non li guardava nemmeno. La fiocina gli giaceva inattiva al fianco, e vuoti erano i suoi canestri di giunchi ritorti. Con labbra dischiuse , e occhi annebbiati dalla meraviglia, se ne stava ozioso nella sua barca e ascoltava, ascoltava finchè le nebbie marine non gli strisciavano intorno, e la vagante luna gli macchiava d'argento le membra brune.
E una sera egli la chiamò, e disse:"Piccola Sirena, piccola Sirena, io ti amo. Prendimi come tuo sposo, perchè io ti amo"
Ma la Sirena scosse il capo."Tu hai un'anima umana"rispose."Se allontanassi la tua anima, allora potrei amarti."
E il giovane Pescatore si disse,"A cosa mi serve la mia anima? Non posso vederla. Non posso toccarla. Non la conosco. Certo che l'allontanerò,e grande sarà la mia felicità".E un grido di gioia gli proruppe dalle labbra, e ritto sulla barca dipinta tese le braccia alla Sirena.
"Allontanerò la mia anima" gridò, "e tu sarai la mia sposa, e io sarò il tuo sposo, e negli abissi del mare abiteremo insieme , e tutto quello di cui mi hai cantato me lo mostrerai, e tutto quello che desideri io lo farò, nè le nostre vite saranno divise".
E la piccola Sirena rise dal piacere e si nascose il viso tra le mani.
"Ma come posso allontanare la mia anima?"gridò il giovane Pescatore."Dimmi come posso farlo, ed ecco che sarà fatto."
"Ahimé! Io non lo so" disse la piccola Serena:"Il popolo Marino non ha anima".
E sprofondò negli abissi, guardandola con grande tristezza.
Ora la mattina dopo di buon'ora, prima che il sole si fosse alzato di un palmo sulla collina, il giovane Pescatore andò alla casa del Prete e bussò alla porta tre volte.Il novizio guardò dal cancelletto e quando vide chi era , tirò il catenaccio e gli disse,"Entra".
E il giovane Pescatore entrò, e si inginocchiò sulle canne dolceodoranti del pavimento, e chiamò il Prete che stava leggendo il Libro Santo, e gli disse, "Padre, io sono innamorato di una del Popolo Marino, e la mia anima mi impedisce di coronare il mio desiderio. Dimmi come posso allontanare la mia anima,perchè veramente non ne ho bisogno. A che cosa mi serve la mia anima?Non posso vederla. Non posso toccarla. Non la conosco."
E il Prete si picchiò il petto e rispose;"Ahimé, ahimé, tu sei pazzo, o hai mangiato un'erba velenosa,poichè l'anima è la parte più nobile dell'uomo, e ci è stata data da Dio affinchè nobilmente la usiamo.Non c'è cosa più preziosa di un'anima umana,nè cosa terrestre che possa esserle paragonata. vale tutto l'oro che c'è al mondo,ed è più preziosa dei rubini dei re. Perciò, figlio mio, non pensare più a questa cosa, perchè è un peccato che non può incontrare perdono.E quanto al Popolo Marino, loro sono perduti, e coloro che hanno traffici con quella gente sono anch'essi perduti.. Sono come gli animali del campo che non distinguono il bene dal male, e non è per loro che il Signore è morto."
Gli occhi del giovane Pescatore si riempirono di lacrime alle parole amare del Prete, ed egli si alzò in piedi e gli disse,"Padre, i Fauni vivono nella foresta e sono felici, e sugli scogli siedono i Tritoni con le loro arpe di rosso oro. Lasciami essere come loro, ti supplico, perchè i loro giorni sono come i giorni dei fiori.. E quanto alla mia anima, a che mi giova la mia anima, se si frappone fra me e la persona che amo?"
"L'amore del corpo è vile" gridò il Prete, corrugando la fronte,"vili e malvagie sono le cose pagane cui Dio consente di vagare per il suo mondo. Maledetti siano i Fauni del Bosco, e maledetti siano i canterini del mare! Li ho sentiti di notte ed hanno tentato di distrarmi dal mio rosario. Bussano alla finestra e ridono. Mi sussurrano alle orecchie la storia delle loro gioie pericolose. Mi tentano con tentazioni , e quando vorrei pregare mi fanno le smorfie. Sono perduti, ti dico, sono perduti. Per loro non esiste nè cielo nè inferno, e in nessuno dei due luoghi loderanno il nome di Dio."
"Padre", gridò il giovane Pescatore, " tu non sai quello che dici. Una volta nella mia rete ho catturato la figlia di un Re. E' più bella della stella del mattino, e più bianca della luna. Per il suo corpo darei la mia anima, e per il suo amore rinuncerei al cielo. Dimmi quello che ti chiedo, e lasciami andare in pace."
"Via! Via!"gridò il Prete"quella tua druda è perduta ,e tu sarai perduto con lei."
E non gli impartì la benedizione, ma lo scacciò dalla sua porta.
E il giovane Pescatore andò nella piazza del Mercato, e camminava lentamente, e a capo chino, come chi è immerso nel dolore.
E quando i mercanti lo videro arrivare , cominciarono a sussurrare tra loro , e uno di loro gli andò incontro , e lo chiamò per nome , e gli disse : " Che cosa hai da vendere ? "
" Voglio vendere la mia anima - rispose lui - ti prego , compramela , perché mi è venuta a noia . A che cosa mi serve la mia anima ? Non posso vederla . Non posso toccarla . Non la conosco ".
Ma i mercanti lo schernirono , e dissero : " Che ce ne facciamo noi dell'anima di un uomo ? Non vale un pezzettino d'argento . Vendici il tuo corpo come schiavo , e ti vestiremo di porpora marina , e ti metteremo un anello al dito , e faremo di te il trastullo favorito della grande Regina . Ma non parlare di anima , poiché per noi non è niente , né ha alcun valore per il nostro servizio ".
E il giovane Pescatore si disse :' Che cosa strana è questa ! Il Prete mi dice che l'anima vale tutto l'oro del mondo , e i mercanti dicono che non vale un pezzetto d'argento .'
E uscì dalla piazza del Mercato , e andò sulla sponda del mare , e si mise a riflettere sul da farsi .
E a mezzodì ricordò come un suo compagno , che faceva il raccoglitore di finocchio marino , gli aveva detto di una certa giovane Strega che dimorava in una grotta in capo alla baia , ed era molto abile nelle sue stregonerie . E lui prese e andò subito , tanto ansioso era di liberarsi della sua anima , e una nube di polvere lo seguì mentre faceva il periplo della spiaggia . Dal prurito nel palmo della mano la giovane Strega seppe del suo arrivo , e rise , e si sciolse i capelli rossi . Con i capelli rossi sparsi sulle spalle , stette ferma sull'ingresso della grotta , e in mano aveva un ramoscello di cicuta selvatica che era in fiore .
" Che ti manca ? Che ti manca ? - esclamò , quando lui arrivò ansante su per il pendio , e si inchinò davanti a lei . - Pesce per la tua rete , quando il vento è cattivo ? Ho una piccola zampogna di canna , e quando vi soffio i muggini entrano nella baia . Ma ha un prezzo , bel ragazzo , ha un prezzo . Che ti manca ? Che ti manca ? Una tempesta che affondi le navi , e porti a riva i cassoni pieni di tesori ? Ho più tempeste del vento , perché io servo uno che è più forte del vento , e con un setaccio e un secchio d'acqua posso mandare le grandi galere sul fondo del mare . Ma ho un prezzo , bel ragazzo , ho un prezzo . Che ti manca ? Che ti manca ? Conosco un fiore che cresce nella valle, non lo conosce nessun altro . Ha i petali purpurei e una stella nel cuore, e il suo succo è bianco come il latte . Se toccassi con questo fiore le dure labbra della Regina , lei ti seguirebbe per tutto il mondo . Dal letto del Re si alzerebbe , e per tutto il mondo ti seguirebbe . E ha un prezzo , bel ragazzo , ha un prezzo . Che ti manca ? Che ti manca ? So pestare un
rospo in un mortaio , e farne un brodo , e mescolare il brodo con una mano di morto . Spruzzalo sul tuo nemico mentre dorme , e costui diventerà una nera vipera , e la sua stessa madre lo ammazzerà . Con una ruota so tirar via la luna dal cielo , e in un cristallo posso mostrarti la Morte . Che ti manca ? Che ti manca ? Dimmi il tuo desiderio e te lo darò , e tu mi pagherai un prezzo , bel ragazzo , tu mi pagherai un prezzo ."
" Io non desidero che una piccola cosa - disse il giovane Pescatore - pure , il Prete si è adirato con me , e mi ha scacciato . È solo una piccola cosa , e i mercanti mi hanno schernito e me l'hanno negata . Per questo sono venuto da te , benché gli uomini ti dicano malvagia , e qualunque sia il tuo prezzo , lo pagherò ."
" Che cosa vorresti ? "chiese la Strega , venendogli vicino.
" Voglio allontanare da me la mia anima " rispose il giovane Pescatore.
La Strega impallidì , e rabbrividì , e si nascose il viso nel manto azzurro .
" Bel ragazzo , bel ragazzo -mormorò - è una cosa terribile questa ".
Lui gettò indietro i ricci castani e rise . " Non mi importa niente della mia anima .- rispose - Non posso vederla . Non posso toccarla . Non la conosco ."
Quando il vento soffiava dalla terra non prendeva nulla, o al massimo poca cosa, perchè era un vento amaro, dalle ali nere, e onde aspre gli si levavano contro. Ma quando il vento soffiava verso riva, i pesci venivano su dal profondo, e nuotavano nelle maglie delle sue reti, e lui li portava al mercato e li vendeva.
Ogni sera il giovane Pescatore usciva in mare,e una sera la rete era così pesante che non riusciva a tirarla nella barca. E lui rise e si disse,"Certo ho preso tutti i pesci che nuotano, o ho intrappolato qualche stupido mostro che sarà una meraviglia per gli uomini, o qualche cosa di orrendo che la grande Regina vorrà per sé" e chiamando a raccolta tutte le sue forze, tirò le ruvide funi finchè, come linee di smalto azzurro intorno a un vaso di bronzo, sulle braccia non gli si gonfiarono le lunghe vene. Tirò le funi sottili, e sempre più vicino venne il cerchio di piatti sugheri, e da ultimo la rete affiorò sul pelo dell'acqua.
Ma dentro non c'era nessun pesce, nè mostro o niente di orrendo; c'era solo una piccola Sirena placidamente addormentata.
Costei aveva la chioma come un umido vello d'oro, e ogni singolo capello come un filo di oro fino in una tazza di vetro. Il suo corpo era come bianco avorio, e la sua coda era di argento e perla. Argento e perla era la sua coda, con intorno inanellate le verdi alghe del mare; e come conchiglie marine erano le sue orecchie, e le sue labbra erano come corallo marino. Le fredde onde le battevano sui freddi seni, e il sale le luccicava sulle ciglia.
Talmente bella era lei che quando il giovane Pescatore la vide si riempì di meraviglia e tese la mano e tirò a sé la rete, e chinandosi su un fianco la serrò fra le braccia. E quando la toccò, ella emise un grido come quello di un gabbiano spaventato, e si destò, e lo guardò terrorizzata con i suoi occhi lillà come l'ametista, e si dibattè per liberarsi. Ma il giovane Pescatore se la tenne stretta e non la lasciò andar via.
E quando capì di non potergli sfuggire in alcun modo, lei si mise a piangere, e disse, "Ti prego, lasciami andare, perchè sono l'unica figlia di un Re, e mio padre è anziano e solo".
Ma il giovane Pescatore rispose,"Non ti lascerò andare se non mi prometterai che ogniqualvolta ti chiamerò, tu verrai a cantare per me, perchè i pesci amano ascoltare il canto del Popolo Marino, e così le mie reti saranno piene".
"Davvero mi lascerai andare se ti prometto questo?""esclamò la Sirena.
"In tutta verità ti lascerò andare"disse il giovane Pescatore.
Così lei gli fece la promessa che lui desiderava, e giurò col giuramento del Popolo Marino. E lui allentò la stretta delle braccia che la circondavano, e lei sprofondò nell'acqua, tremante di una strana paura.
Ogni sera il giovane Pescatore usciva in mare, e chiamava la Sirena, e lei sorgeva dall'acqua e cantava per lui. E sempre intorno a lei nuotavano i delfini, e i gabbiani selvaggi le turbinavano sul capo.
E lei cantava un canto meraviglioso. Poichè cantava del Popolo Marino che spinge le sue greggi di grotta in grotta, e si porta in spalla i vitellini ; dei Tritoni che hanno lunghe barbe verdi , e petti villosi, e soffiano in conchiglie ritorte al passaggio del Re; del palazzo del Re che è tutto d'ambra , con un tetto di limpido smeraldo, e un pavimento di perla lucente; e dei giardini del mare in cui i grandi ventagli di filigrana di corallo ondeggiano tutto il giorno, e i pesci guizzano qua e là come uccelli d'argento, e gli anemoni sono incollati alle rocce, e i dianti germogliano nella ondulata sabbia gialla. Cantava delle grandi balene che scendono dai mari del nord e hanno aguzze stalattiti di ghiaccio appese alle pinne; delle Sirene che narrano cose così meravigliose che i mercanti debbono turarsi le orecchie con la cera per non udirle, e balzare in acqua e annegare; delle galere affondate con i loro alti alberi maestri, e i marinai gelati aggrappati al sartiame, e lo sgombro che entra ed esce dai boccaporti spalancati; dei piccoli cirripedi che sono grandi viaggiatori, e si attaccano alle chiglie delle navi, e continuano a girare il mondo; e delle seppie che vivono nelle pareti delle scogliere e distendono le loro lunghe braccia nere, e possono far scendere la notte quando vogliono. Cantava del nautilo che ha una sua barca intagliata in un opale e spinta da una vela di seta; dei felici Tritoni che
suonano arpe e sanno addormentare con l'inganno il grande Kraken; dei bambinetti che catturano gli scivolosi marsuini e ridendo li cavalcano; delle Sirene che giacciono nella bianca spuma e tendono le braccia ai marinai; e dei leoni marini con le loro zanne ricurve, e dei cavalli marini con le loro fluttuanti criniere.
E mentre cantava, tutti i tonni salivano dagli abissi ad ascoltarla, ed il giovane Pescatore scagliava le sue reti e li catturava, e altri ne prendeva con un arpione. E quando la sua barca era ben carica, la Sirena scivolava di nuovo dentro il mare, sorridendogli.
Però non gli veniva mai abbastanza vicino da lasciarsi toccare. Spesso lui la chiamava e la pregava, ma lei non voleva; e quando lui tentò di catturarla, lei si tuffò nell'acqua come potrebbe tuffarsi una foca, né egli la rivide quel giorno. E ogni giorno il suono della voce di lei diveniva più dolce alle sue orecchie. Tanto dolce era la sua voce, che lui dimenticava le sue reti e la sua destrezza e non si curava più del suo mestiere. Con pinne verdi e occhi d'oro bugnato, i tonni passavano a branchi, ma lui non li guardava nemmeno. La fiocina gli giaceva inattiva al fianco, e vuoti erano i suoi canestri di giunchi ritorti. Con labbra dischiuse , e occhi annebbiati dalla meraviglia, se ne stava ozioso nella sua barca e ascoltava, ascoltava finchè le nebbie marine non gli strisciavano intorno, e la vagante luna gli macchiava d'argento le membra brune.
E una sera egli la chiamò, e disse:"Piccola Sirena, piccola Sirena, io ti amo. Prendimi come tuo sposo, perchè io ti amo"
Ma la Sirena scosse il capo."Tu hai un'anima umana"rispose."Se allontanassi la tua anima, allora potrei amarti."
E il giovane Pescatore si disse,"A cosa mi serve la mia anima? Non posso vederla. Non posso toccarla. Non la conosco. Certo che l'allontanerò,e grande sarà la mia felicità".E un grido di gioia gli proruppe dalle labbra, e ritto sulla barca dipinta tese le braccia alla Sirena.
"Allontanerò la mia anima" gridò, "e tu sarai la mia sposa, e io sarò il tuo sposo, e negli abissi del mare abiteremo insieme , e tutto quello di cui mi hai cantato me lo mostrerai, e tutto quello che desideri io lo farò, nè le nostre vite saranno divise".
E la piccola Sirena rise dal piacere e si nascose il viso tra le mani.
"Ma come posso allontanare la mia anima?"gridò il giovane Pescatore."Dimmi come posso farlo, ed ecco che sarà fatto."
"Ahimé! Io non lo so" disse la piccola Serena:"Il popolo Marino non ha anima".
E sprofondò negli abissi, guardandola con grande tristezza.
Ora la mattina dopo di buon'ora, prima che il sole si fosse alzato di un palmo sulla collina, il giovane Pescatore andò alla casa del Prete e bussò alla porta tre volte.Il novizio guardò dal cancelletto e quando vide chi era , tirò il catenaccio e gli disse,"Entra".
E il giovane Pescatore entrò, e si inginocchiò sulle canne dolceodoranti del pavimento, e chiamò il Prete che stava leggendo il Libro Santo, e gli disse, "Padre, io sono innamorato di una del Popolo Marino, e la mia anima mi impedisce di coronare il mio desiderio. Dimmi come posso allontanare la mia anima,perchè veramente non ne ho bisogno. A che cosa mi serve la mia anima?Non posso vederla. Non posso toccarla. Non la conosco."
E il Prete si picchiò il petto e rispose;"Ahimé, ahimé, tu sei pazzo, o hai mangiato un'erba velenosa,poichè l'anima è la parte più nobile dell'uomo, e ci è stata data da Dio affinchè nobilmente la usiamo.Non c'è cosa più preziosa di un'anima umana,nè cosa terrestre che possa esserle paragonata. vale tutto l'oro che c'è al mondo,ed è più preziosa dei rubini dei re. Perciò, figlio mio, non pensare più a questa cosa, perchè è un peccato che non può incontrare perdono.E quanto al Popolo Marino, loro sono perduti, e coloro che hanno traffici con quella gente sono anch'essi perduti.. Sono come gli animali del campo che non distinguono il bene dal male, e non è per loro che il Signore è morto."
Gli occhi del giovane Pescatore si riempirono di lacrime alle parole amare del Prete, ed egli si alzò in piedi e gli disse,"Padre, i Fauni vivono nella foresta e sono felici, e sugli scogli siedono i Tritoni con le loro arpe di rosso oro. Lasciami essere come loro, ti supplico, perchè i loro giorni sono come i giorni dei fiori.. E quanto alla mia anima, a che mi giova la mia anima, se si frappone fra me e la persona che amo?"
"L'amore del corpo è vile" gridò il Prete, corrugando la fronte,"vili e malvagie sono le cose pagane cui Dio consente di vagare per il suo mondo. Maledetti siano i Fauni del Bosco, e maledetti siano i canterini del mare! Li ho sentiti di notte ed hanno tentato di distrarmi dal mio rosario. Bussano alla finestra e ridono. Mi sussurrano alle orecchie la storia delle loro gioie pericolose. Mi tentano con tentazioni , e quando vorrei pregare mi fanno le smorfie. Sono perduti, ti dico, sono perduti. Per loro non esiste nè cielo nè inferno, e in nessuno dei due luoghi loderanno il nome di Dio."
"Padre", gridò il giovane Pescatore, " tu non sai quello che dici. Una volta nella mia rete ho catturato la figlia di un Re. E' più bella della stella del mattino, e più bianca della luna. Per il suo corpo darei la mia anima, e per il suo amore rinuncerei al cielo. Dimmi quello che ti chiedo, e lasciami andare in pace."
"Via! Via!"gridò il Prete"quella tua druda è perduta ,e tu sarai perduto con lei."
E non gli impartì la benedizione, ma lo scacciò dalla sua porta.
E il giovane Pescatore andò nella piazza del Mercato, e camminava lentamente, e a capo chino, come chi è immerso nel dolore.
E quando i mercanti lo videro arrivare , cominciarono a sussurrare tra loro , e uno di loro gli andò incontro , e lo chiamò per nome , e gli disse : " Che cosa hai da vendere ? "
" Voglio vendere la mia anima - rispose lui - ti prego , compramela , perché mi è venuta a noia . A che cosa mi serve la mia anima ? Non posso vederla . Non posso toccarla . Non la conosco ".
Ma i mercanti lo schernirono , e dissero : " Che ce ne facciamo noi dell'anima di un uomo ? Non vale un pezzettino d'argento . Vendici il tuo corpo come schiavo , e ti vestiremo di porpora marina , e ti metteremo un anello al dito , e faremo di te il trastullo favorito della grande Regina . Ma non parlare di anima , poiché per noi non è niente , né ha alcun valore per il nostro servizio ".
E il giovane Pescatore si disse :' Che cosa strana è questa ! Il Prete mi dice che l'anima vale tutto l'oro del mondo , e i mercanti dicono che non vale un pezzetto d'argento .'
E uscì dalla piazza del Mercato , e andò sulla sponda del mare , e si mise a riflettere sul da farsi .
E a mezzodì ricordò come un suo compagno , che faceva il raccoglitore di finocchio marino , gli aveva detto di una certa giovane Strega che dimorava in una grotta in capo alla baia , ed era molto abile nelle sue stregonerie . E lui prese e andò subito , tanto ansioso era di liberarsi della sua anima , e una nube di polvere lo seguì mentre faceva il periplo della spiaggia . Dal prurito nel palmo della mano la giovane Strega seppe del suo arrivo , e rise , e si sciolse i capelli rossi . Con i capelli rossi sparsi sulle spalle , stette ferma sull'ingresso della grotta , e in mano aveva un ramoscello di cicuta selvatica che era in fiore .
" Che ti manca ? Che ti manca ? - esclamò , quando lui arrivò ansante su per il pendio , e si inchinò davanti a lei . - Pesce per la tua rete , quando il vento è cattivo ? Ho una piccola zampogna di canna , e quando vi soffio i muggini entrano nella baia . Ma ha un prezzo , bel ragazzo , ha un prezzo . Che ti manca ? Che ti manca ? Una tempesta che affondi le navi , e porti a riva i cassoni pieni di tesori ? Ho più tempeste del vento , perché io servo uno che è più forte del vento , e con un setaccio e un secchio d'acqua posso mandare le grandi galere sul fondo del mare . Ma ho un prezzo , bel ragazzo , ho un prezzo . Che ti manca ? Che ti manca ? Conosco un fiore che cresce nella valle, non lo conosce nessun altro . Ha i petali purpurei e una stella nel cuore, e il suo succo è bianco come il latte . Se toccassi con questo fiore le dure labbra della Regina , lei ti seguirebbe per tutto il mondo . Dal letto del Re si alzerebbe , e per tutto il mondo ti seguirebbe . E ha un prezzo , bel ragazzo , ha un prezzo . Che ti manca ? Che ti manca ? So pestare un
rospo in un mortaio , e farne un brodo , e mescolare il brodo con una mano di morto . Spruzzalo sul tuo nemico mentre dorme , e costui diventerà una nera vipera , e la sua stessa madre lo ammazzerà . Con una ruota so tirar via la luna dal cielo , e in un cristallo posso mostrarti la Morte . Che ti manca ? Che ti manca ? Dimmi il tuo desiderio e te lo darò , e tu mi pagherai un prezzo , bel ragazzo , tu mi pagherai un prezzo ."
" Io non desidero che una piccola cosa - disse il giovane Pescatore - pure , il Prete si è adirato con me , e mi ha scacciato . È solo una piccola cosa , e i mercanti mi hanno schernito e me l'hanno negata . Per questo sono venuto da te , benché gli uomini ti dicano malvagia , e qualunque sia il tuo prezzo , lo pagherò ."
" Che cosa vorresti ? "chiese la Strega , venendogli vicino.
" Voglio allontanare da me la mia anima " rispose il giovane Pescatore.
La Strega impallidì , e rabbrividì , e si nascose il viso nel manto azzurro .
" Bel ragazzo , bel ragazzo -mormorò - è una cosa terribile questa ".
Lui gettò indietro i ricci castani e rise . " Non mi importa niente della mia anima .- rispose - Non posso vederla . Non posso toccarla . Non la conosco ."
Il Pescatore E La Sua Anima - Oscar Wilde - SECONDA PARTE
" Che cosa mi darai se ti dirò come fare ? " chiese la Strega , guardandolo con i begli occhi.
" Cinque pezzi d'oro - disse lui - e le mie reti, e la casa di canne dove vivo , e la barca dipinta con cui vado in mare . Dimmi solo come liberarmi della mia anima , e ti darò tutto quello che possiedo ."
Lei rise prendendosi gioco di lui , e lo colpì col rametto di cicuta . " Io posso trasformare in oro le foglie d'autunno - rispose - e posso intessere in argento i pallidi raggi della luna , se voglio . Colui che servo è più ricco di tutti i re di questo mondo , e i loro domini gli appartengono . "
" Che cosa potrò dunque darti ? - gridò lui - se il tuo prezzo non è né oro né argento ? "
La Strega gli accarezzò i capelli con la sottile mano bianca . " Devi danzare con me , bel ragazzo " sussurrò , e gli sorrise mentre parlava.
" Nient'altro che questo ? " esclamò il giovane Pescatore , stupito , e si alzò in piedi .
" Nient'altro che questo " rispose lei , e gli sorrise di nuovo.
" Allora al tramonto in qualche posto segreto danzeremo assieme - disse lui - e quando avremo danzato tu mi dirai la cosa che deidero sapere ."
Lei scosse il capo ." Quando la luna è piena, quando la luna è piena " mormorò . Poi si guardò intorno e stette in ascolto . Un uccello azzurro si levò stridendo dal suo nido e tracciò un cerchio sulle dune , e tre uccelli maculati stormirono attraverso la ruvida erba grigia e fischiarono . Non c'era altro rumore se non quello , sotto , di un'onda che tormentava i ciottoli lisci . Così lei tese la mano , e lo attirò a sé e gli avvicinò
all'orecchio le aride labbra .
" Questa notte tu devi venire sulla cima del monte. - sussurrò - E' un Sabato , e Lui vi sarà ."
Il giovane Pescatore trasalì e la guardò , e lei gli mostrò i denti bianchi e rise .
" Chi è Colui di cui parli ? " chiese.
" Non importa. - rispose lei - Tu vieni questa notte , e fermati sotto i rami del carpino, e aspetta il mio arrivo . Se un cane nero ti corre incontro , colpiscilo con una verga di salice , e quello se ne andrà . Se un gufo ti parla , non rispondergli . Quando la luna sarà piena , io sarò con te , e danzeremo assieme sull'erba ."
" Ma mi giuri che mi dirai come potrò allontanare da me la mia anima ? " domandò lui.
Lei si spostò nella luce del sole , e nei suoi capelli rossi scherzò il vento ." Per gli zoccoli della capra te lo giuro " rispose.
" Sei la migliore delle streghe - esclamò il giovane Pescatore - e certo io danzerò con te questa notte sulla vetta del monte . Veramente vorrei che mi avessi chiesto oro o argento . Ma sia quello che sia il tuo prezzo , tu lo avrai , perchè non è che poca cosa ."
E si tolse il berretto davanti a lei , e chinò profondamente il capo , e tornò di corsa alla città pieno di una grande gioia.
E la Strega lo guardò andare , e quando lui fu scomparso dalla sua vista , entrò nella grotta , e avendo preso uno specchio da una scatola di legno di cedro intagliato , lo mise sopra una cornice , e bruciò davanti a esso della verbena sul carbone acceso , e scrutò attraverso gli anelli del fumo . E dopo qualche tempo serrò irritata le mani . " Avrebbe dovuto essere mio, - mormorò - non sono meno bella di lei ."E quella sera, quando la luna fu spuntata, il giovane Pescatore salì sulla vetta del monte , e si fermò sotto i rami del carpino. Come uno scudo di metallo lucido il rotondo mare gli giaceva ai piedi, e le ombre dei pescherecci si muovevano nella piccola baia. Un grande gufo, dai gialli occhi di zolfo, lo chiamò per nome, ma lui non rispose. Un cane nero gli corse incontro e ringhiò. Lui lo colpì con una verga di salice, e quello si allontanò gemendo.
A mezzanotte le streghe vennero volando per l'aria come pipistrelli. " Pfui !- gridarono, atterrando, - qui c'è qualcuno che non conosciamo !" e annusarono qua e là, e scambiarono chiacchiere, e fecero segni. Ultima fra tutte venne la Strega giovane, coi suoi capelli sciolti al vento. Portava un vestito di stoffa d'oro ricamata a occhi di pavone, e aveva sul capo un berrettuccio di velluto verde.
" Dov'è? Dov'è? "strillarono le streghe alla sua vista , ma lei si limitò a ridere, e corse al carpino, e prendendo per mano il Pescatore lo guidò fuori nella luce della luna e si mise a danzare.
In molti giri vorticarono, e la giovane Strega saltava così in alto che lui poteva vedere i tacchi rossi delle sue scarpe. Poi proprio in mezzo ai danzatori venne il rumore di un cavallo al galoppo, ma non si vedeva nessun cavallo, e lui ebbe paura.
" Più svelto " gridò la Strega, e gli gettò le braccia al collo, e lui sentì il suo alito caldo sul viso. " Più svelto, più svelto !" gridò, e la terra parve girargli sotto i piedi , e il cervello gli si annebbiò, e un gran terrore gli piombò addosso, come di qualcosa di malvagio che lo stesse osservando, e da ultimo si rese conto che sotto l'ombra di una roccia si vedeva una figura che prima non c'era.
Era un uomo in un abito di velluto nero, tagliato alla foggia spagnola. Il suo volto era di un pallore strano, ma la sua bocca era simile a un fiero fiore rosso.Sembrava stanco, e stava reclinato all'indietro in atto di giocherellare irrequieto con il pomo del suo pugnale. Sull'erba accanto a lui era posato un cappello piumato, con un paio di guanti da sella bordati di pizzo dorato, e ricamati a perline disposti in un curioso monogramma. Un corto mantello foderato di zibellino gli pendeva dalla spalla , e le sue mani bianche e delicate erano inanellate di gemme. Pesanti ciglia gli incombevano sugli occhi.
Il giovane Pescatore lo guardò, come preso in un incantesimo. Da ultimo i loro occhi si incontrarono, e dovunque danzava gli pareva di avere addosso gli occhi di quell'uomo. Sentì ridere la Strega, e la cinse alla vita, e la fece turbinare follemente, più e più volte. D'un tratto un cane abbaiò nel bosco, e i danzatori si fermarono, e avanzando a due a due, si inginocchiarono e baciarono le mani all'uomo. Mentre facevano questo, un sorrisetto sfiorava le labbra orgogliose di costui, come l'ala di un uccello sfiora l'acqua e
la fa ridere. Ma nel suo riso c'era dell'arroganza. Non cessava di guardare il giovane Pescatore.
" Su ! Adoriamo " sussurrò la Strega , e lo guidò, e lui fu preso da un gran desiderio di fare come lei gli chiedeva e la seguì. Ma quando gli fu vicino, e senza sapere perché lo faceva, si tracciò sul petto il segno della croce, e invocò il santo nome.
Non aveva fatto in tempo a compiere quel gesto, che le streghe stridettero come falchi e volarono via, e il pallido volto che lo aveva osservato fu contorto da uno spasimo di dolore. L'uomo andò in un boschetto e fischiò. Un ginnetto bardato d'argento gli venne incontro di corsa. Balzando in sella l'uomo si voltò, e guardò con tristezza il giovane Pescatore.
E la Strega dai capelli rossi tentò di volare via anche lei, ma il Pescatore la afferrò per i polsi, e la tenne ferma.
" Lasciami - gridò lei - e fammi andare. Perché tu hai nominato quello che non si deve nominare, e mostrato il segno che non può essere guardato."
" No - rispose lui - non ti lascio andare finché non mi avrai detto il segreto."
" Quale segreto ? " disse la Strega, lottando con lui come un gatto selvatico , e mordendosi le labbra chiazzate di spuma.
" Lo sai " rispose lui.
Gli occhi di lei, verdi come l'erba, si annebbiarono di lacrime, e lei disse al Pescatore :
" Chiedimi qualunque cosa ma non questa !"
Lui rise, e la strinse ancora più forte.
E vedendo che non poteva liberarsi, lei gli sussurrò : " Certo io non sono meno bella della figlia del mare , né meno avvenente di coloro che dimorano nelle acque azzurre" e gli fece delle moine e avvicinò il viso al suo.
Ma lui la respinse accigliandosi, e le disse : " Se non mantieni la promessa che mi hai fatto, ti ammazzerò come merita una strega mentitrice." Lei diventò grigia come un fiore dell'albero di Giuda, e rabbrividì. " Sia - mormorò - L'anima è tua, non mia. Fanne quello che vuoi."
E si tolse dalla cinta un coltellino dall'impugnatura di verde pelle di vipera, e glielo diede.
"A cosa mi servirà questo ?" le chiese lui, perplesso.
Lei tacque per qualche momento, e un'espressione di terrore le venne sul viso.
Poi si scansò i capelli dalla fronte, e con un sorriso strano, gli disse : " Quello che gli uomini chiamano ombra del corpo non è l'ombra del corpo, bensì il corpo dell'anima.Fermati sulla sponda del mare con le spalle alla luna, e tagliati dai piedi l'ombra, che è il corpo della tua anima , e di' alla tua anima di lasciarti, e lei ti lascerà."
Il giovane Pescatore tremò. " È vero ?" mormorò." È vero, e vorrei non avertelo detto " gridò lei, e gli abbracciò le ginocchia piangendo. Lui la scansò da sè , e la lasciò nell'erba rigogliosa, e andando al bordo della montagna si mise il coltello nella cintola e iniziò la discesa.
E la sua Anima, che era dentro di lui, lo chiamò e disse :" Ecco ! Io abito dentro di te da tutti questi anni , e sono stata tua serva . Non scacciarmi ora, perché quale male ti ho fatto ?"
E il giovane Pescatore rise. " Tu non mi hai fatto alcun male, ma io non ho bisogno di te - rispose - Il mondo è vasto, e c'è anche il Cielo, l'Inferno, e quella oscura casa del crepuscolo fra i due. Va' dovunque vuoi, ma non disturbarmi, poiché l'amore mio mi chiama."
E la sua Anima lo supplicò pietosamente, ma lui non le diede ascolto, ma saltò di crepaccio in crepaccio, con piede sicuro come una capra, e da ultimo arrivò al livello del mare e alla gialla sponda.
Con membra bronzee e ben costruito come una statua foggiata da un greco si fermò sulla sabbia con le spalle rivolte alla luna, e dalla spuma uscirono bianche braccia che lo chiamavano, e dalle onde sorsero forme indistinte che gli resero omaggio. Davanti a lui giaceva la sua ombra, che era il corpo della sua anima, e dietro di lui pendeva la luna nell'aria color miele.
E la sua Anima gli disse : " Se veramente devi scacciarmi da te, non mandarmi via senza un cuore. Il mondo è crudele, dammi il tuo cuore perché io lo porti con me."
Lui gettò indietro il capo e sorrise." Con che cosa potrei amare il mio amore se dessi il mio cuore a te ?" esclamò.
" No, abbi pietà - disse la sua Anima - dammi il tuo cuore perché il mondo è molto crudele, e io ho paura."
" Il mio cuore è del mio amore - rispose lui - perciò non indugiare, vattene."
" Non posso amare anch'io ?" chiese la sua Anima.
" Vattene, perché non ho bisogno di te " gridò il giovane Pescatore , e prese il coltellino dal manico di verde pelle di vipera, e si tagliò l'ombra dai piedi, e questa si alzò e si eresse davanti a lui, e lo guardò, ed era esattamente come lui.
Lui indietreggiò, e si cacciò il coltello nella cintola, e una sensazione di terrore gli venne addosso." Vattene - mormorò - e non farmi più vedere il tuo viso."
" No, ci dovremo incontrare ancora " disse l'Anima.
La sua voce era bassa e flautata, e le sue labbra quasi non si muovevano.
" Come ci incontreremo ? - esclamò il giovane Pescatore - Non mi seguirai mica negli abissi del mare !"
" Una volta ogni anno io verrò in questo luogo, e ti chiamerò - disse l'Anima - Chissà che tu non abbia bisogno di me."
" Che bisogno di te potrei avere ? - esclamò il giovane Pescatore - ma sia come vuoi "e si
tuffò nell'acqua, e i Tritoni suonarono i loro corni, e la piccola Sirena venne su a incontrarlo, e gli circondò il collo con le braccia e lo baciò sulla bocca.
E l'Anima sostò sulla spiaggia solitaria e li guardò. E quando furono sprofondati nel mare, si avviò piangendo verso le paludi .
E in capo a un anno l'Anima scese alla sponda del mare e chiamò il giovane Pescatore, e questi venne su dagli abissi e disse : " Perché mi chiami ?"
E l'Anima rispose : "Avvicinati, che io possa parlarti, perché ho visto cose meravigliose."
Così lui si avvicinò, e si coricò dove l'acqua era poco profonda, e si poggiò il capo sulla mano e ascoltò.
E l'Anima gli disse : " Quando ti lasciai volsi il viso a Oriente e mi misi in viaggio. Dall'Oriente viene tutto quello che è saggio. Per sei giorni viaggiai e al mattino del settimo giorno giunsi a un colle che si trova nel paese dei Tartari. Mi misi a sedere sotto l'ombra di un albero di tamerice per difendermi dal sole. La terra era secca e bruciata dal caldo. La gente andava avanti e indietro sulla pianura come mosche striscianti su un
piatto di lucido rame. Quando fu mezzogiorno una nuvola di polvere rossa si levò dal piatto bordo del paese. Alla sua vista, i Tartari accordarono i loro archi dipinti , e balzati in groppa ai loro cavallini, le galopparono incontro. Le donne fuggirono urlando ai carri, e si nascosero dietro le tende di feltro.
Al crepuscolo i Tartari tornarono, ma cinque di loro mancavano, e di quelli che tornavano non pochi erano feriti. Legarono i cavalli ai carri e partirono in tutta fretta. Tre sciacalli uscirono da una grotta e guardarono nella direzione che quelli avevano preso. Fiutarono in aria con le narici, e si allontanarono al trotto nella direzione opposta.
Al sorgere della luna vidi un fuoco da campo che ardeva sulla pianura, e andai verso di esso. Vi sedeva intorno una compagnia di mercanti, su dei tappeti. I loro cammelli erano dietro, legati a dei picchetti, e i negri che erano i loro servi stavano piantando tende di pelli conciate sulla sabbia, e innalzando un alto muro di fico d'India. Come mi avvicinai ad essi, il capo dei mercanti si alzò ed estrasse la spada e mi chiese cosa volevo.
Io risposi che al mio paese era un Principe, e che ero sfuggito ai Tartari che avevano cercato di farmi schiavo. Il capo sorrise , e mi mostrò cinque teste conficcate su lunghe canne di bambù. Poi mi chiese chi era il profeta di Dio, e io gli risposi Maometto. Quando sentì il nome del falso profeta, si inchinò e mi prese per mano , e mi fece sedere al suo fianco. Un negro mi portò del latte di giumenta in un piatto di legno, e un pezzo di carne di agnello arrosto. All'alba partimmo per il nostro viaggio. Io cavalcavo un cammello dal pelo rosso al fianco del capo, e un corridore ci precedeva con la lancia in pugno. Avevamo i guerrieri da entrambi i lati, e le mule ci seguivano con la mercanzia. C'erano quaranta cammelli nella carovana, e le mule erano due volte quaranta. Andammo dal paese dei Tartari al paese di coloro che maledicono la Luna. Vedemmo i Grifoni custodire il loro oro sulle bianche rocce, e i Dragoni squamosi addormentati nelle loro caverne. Quando passammo sulla montagna trattenemmo il fiato perché le nevi non ci cadessero addosso, e ogni uomo si legò un velo di garza davanti agli occhi. Quando attraversammo le valli i Pigmei ci tirarono frecce dal cavo degli alberi, e di notte sentimmo i selvaggi battere sui loro tamburi. Quando giungemmo alla Torre delle Scimmie deponemmo frutta davanti a loro, e loro non ci nocquero. Quando giungemmo alla Torre dei Serpenti demmo loro latte caldo in ciotole di ottone, e loro ci lasciarono passare. Tre volte nel nostro viaggio giungemmo alle sponde dell'Osso. Lo attraversammo su zattere di legno con grandi vesciche gonfie in pelle. Gli ippopotami si scagliarono contro di noi e tentarono di ammazzarci. Alla loro vista i cammelli tremarono.
I re di ogni città ci imposero pedaggi, ma non ci permisero di varcare le loro porte. Ci gettarono pane oltre le mura, piccole torte di mais arrostite nel miele e pasticci di farina fine piena di datteri. In cambio di ogni cento canestri noi gli davamo un grano d'ambra. Quando gli abitanti dei villaggi ci vedevano arrivare, avvelenavano i pozzi e scappavano sulle vette dei colli. Ci battemmo con i Magadi che nascono vecchi e ringiovaniscono ogni anno, e muoiono fantolini; e con i Lactri che dicono di esser figli delle tigri, e si dipingono di giallo e nero, e con gli Auranti che seppelliscono i loro morti sulla vetta degli alberi, e vivono in caverne scure per evitare che il Sole, che è il loro Dio , li ammazzi; e con i Krimniani che venerano un coccodrillo, e gli danno orecchini di erba verde, e lo nutrono di burro e uccellaggione fresca; e con gli Agazonbi, che hanno il volto di cani; e con i Sibani che hanno piedi equini, e corrono più veloci dei cavalli. Un terzo della nostra compagnia
morì in combattimento, e un terzo morì di stenti. I superstiti mormoravano contro di me , e dicevano che avevo portato la mala sorte. Io presi da dietro un sasso una vipera cornuta e mi lasciai mordere.
Quando videro che non mi ammalavo,ebbero timore.
Il quarto mese guadagnammo la città di Illel. Era notte quando giungemmo al boschetto che si trova davanti alle mura, e l'aria era afosa, perché la Luna viaggiava nello Scorpione. Prendemmo i melograni maturi dagli alberi, e li spezzammo, e ne bevemmo il dolce succo.Poi ci stendemmo sui nostri tappeti e attendemmo l'alba. E all'alba ci alzammo e bussammo alla porta della città. Era di bronzo rosso, e scolpita con dragoni marini e dragoni con le ali. Le sentinelle si affacciarono dai bastioni e ci chiesero che cosa volevamo. L'interprete della carovana rispose che venivamo dall'isola di Siria con molte mercanzie. Presero ostaggi, e ci dissero che ci avrebbero aperto le porte a mezzogiorno, e ci ordinarono di aspettare fino allora.
Quando fu mezzogiorno aprirono le porte, e quando entrammo la gente venne in folla dalle case a guardarci, e un banditore fece il giro della città gridando in una conchiglia . Ci fermammo sulla piazza del mercato, e i negri sciolsero le funi dalle balle di stoffe con figure e aprirono i cassoni di sicomoro intagliato.
E quando quelli ebbero terminato il loro compito, i mercanti sciorinarono le loro strane merci, i lini incerati dall'Egitto, e i lini dipinti dal paese degli Etiopi, le spugne purpuree di Tiro e gli arazzi di Sidone, le tazze di fredda ambra e i fini vassoi di vetro e i curiosi vassoi di terracotta. Dal tetto di una casa una compagnia di donne ci guardava. Una di loro portava una maschera di cuoio dorato.
E il primo giorno vennero i sacerdoti e fecero baratti con noi, e il secondo giorno vennero i nobili, e il terzo giorno vennero gli artigiani e gli schiavi. E questo è il loro uso con tutti i mercanti, per tutto il tempo che si trattengono nella città. E noi ci trattenemmo per una luna, e quando la luna si stava consumando, io mi stancai e mi misi a girare per le strade della città e giunsi al giardino del suo dio. I sacerdoti nei loro manti gialli si muovevano silenziosi fra i verdi alberi , e su di un pavimento di marmo nero si ergeva la casa rosso-rosa in cui il dio aveva la sua dimora. Le sue porte erano di lacca in polvere, e tori e pavoni erano intarsiati su di esse in oro sbalzato e lustro. Il tetto inclinato era di porcellana verderame, e le grondaie sporgenti erano inghirlandate di piccole campane. Passando in volo, le bianche colombe colpivano le campane con le ali, e
le facevano tintinnare. Davanti al tempio c'era una vasca di acqua limpida lastricata di onice venata.
Mi distesi accanto a questa, e con le mie pallide dita toccai le larghe foglie.
Uno dei sacerdoti venne verso di me e si fermò alle mie spalle. Aveva sandali ai piedi, uno di morbida pelle di serpente e l'altro di piume di uccello. Sul capo aveva una mitra di feltro nero decorata con mezzalune d'argento. Sette toni di giallo erano tessuti nel suo mantello, e i suoi capelli brizzolati erano macchiati di antimonio.
Dopo un poco mi parlò, e mi chiese il mio desiderio.
Io gli dissi che il mio desiderio era di vedere il dio.
" Il Dio è a caccia " disse il sacerdote, guardandomi in modo strano con i suoi occhietti obliqui.
" Dimmi in quale foresta, e cavalcherò con lui " risposi io.
Lui si pettinò le morbide frange della tunica con le lunghe unghie appuntite." Il dio dorme " mormorò.
" Dimmi su quale divano e veglierò al suo fianco " risposi.
" Il dio è al banchetto " gridò.
" Se il vino è dolce, lo berrò con lui, e se è amaro, lo berrò con lui ugualmente " fu la mia risposta.
Quello chinò il capo meravigliato, e presomi per mano mi fece alzare, e mi condusse nel tempio.
E nella prima stanza vidi un idolo seduto su di un trono di diaspro dorato bordato di grandi perle orientali. Era scolpito nell'ebano, e la sua statura era quella di un uomo.
Sulla fronte era un rubino, e un olio denso gli stillava dai capelli fin sulle cosce. I suoi piedi erano rossi del sangue di un capretto appena ucciso, e i suoi lombi cinti da una cintura di rame tempestata da sette berilli.
E io dissi al sacerdote, " È questo il dio ?".
E lui mi rispose, " Questo è il dio ".
" Mostrami il dio - gridai - o sta' certo che ti ammazzerò." E gli toccai la mano, e questa si seccò.
E il sacerdote mi supplicò, dicendo, " Che il mio signore risani il suo servo, e io gli mostrerò il dio ".
Così alitai sulla sua mano, e questa fu risanata, e lui tremò e mi condusse nella seconda stanza, e vidi un idolo in piedi su di un loto di giada da cui pendevano grandi smeraldi. Era scolpito nell'avorio, e la sua statura era doppia di quella di un uomo. Sulla fronte aveva un crisolito, e aveva il petto spalmato di mirra e cinnamono. In una mano teneva un ricurvo scettro di giada, e nell'altra un rotondo cristallo . Portava coturni di ottone, e il
suo collo spesso era circondato da un cerchio di seleniti. E io dissi al sacerdote :
" È questo il dio ?".
E lui mi rispose, " Questo è il dio ".
" Mostrami il dio - gridai - o sta' sicuro che ti ammazzerò." E gli toccai gli occhi, e questi divennero ciechi.
E il sacerdote mi supplicò, dicendo, " Che il mio signore risani il suo servo, e gli mostrerò il dio ".
Così gli alitai sugli occhi, e questi riacquistarono la vista, e lui tremò di nuovo, e mi condusse nella terza stanza e, meraviglia!qui non c'era nessun idolo, né immagine di alcun tipo, ma solo uno specchio di metallo rotondo posato su di un altare di pietra. E io dissi al sacerdote , " Dov'è il dio ?".
E lui mi rispose : " Non c'è dio se non questo specchio che tu vedi, poiché questo è lo Specchio della Saggezza. E riflette tutte le cose che sono nel cielo sulla terra , escluso il volto di colui che vi guarda. Questo non lo riflette, così che colui che vi guarda possa esser saggio. Molti altri specchi vi sono, ma sono specchi di Opinione. Questo solo è lo Specchio della Saggezza. E coloro che posseggono questo specchio sanno ogni cosa, né alcunchè è celato loro. E coloro che non lo posseggono , non hanno la Saggezza. Perciò è il dio, e noi lo veneriamo ". E io guardai nello specchio, ed era come costui mi aveva detto.
E io feci una cosa strana , ma quello che feci non ha importanza, perché in una valle che è ad appena un giorno di viaggio da questo luogo io ho nascosto lo Specchio della Saggezza. Lascia solo che io entri di nuovo in te e sia il tuo servo, e sarai più saggio di tutti gli uomini saggi, e la Saggezza sarà tua. Lascia che io entri in te, e nessuno sarà saggio al pari di te ".
Ma il giovane Pescatore rise." L'Amore è meglio della Saggezza - esclamò - e la piccola Sirena mi ama."
" No, non c'è niente di meglio della Saggezza " disse l'Anima.
" L'Amore è meglio " rispose il giovane Pescatore, e si tuffò nel profondo, e l'Anima se ne andò oltre le paludi.
" Cinque pezzi d'oro - disse lui - e le mie reti, e la casa di canne dove vivo , e la barca dipinta con cui vado in mare . Dimmi solo come liberarmi della mia anima , e ti darò tutto quello che possiedo ."
Lei rise prendendosi gioco di lui , e lo colpì col rametto di cicuta . " Io posso trasformare in oro le foglie d'autunno - rispose - e posso intessere in argento i pallidi raggi della luna , se voglio . Colui che servo è più ricco di tutti i re di questo mondo , e i loro domini gli appartengono . "
" Che cosa potrò dunque darti ? - gridò lui - se il tuo prezzo non è né oro né argento ? "
La Strega gli accarezzò i capelli con la sottile mano bianca . " Devi danzare con me , bel ragazzo " sussurrò , e gli sorrise mentre parlava.
" Nient'altro che questo ? " esclamò il giovane Pescatore , stupito , e si alzò in piedi .
" Nient'altro che questo " rispose lei , e gli sorrise di nuovo.
" Allora al tramonto in qualche posto segreto danzeremo assieme - disse lui - e quando avremo danzato tu mi dirai la cosa che deidero sapere ."
Lei scosse il capo ." Quando la luna è piena, quando la luna è piena " mormorò . Poi si guardò intorno e stette in ascolto . Un uccello azzurro si levò stridendo dal suo nido e tracciò un cerchio sulle dune , e tre uccelli maculati stormirono attraverso la ruvida erba grigia e fischiarono . Non c'era altro rumore se non quello , sotto , di un'onda che tormentava i ciottoli lisci . Così lei tese la mano , e lo attirò a sé e gli avvicinò
all'orecchio le aride labbra .
" Questa notte tu devi venire sulla cima del monte. - sussurrò - E' un Sabato , e Lui vi sarà ."
Il giovane Pescatore trasalì e la guardò , e lei gli mostrò i denti bianchi e rise .
" Chi è Colui di cui parli ? " chiese.
" Non importa. - rispose lei - Tu vieni questa notte , e fermati sotto i rami del carpino, e aspetta il mio arrivo . Se un cane nero ti corre incontro , colpiscilo con una verga di salice , e quello se ne andrà . Se un gufo ti parla , non rispondergli . Quando la luna sarà piena , io sarò con te , e danzeremo assieme sull'erba ."
" Ma mi giuri che mi dirai come potrò allontanare da me la mia anima ? " domandò lui.
Lei si spostò nella luce del sole , e nei suoi capelli rossi scherzò il vento ." Per gli zoccoli della capra te lo giuro " rispose.
" Sei la migliore delle streghe - esclamò il giovane Pescatore - e certo io danzerò con te questa notte sulla vetta del monte . Veramente vorrei che mi avessi chiesto oro o argento . Ma sia quello che sia il tuo prezzo , tu lo avrai , perchè non è che poca cosa ."
E si tolse il berretto davanti a lei , e chinò profondamente il capo , e tornò di corsa alla città pieno di una grande gioia.
E la Strega lo guardò andare , e quando lui fu scomparso dalla sua vista , entrò nella grotta , e avendo preso uno specchio da una scatola di legno di cedro intagliato , lo mise sopra una cornice , e bruciò davanti a esso della verbena sul carbone acceso , e scrutò attraverso gli anelli del fumo . E dopo qualche tempo serrò irritata le mani . " Avrebbe dovuto essere mio, - mormorò - non sono meno bella di lei ."E quella sera, quando la luna fu spuntata, il giovane Pescatore salì sulla vetta del monte , e si fermò sotto i rami del carpino. Come uno scudo di metallo lucido il rotondo mare gli giaceva ai piedi, e le ombre dei pescherecci si muovevano nella piccola baia. Un grande gufo, dai gialli occhi di zolfo, lo chiamò per nome, ma lui non rispose. Un cane nero gli corse incontro e ringhiò. Lui lo colpì con una verga di salice, e quello si allontanò gemendo.
A mezzanotte le streghe vennero volando per l'aria come pipistrelli. " Pfui !- gridarono, atterrando, - qui c'è qualcuno che non conosciamo !" e annusarono qua e là, e scambiarono chiacchiere, e fecero segni. Ultima fra tutte venne la Strega giovane, coi suoi capelli sciolti al vento. Portava un vestito di stoffa d'oro ricamata a occhi di pavone, e aveva sul capo un berrettuccio di velluto verde.
" Dov'è? Dov'è? "strillarono le streghe alla sua vista , ma lei si limitò a ridere, e corse al carpino, e prendendo per mano il Pescatore lo guidò fuori nella luce della luna e si mise a danzare.
In molti giri vorticarono, e la giovane Strega saltava così in alto che lui poteva vedere i tacchi rossi delle sue scarpe. Poi proprio in mezzo ai danzatori venne il rumore di un cavallo al galoppo, ma non si vedeva nessun cavallo, e lui ebbe paura.
" Più svelto " gridò la Strega, e gli gettò le braccia al collo, e lui sentì il suo alito caldo sul viso. " Più svelto, più svelto !" gridò, e la terra parve girargli sotto i piedi , e il cervello gli si annebbiò, e un gran terrore gli piombò addosso, come di qualcosa di malvagio che lo stesse osservando, e da ultimo si rese conto che sotto l'ombra di una roccia si vedeva una figura che prima non c'era.
Era un uomo in un abito di velluto nero, tagliato alla foggia spagnola. Il suo volto era di un pallore strano, ma la sua bocca era simile a un fiero fiore rosso.Sembrava stanco, e stava reclinato all'indietro in atto di giocherellare irrequieto con il pomo del suo pugnale. Sull'erba accanto a lui era posato un cappello piumato, con un paio di guanti da sella bordati di pizzo dorato, e ricamati a perline disposti in un curioso monogramma. Un corto mantello foderato di zibellino gli pendeva dalla spalla , e le sue mani bianche e delicate erano inanellate di gemme. Pesanti ciglia gli incombevano sugli occhi.
Il giovane Pescatore lo guardò, come preso in un incantesimo. Da ultimo i loro occhi si incontrarono, e dovunque danzava gli pareva di avere addosso gli occhi di quell'uomo. Sentì ridere la Strega, e la cinse alla vita, e la fece turbinare follemente, più e più volte. D'un tratto un cane abbaiò nel bosco, e i danzatori si fermarono, e avanzando a due a due, si inginocchiarono e baciarono le mani all'uomo. Mentre facevano questo, un sorrisetto sfiorava le labbra orgogliose di costui, come l'ala di un uccello sfiora l'acqua e
la fa ridere. Ma nel suo riso c'era dell'arroganza. Non cessava di guardare il giovane Pescatore.
" Su ! Adoriamo " sussurrò la Strega , e lo guidò, e lui fu preso da un gran desiderio di fare come lei gli chiedeva e la seguì. Ma quando gli fu vicino, e senza sapere perché lo faceva, si tracciò sul petto il segno della croce, e invocò il santo nome.
Non aveva fatto in tempo a compiere quel gesto, che le streghe stridettero come falchi e volarono via, e il pallido volto che lo aveva osservato fu contorto da uno spasimo di dolore. L'uomo andò in un boschetto e fischiò. Un ginnetto bardato d'argento gli venne incontro di corsa. Balzando in sella l'uomo si voltò, e guardò con tristezza il giovane Pescatore.
E la Strega dai capelli rossi tentò di volare via anche lei, ma il Pescatore la afferrò per i polsi, e la tenne ferma.
" Lasciami - gridò lei - e fammi andare. Perché tu hai nominato quello che non si deve nominare, e mostrato il segno che non può essere guardato."
" No - rispose lui - non ti lascio andare finché non mi avrai detto il segreto."
" Quale segreto ? " disse la Strega, lottando con lui come un gatto selvatico , e mordendosi le labbra chiazzate di spuma.
" Lo sai " rispose lui.
Gli occhi di lei, verdi come l'erba, si annebbiarono di lacrime, e lei disse al Pescatore :
" Chiedimi qualunque cosa ma non questa !"
Lui rise, e la strinse ancora più forte.
E vedendo che non poteva liberarsi, lei gli sussurrò : " Certo io non sono meno bella della figlia del mare , né meno avvenente di coloro che dimorano nelle acque azzurre" e gli fece delle moine e avvicinò il viso al suo.
Ma lui la respinse accigliandosi, e le disse : " Se non mantieni la promessa che mi hai fatto, ti ammazzerò come merita una strega mentitrice." Lei diventò grigia come un fiore dell'albero di Giuda, e rabbrividì. " Sia - mormorò - L'anima è tua, non mia. Fanne quello che vuoi."
E si tolse dalla cinta un coltellino dall'impugnatura di verde pelle di vipera, e glielo diede.
"A cosa mi servirà questo ?" le chiese lui, perplesso.
Lei tacque per qualche momento, e un'espressione di terrore le venne sul viso.
Poi si scansò i capelli dalla fronte, e con un sorriso strano, gli disse : " Quello che gli uomini chiamano ombra del corpo non è l'ombra del corpo, bensì il corpo dell'anima.Fermati sulla sponda del mare con le spalle alla luna, e tagliati dai piedi l'ombra, che è il corpo della tua anima , e di' alla tua anima di lasciarti, e lei ti lascerà."
Il giovane Pescatore tremò. " È vero ?" mormorò." È vero, e vorrei non avertelo detto " gridò lei, e gli abbracciò le ginocchia piangendo. Lui la scansò da sè , e la lasciò nell'erba rigogliosa, e andando al bordo della montagna si mise il coltello nella cintola e iniziò la discesa.
E la sua Anima, che era dentro di lui, lo chiamò e disse :" Ecco ! Io abito dentro di te da tutti questi anni , e sono stata tua serva . Non scacciarmi ora, perché quale male ti ho fatto ?"
E il giovane Pescatore rise. " Tu non mi hai fatto alcun male, ma io non ho bisogno di te - rispose - Il mondo è vasto, e c'è anche il Cielo, l'Inferno, e quella oscura casa del crepuscolo fra i due. Va' dovunque vuoi, ma non disturbarmi, poiché l'amore mio mi chiama."
E la sua Anima lo supplicò pietosamente, ma lui non le diede ascolto, ma saltò di crepaccio in crepaccio, con piede sicuro come una capra, e da ultimo arrivò al livello del mare e alla gialla sponda.
Con membra bronzee e ben costruito come una statua foggiata da un greco si fermò sulla sabbia con le spalle rivolte alla luna, e dalla spuma uscirono bianche braccia che lo chiamavano, e dalle onde sorsero forme indistinte che gli resero omaggio. Davanti a lui giaceva la sua ombra, che era il corpo della sua anima, e dietro di lui pendeva la luna nell'aria color miele.
E la sua Anima gli disse : " Se veramente devi scacciarmi da te, non mandarmi via senza un cuore. Il mondo è crudele, dammi il tuo cuore perché io lo porti con me."
Lui gettò indietro il capo e sorrise." Con che cosa potrei amare il mio amore se dessi il mio cuore a te ?" esclamò.
" No, abbi pietà - disse la sua Anima - dammi il tuo cuore perché il mondo è molto crudele, e io ho paura."
" Il mio cuore è del mio amore - rispose lui - perciò non indugiare, vattene."
" Non posso amare anch'io ?" chiese la sua Anima.
" Vattene, perché non ho bisogno di te " gridò il giovane Pescatore , e prese il coltellino dal manico di verde pelle di vipera, e si tagliò l'ombra dai piedi, e questa si alzò e si eresse davanti a lui, e lo guardò, ed era esattamente come lui.
Lui indietreggiò, e si cacciò il coltello nella cintola, e una sensazione di terrore gli venne addosso." Vattene - mormorò - e non farmi più vedere il tuo viso."
" No, ci dovremo incontrare ancora " disse l'Anima.
La sua voce era bassa e flautata, e le sue labbra quasi non si muovevano.
" Come ci incontreremo ? - esclamò il giovane Pescatore - Non mi seguirai mica negli abissi del mare !"
" Una volta ogni anno io verrò in questo luogo, e ti chiamerò - disse l'Anima - Chissà che tu non abbia bisogno di me."
" Che bisogno di te potrei avere ? - esclamò il giovane Pescatore - ma sia come vuoi "e si
tuffò nell'acqua, e i Tritoni suonarono i loro corni, e la piccola Sirena venne su a incontrarlo, e gli circondò il collo con le braccia e lo baciò sulla bocca.
E l'Anima sostò sulla spiaggia solitaria e li guardò. E quando furono sprofondati nel mare, si avviò piangendo verso le paludi .
E in capo a un anno l'Anima scese alla sponda del mare e chiamò il giovane Pescatore, e questi venne su dagli abissi e disse : " Perché mi chiami ?"
E l'Anima rispose : "Avvicinati, che io possa parlarti, perché ho visto cose meravigliose."
Così lui si avvicinò, e si coricò dove l'acqua era poco profonda, e si poggiò il capo sulla mano e ascoltò.
E l'Anima gli disse : " Quando ti lasciai volsi il viso a Oriente e mi misi in viaggio. Dall'Oriente viene tutto quello che è saggio. Per sei giorni viaggiai e al mattino del settimo giorno giunsi a un colle che si trova nel paese dei Tartari. Mi misi a sedere sotto l'ombra di un albero di tamerice per difendermi dal sole. La terra era secca e bruciata dal caldo. La gente andava avanti e indietro sulla pianura come mosche striscianti su un
piatto di lucido rame. Quando fu mezzogiorno una nuvola di polvere rossa si levò dal piatto bordo del paese. Alla sua vista, i Tartari accordarono i loro archi dipinti , e balzati in groppa ai loro cavallini, le galopparono incontro. Le donne fuggirono urlando ai carri, e si nascosero dietro le tende di feltro.
Al crepuscolo i Tartari tornarono, ma cinque di loro mancavano, e di quelli che tornavano non pochi erano feriti. Legarono i cavalli ai carri e partirono in tutta fretta. Tre sciacalli uscirono da una grotta e guardarono nella direzione che quelli avevano preso. Fiutarono in aria con le narici, e si allontanarono al trotto nella direzione opposta.
Al sorgere della luna vidi un fuoco da campo che ardeva sulla pianura, e andai verso di esso. Vi sedeva intorno una compagnia di mercanti, su dei tappeti. I loro cammelli erano dietro, legati a dei picchetti, e i negri che erano i loro servi stavano piantando tende di pelli conciate sulla sabbia, e innalzando un alto muro di fico d'India. Come mi avvicinai ad essi, il capo dei mercanti si alzò ed estrasse la spada e mi chiese cosa volevo.
Io risposi che al mio paese era un Principe, e che ero sfuggito ai Tartari che avevano cercato di farmi schiavo. Il capo sorrise , e mi mostrò cinque teste conficcate su lunghe canne di bambù. Poi mi chiese chi era il profeta di Dio, e io gli risposi Maometto. Quando sentì il nome del falso profeta, si inchinò e mi prese per mano , e mi fece sedere al suo fianco. Un negro mi portò del latte di giumenta in un piatto di legno, e un pezzo di carne di agnello arrosto. All'alba partimmo per il nostro viaggio. Io cavalcavo un cammello dal pelo rosso al fianco del capo, e un corridore ci precedeva con la lancia in pugno. Avevamo i guerrieri da entrambi i lati, e le mule ci seguivano con la mercanzia. C'erano quaranta cammelli nella carovana, e le mule erano due volte quaranta. Andammo dal paese dei Tartari al paese di coloro che maledicono la Luna. Vedemmo i Grifoni custodire il loro oro sulle bianche rocce, e i Dragoni squamosi addormentati nelle loro caverne. Quando passammo sulla montagna trattenemmo il fiato perché le nevi non ci cadessero addosso, e ogni uomo si legò un velo di garza davanti agli occhi. Quando attraversammo le valli i Pigmei ci tirarono frecce dal cavo degli alberi, e di notte sentimmo i selvaggi battere sui loro tamburi. Quando giungemmo alla Torre delle Scimmie deponemmo frutta davanti a loro, e loro non ci nocquero. Quando giungemmo alla Torre dei Serpenti demmo loro latte caldo in ciotole di ottone, e loro ci lasciarono passare. Tre volte nel nostro viaggio giungemmo alle sponde dell'Osso. Lo attraversammo su zattere di legno con grandi vesciche gonfie in pelle. Gli ippopotami si scagliarono contro di noi e tentarono di ammazzarci. Alla loro vista i cammelli tremarono.
I re di ogni città ci imposero pedaggi, ma non ci permisero di varcare le loro porte. Ci gettarono pane oltre le mura, piccole torte di mais arrostite nel miele e pasticci di farina fine piena di datteri. In cambio di ogni cento canestri noi gli davamo un grano d'ambra. Quando gli abitanti dei villaggi ci vedevano arrivare, avvelenavano i pozzi e scappavano sulle vette dei colli. Ci battemmo con i Magadi che nascono vecchi e ringiovaniscono ogni anno, e muoiono fantolini; e con i Lactri che dicono di esser figli delle tigri, e si dipingono di giallo e nero, e con gli Auranti che seppelliscono i loro morti sulla vetta degli alberi, e vivono in caverne scure per evitare che il Sole, che è il loro Dio , li ammazzi; e con i Krimniani che venerano un coccodrillo, e gli danno orecchini di erba verde, e lo nutrono di burro e uccellaggione fresca; e con gli Agazonbi, che hanno il volto di cani; e con i Sibani che hanno piedi equini, e corrono più veloci dei cavalli. Un terzo della nostra compagnia
morì in combattimento, e un terzo morì di stenti. I superstiti mormoravano contro di me , e dicevano che avevo portato la mala sorte. Io presi da dietro un sasso una vipera cornuta e mi lasciai mordere.
Quando videro che non mi ammalavo,ebbero timore.
Il quarto mese guadagnammo la città di Illel. Era notte quando giungemmo al boschetto che si trova davanti alle mura, e l'aria era afosa, perché la Luna viaggiava nello Scorpione. Prendemmo i melograni maturi dagli alberi, e li spezzammo, e ne bevemmo il dolce succo.Poi ci stendemmo sui nostri tappeti e attendemmo l'alba. E all'alba ci alzammo e bussammo alla porta della città. Era di bronzo rosso, e scolpita con dragoni marini e dragoni con le ali. Le sentinelle si affacciarono dai bastioni e ci chiesero che cosa volevamo. L'interprete della carovana rispose che venivamo dall'isola di Siria con molte mercanzie. Presero ostaggi, e ci dissero che ci avrebbero aperto le porte a mezzogiorno, e ci ordinarono di aspettare fino allora.
Quando fu mezzogiorno aprirono le porte, e quando entrammo la gente venne in folla dalle case a guardarci, e un banditore fece il giro della città gridando in una conchiglia . Ci fermammo sulla piazza del mercato, e i negri sciolsero le funi dalle balle di stoffe con figure e aprirono i cassoni di sicomoro intagliato.
E quando quelli ebbero terminato il loro compito, i mercanti sciorinarono le loro strane merci, i lini incerati dall'Egitto, e i lini dipinti dal paese degli Etiopi, le spugne purpuree di Tiro e gli arazzi di Sidone, le tazze di fredda ambra e i fini vassoi di vetro e i curiosi vassoi di terracotta. Dal tetto di una casa una compagnia di donne ci guardava. Una di loro portava una maschera di cuoio dorato.
E il primo giorno vennero i sacerdoti e fecero baratti con noi, e il secondo giorno vennero i nobili, e il terzo giorno vennero gli artigiani e gli schiavi. E questo è il loro uso con tutti i mercanti, per tutto il tempo che si trattengono nella città. E noi ci trattenemmo per una luna, e quando la luna si stava consumando, io mi stancai e mi misi a girare per le strade della città e giunsi al giardino del suo dio. I sacerdoti nei loro manti gialli si muovevano silenziosi fra i verdi alberi , e su di un pavimento di marmo nero si ergeva la casa rosso-rosa in cui il dio aveva la sua dimora. Le sue porte erano di lacca in polvere, e tori e pavoni erano intarsiati su di esse in oro sbalzato e lustro. Il tetto inclinato era di porcellana verderame, e le grondaie sporgenti erano inghirlandate di piccole campane. Passando in volo, le bianche colombe colpivano le campane con le ali, e
le facevano tintinnare. Davanti al tempio c'era una vasca di acqua limpida lastricata di onice venata.
Mi distesi accanto a questa, e con le mie pallide dita toccai le larghe foglie.
Uno dei sacerdoti venne verso di me e si fermò alle mie spalle. Aveva sandali ai piedi, uno di morbida pelle di serpente e l'altro di piume di uccello. Sul capo aveva una mitra di feltro nero decorata con mezzalune d'argento. Sette toni di giallo erano tessuti nel suo mantello, e i suoi capelli brizzolati erano macchiati di antimonio.
Dopo un poco mi parlò, e mi chiese il mio desiderio.
Io gli dissi che il mio desiderio era di vedere il dio.
" Il Dio è a caccia " disse il sacerdote, guardandomi in modo strano con i suoi occhietti obliqui.
" Dimmi in quale foresta, e cavalcherò con lui " risposi io.
Lui si pettinò le morbide frange della tunica con le lunghe unghie appuntite." Il dio dorme " mormorò.
" Dimmi su quale divano e veglierò al suo fianco " risposi.
" Il dio è al banchetto " gridò.
" Se il vino è dolce, lo berrò con lui, e se è amaro, lo berrò con lui ugualmente " fu la mia risposta.
Quello chinò il capo meravigliato, e presomi per mano mi fece alzare, e mi condusse nel tempio.
E nella prima stanza vidi un idolo seduto su di un trono di diaspro dorato bordato di grandi perle orientali. Era scolpito nell'ebano, e la sua statura era quella di un uomo.
Sulla fronte era un rubino, e un olio denso gli stillava dai capelli fin sulle cosce. I suoi piedi erano rossi del sangue di un capretto appena ucciso, e i suoi lombi cinti da una cintura di rame tempestata da sette berilli.
E io dissi al sacerdote, " È questo il dio ?".
E lui mi rispose, " Questo è il dio ".
" Mostrami il dio - gridai - o sta' certo che ti ammazzerò." E gli toccai la mano, e questa si seccò.
E il sacerdote mi supplicò, dicendo, " Che il mio signore risani il suo servo, e io gli mostrerò il dio ".
Così alitai sulla sua mano, e questa fu risanata, e lui tremò e mi condusse nella seconda stanza, e vidi un idolo in piedi su di un loto di giada da cui pendevano grandi smeraldi. Era scolpito nell'avorio, e la sua statura era doppia di quella di un uomo. Sulla fronte aveva un crisolito, e aveva il petto spalmato di mirra e cinnamono. In una mano teneva un ricurvo scettro di giada, e nell'altra un rotondo cristallo . Portava coturni di ottone, e il
suo collo spesso era circondato da un cerchio di seleniti. E io dissi al sacerdote :
" È questo il dio ?".
E lui mi rispose, " Questo è il dio ".
" Mostrami il dio - gridai - o sta' sicuro che ti ammazzerò." E gli toccai gli occhi, e questi divennero ciechi.
E il sacerdote mi supplicò, dicendo, " Che il mio signore risani il suo servo, e gli mostrerò il dio ".
Così gli alitai sugli occhi, e questi riacquistarono la vista, e lui tremò di nuovo, e mi condusse nella terza stanza e, meraviglia!qui non c'era nessun idolo, né immagine di alcun tipo, ma solo uno specchio di metallo rotondo posato su di un altare di pietra. E io dissi al sacerdote , " Dov'è il dio ?".
E lui mi rispose : " Non c'è dio se non questo specchio che tu vedi, poiché questo è lo Specchio della Saggezza. E riflette tutte le cose che sono nel cielo sulla terra , escluso il volto di colui che vi guarda. Questo non lo riflette, così che colui che vi guarda possa esser saggio. Molti altri specchi vi sono, ma sono specchi di Opinione. Questo solo è lo Specchio della Saggezza. E coloro che posseggono questo specchio sanno ogni cosa, né alcunchè è celato loro. E coloro che non lo posseggono , non hanno la Saggezza. Perciò è il dio, e noi lo veneriamo ". E io guardai nello specchio, ed era come costui mi aveva detto.
E io feci una cosa strana , ma quello che feci non ha importanza, perché in una valle che è ad appena un giorno di viaggio da questo luogo io ho nascosto lo Specchio della Saggezza. Lascia solo che io entri di nuovo in te e sia il tuo servo, e sarai più saggio di tutti gli uomini saggi, e la Saggezza sarà tua. Lascia che io entri in te, e nessuno sarà saggio al pari di te ".
Ma il giovane Pescatore rise." L'Amore è meglio della Saggezza - esclamò - e la piccola Sirena mi ama."
" No, non c'è niente di meglio della Saggezza " disse l'Anima.
" L'Amore è meglio " rispose il giovane Pescatore, e si tuffò nel profondo, e l'Anima se ne andò oltre le paludi.
Il Pescatore E La Sua Anima - Oscar Wilde - TERZA PARTE
E in capo al secondo anno l'Anima scese alla sponda del mare, e chiamò il giovane Pescatore, e questi venne su dagli abissi e disse, “ Perché mi chiami ? “
E l'Anima rispose,” Avvicinati , che io possa parlarti , poiché ho visto cose meravigliose “.
Così lui si avvicinò, e si coricò dove l'acqua era poco profonda, e si poggiò il capo sulla mano e ascoltò.
E l'Anima gli disse,” Quando ti lasciai ,volsi il viso a Mezzogiorno e mi misi in viaggio. Dal Mezzogiorno viene tutto quanto è prezioso. Sei giorni viaggiai sulle strade che portano alla città di Ashter, lungo le strade polverose e tinte di rosso che i pellegrini sogliono percorrere feci il mio viaggio, e la mattina del settimo giorno alzai gli occhi, ed ecco !, la città giaceva ai miei piedi, poiché si trova in una valle.
Ci sono nove porte per entrare in questa città, e davanti a ciascuna porta c'è un cavallo di bronzo che nitrisce quando i Beduini calano dai monti. Le mura sono rivestite di rame e le torrette di guardia hanno il tetto in ottone. In ogni torre sta un arciere con un arco in pugno. All'alba costui colpisce con una freccia un gong, e al tramonto soffia in un corno di corno.
Quando cercai di entrare, le sentinelle mi fermarono e mi chiesero chi ero. Io risposi che ero un Derviscio sulla via della città della Mecca, dov'era un velo verde sul quale le mani degli angeli avevano ricamato in lettere d'argento il Corano. Furono pieni di meraviglia, e mi pregarono di passare.
Dentro è come un bazaar. Peccato tu non fossi con me. Attraverso le anguste stradine, le allegre lanterne di carta volteggiano come grandi farfalle. Quando il vento soffia sui tetti si alzano e ricadono come le bolle colorate. Davanti alle loro botteghe siedono i mercanti sui loro tappeti di seta. Hanno barbe nere e diritte, e i loro turbanti sono coperti di zecchine d'oro, e lunghi fili di ambra e noccioli di pesca scolpiti gli scivolano fra le fresche dita. Alcuni di loro vendono galbano e nardo, e curiosi profumi dall'Oceano Indiano, e lo spesso olio delle rose rosse, e la mirra e piccoli chiodi di garofano. Quando ci si ferma a parlar loro gettano pizzichi di incenso su di un braciere di carbone e addolciscono l'aria.
Vidi un Siriano che teneva fra le mani una verga sottile come una canna. Grigi fili di fumo ne uscivano, e il suo odore quando bruciava era l'odore del mandorlo rosa a primavera.
Altri vendono braccialetti d'argento tutti sbalzati di cremose pietre di azzurra turchese, e catenelle per le caviglie in in filo di ottone frangiate di perline, e artigli di tigre montati in oro, e gli artigli di quel gatto dorato, il leopardo, montati anch'essi in oro, e orecchini di smeraldo forato, e anelli di giada scavata. Dalle case da tè giunge il suono di chitarra e i fumatori d'oppio con i loro visi bianchi e sorridenti guardano i passanti.
Veramente tu avresti dovuto essere con me. I venditori di vino si fanno largo nella folla con grandi pelli nere sulle spalle. La maggior parte di loro vende vino di Shiraz, che è dolce al pari del miele. Lo servono in tazzine di metallo e vi spargono sopra foglie di rosa . Nella piazza del mercato stanno i venditori di frutta, che vendono frutti di ogni tipo: fichi maturi, con la loro ammaccata carne purpurea, meloni, che odorano di muschio e gialli come topazi, cedri e mele rosa e grappoli di uva bianca, rotonde arance rosso-oro, e limoni ovali di oro verde. Una volta vidi passare un elefante.La sua proboscide era dipinta con vermiglio e curcuma, e sulle orecchie aveva una rete di cordoni di seta cremisi. Si fermò davanti a una bancarella e si mise a mangiare le arance, e l'uomo si limitò a ridere. Non puoi immaginare che gente strana sono. Quando sono contenti vanno dai venditori di uccelli e comprano un uccello in gabbia e lo liberano per gioire ancora di più, e quando sono tristi si fustigano con spini perché il loro dolore non diminuisca.
Una sera incontrai dei negri che trasportavano un pesante baldacchino attraverso il bazaar. Era fatto di bambù dorato, e i pali erano di lacca vermiglia tempestata di pavoni di ottone. Alle finestre pendevano sottili tendine di mussola ricamata di ali di scarabeo e minuscole perline , e al suo passaggio una Circassa dal volto pallido se ne affacciò e mi sorrise. Io lo seguii a distanza, e i negri affrettarono il passo e si aggrottarono. Ma a me non importava. Mi sentii preso da una grande curiosità. Da ultimo si fermarono davanti ad una bianca casa quadrata. Questa non aveva finestre, solo una porticina simile alla porta di una tomba. Deposero il palanchino e bussarono tre volte con un martello di rame. Un Armeno in un caffetano di cuoio verde si affacciò alla grata, e vedendoli aprì, e stese un tappeto a terra, e la donna ne scese. Al momento di entrare, si voltò e mi sorrise di nuovo. Non avevo mai visto nessuno così pallido.Quando sorse la luna tornai allo stesso posto e cercai la casa, ma non c'era più. Quando vidi questo, capii chi era la donna, e perché mi aveva sorriso. Certo avresti dovuto essere con me. Alla festa della Luna Nuova il giovane Imperatore uscì dal suo palazzo e andò a pregare nella moschea. Aveva capelli e barba tinti coi petali di rosa, e le guance incipriate con una polvere d'oro fino. Aveva i palmi dei piedi e delle mani gialle di zafferano. All'alba avanzò dal suo palazzo in un manto d'argento, e al tramonto vi tornò in un manto d'oro. La gente si gettava a terra e si nascondeva il viso, ma io no. Rimasi in piedi accanto al banco di un venditore di datteri e attesi. Quando
l'Imperatore mi vide, sollevò i sopraccigli dipinti e si fermò. Io rimasi immobile, e non gli rivolsi l'inchino. La gente si meravigliò della mia audacia, e mi consigliò di fuggire dalla città. Io non le badai, ma andai a sedere con i venditori di strani dèi, che per via della loro professione sono abominati. Dissi loro quello che avevo fatto, e ciascuno mi diede un dio e mi pregò di lasciarlo.
Quella notte, mentre giacevo su di un cuscino nella casa da tè che si trova nella via dei Melograni,le sentinelle dell'Imperatore entrarono e mi condussero al palazzo. Al mio passaggio mi chiudevano ciascuna porta alle spalle, e la sprangavano con una catena. Dentro c'era un gran cortile tutto circondato da un colonnato. Le pareti erano di bianco alabastro, con mattonelle azzurre e verdi tassellate qua e là. Le colonne erano di marmo verde , e il pavimento di una sorta di marmo color fior di pesco . Non avevo mai visto niente di simile. Mentre attraversavo il cortile due donne velate mi guardarono dall'alto di un balcone e mi maledissero. Le guardie sopraggiunsero in fretta, e l'estremità delle loro lance risuonò sul lucido pavimento. Aprirono un cancello di avorio lavorato, e mi trovai in un giardino con fontane e sette terrazze.Vi erano piantati tulipani e margherite, e aloe punteggiate di stelle. Simile a uno snello giunco di cristallo, una fontana stava sospesa nell'aria del crepuscolo. I cipressi erano come torce bruciate . Da uno di essi un usignolo cantava. In fondo al giardino sorgeva un piccolo padiglione. Al nostro avvicinarsi ne uscirono due
eunuchi e ci mossero incontro. I loro corpi grassi ondeggiavano nel camminare. Mi guardarono incuriositi con gli occhi dalle palpebre gialle. Uno trasse da parte il capitano delle guardie, e a voce bassa gli sussurrò qualcosa. L'altro continuò a masticare pasticche aromatiche , che estraeva con gesto affettato da una scatola ovale di smalto lilla. Dopo qualche istante il capitano delle guardie congedò i soldati. Questi tornarono al
palazzo, seguiti a passo lento dagli eunuchi che passando coglievano dagli alberi le dolci more. Una volta il più anziano dei due si voltò , e mi rivolse un sorriso malvagio.
Allora il capitano delle guardie mi indicò l'ingresso del padiglione. Io avanzai senza tremare, e scostando la pesante tenda entrai. Il giovane Imperatore era disteso su di un divano in pelle di leone tinta, e aveva un
falcone appollaiato sul polso. Dietro di lui era ritto un Nubiano dal turbante di ottone, nudo fino alla cintola, e con pesanti orecchini alle orecchie divise in due. Su di un tavolo accanto al divano era posata una possente scimitarra di acciaio.
Alla mia vista l'Imperatore si accigliò, e mi disse, " Qual è il tuo nome? Non sai che sono Imperatore di questa città ?".
Ma io non gli diedi risposta.
Indicò col dito la scimitarra, e il Nubiano la afferrò, e correndo in avanti mi colpì con gran violenza. La lama sibilò dentro di me, e non mi ferì. L'uomo cadde disteso a terra, e quando si alzò i suoi denti battevano dalla paura, e si nascose dietro il divano. L'Imperatore balzò in piedi, e presa una lancia da una panoplia me la scagliò contro. Io l'afferrai al volo, e spezzai l'asta in due. Mi tirò una freccia, ma io alzai le mani e la fermai a mezz'aria. Allora estrasse un pugnale da una cintura di cuoio bianco, e trafisse il Nubiano alla gola perché lo schiavo non raccontasse il suo disonore. L'uomo si contorse come un serpente calpestato , e una spuma rossa gli fermentò sulla bocca. Non appena costui fu morto l'Imperatore si rivolse a me, e quando si fu deterso il lucente sudore dalla fronte con una salviettina di oro e seta purpurea , mi disse, " Sei tu un
profeta, che io non posso nuocerti, o il figlio di un profeta, che non posso farti del male? Ti prego di lasciare la mia città questa sera, perché finché tu ci sei, io non ne sono più il signore ".
E io gli risposi, " Me ne andrò in cambio della metà del tuo tesoro. Dammi la metà del tuo tesoro, e io me ne andrò ". Lui mi prese per mano, e mi guidò fuori in giardino. Alla mia vista, il capitano delle guardie si meravigliò. Alla mia vista, gli eunuchi tremarono sulle ginocchia e caddero a terra, spaventati. C'è una stanza nel palazzo che ha otto pareti di porfido rosso, e un soffitto a scaglie di ottone da cui pendono lampade. L'Imperatore toccò una delle pareti e questa si aprì, e percorremmo un corridoio illuminato da molte torce.Dentro nicchie da ogni lato si ergevano grandi otri da vino pieni fino all'orlo di pezzi d'argento. Quando
giungemmo al centro del corridoio l'Imperatore pronunciò la parola che non può essere pronunciata, e una porta di granito girò su di una molla segreta, e lui si mise le mani davanti agli occhi per non restare abbacinato. Non puoi credere che posto meraviglioso fosse quello. C'erano grandi gusci di tartaruga pieni di perle, e cave pietre lunari di grandi proporzioni colme di rossi rubini. L'oro era riposto in forzieri di pelle di elefante, e la polvere d'oro in fiasche di cuoio. C'erano opali e zaffiri , quelli in tazze di cristallo, e questi in tazze di giada. Intorno, verdi smeraldi erano disposti in ordine su sottili piatti di avorio, e in un angolo erano borse di seta piene, alcune di turchesi e altre di berilli. I corni di avorio erano zeppi di purpuree ametiste, e i
corni di ottone di calcedonie e sardoniche. Dalle colonne, che erano di cedro, pendevano filze di gialli occhi di lince. Nei piatti scudi ovali c'erano carbonchi,color del vino come colore dell'erba. E non ti ho ancora detto che una decima parte di quello che c'era.
E quando l'Imperatore si fu tolto le mani dal viso mi disse," Questa è la mia casa del tesoro, e la metà è tua, così come ti ho promesso. E ti darò cammelli e cammellieri, ed essi ti obbediranno e porteranno la tua parte del tesoro fino a qualsiasi parte del mondo tu desideri raggiungere. E la cosa sarà fatta stanotte, perché non vorrei che il Sole, che è mio padre, vedesse che nella mia città c'è un uomo che io non posso uccidere ".
Ma io gli risposi, " L'oro che è qui è tuo, e l'argento è anche tuo, e tue sono le gemme preziose e le cose di valore. Quanto a me, io non ne ho bisogno. Né prenderò altro da te se non quel piccolo anello che porti al dito della mano".
E l'Imperatore si accigliò. " Non è che un anello di piombo - gridò - e non ha alcun valore. Perciò prendi la tua metà del tesoro e vattene dalla mia città ".
" No - risposi io - non prenderò altro che quell'anello di piombo, poiché io so che cosa c'è scritto dentro, e a quale scopo ".
E l'Imperatore tremò, e mi implorò, e disse, " Prendi tutto il tesoro, e vattene dalla mia città. Anche la metà che è mia sarà tua". E io feci una cosa strana, ma quello che feci non ha importanza, perché in una grotta che si trova ad appena un giorno di viaggio da questo luogo ho nascosto l'Anello delle Ricchezze. Non è che ad una giornata di viaggio, e attende la tua venuta. Colui che ha questo Anello è più ricco di tutti i re del mondo. Vieni pertanto a prenderlo, e le Ricchezze del mondo saranno tue".
Ma il giovane Pescatore rise. " L'Amore è meglio delle Ricchezze - esclamò - e la piccola Sirena mi ama ".
" No, non c'è niente di meglio delle Ricchezze "disse l'Anima.
" L'Amore è meglio " rispose il giovane Pescatore, e si tuffò nel profondo, e l'Anima si allontanò piangendo oltre le paludi.
E in capo al terzo anno l'Anima scese alla sponda del mare, e chiamò il giovane Pescatore, e questi venne su dagli abissi e disse, " Perché mi chiami ?".
E l'Anima rispose, " Avvicinati, che io possa parlarti, poiché ho visto cose meravigliose ".
Così lui si avvicinò, e si coricò dove l'acqua era poco profonda, e si poggiò il capo sulla mano e ascoltò.
E l'Anima gli disse : " In una città che conosco c'è una locanda che si trova presso un fiume. Sedevo lì con marinai che bevevano due vini dal colore diverso, e mangiavano pane fatto di orzo, e piccoli pesci salati serviti dentro foglie d'alloro con aceto. E mentre ce ne stavamo lì in allegria, entrò per noi un vecchio con un tappeto di cuoio e un liuto che aveva due corni d'ambra. E quando costui ebbe steso il tappeto sul pavimento , colpì con una penna le corde del suo liuto, e una fanciulla dal volto velato entrò di corsa e si mise a danzare davanti a noi. Aveva il volto velato da un velo di garza, ma i suoi piedi erano nudi. Nudi erano i suoi piedi, e si muovevano sul tappeto come piccoli piccioni bianchi. Mai ho visto niente di tanto meraviglioso, e la città in cui ella danza non è che a un giorno da questo luogo ".Ora quando il giovane Pescatore sentì le parole della sua Anima, ricordò che la piccola Sirena non aveva piedi e non poteva danzare. E un gran desiderio scese su di lui, e lui si disse, " È solo un giorno di viaggio, e posso tornare dal mio amore " e rise, e si alzò nell'acqua poco profonda, e si diresse a gran passi verso la riva. E quando fu sulla riva asciutta rise di nuovo, e tese le braccia alla sua Anima. E la sua Anima emise un gran grido di gioia , e gli corse incontro, ed entrò dentro di lui, e il giovane Pescatore si vide distesa davanti sulla sabbia quell'ombra del corpo che è il corpo dell'Anima.
E la sua Anima gli disse, " Non indugiamo, ma andiamo subito via di qui , perché gli Dèi del Mare sono gelosi, e hanno mostri che obbediscono ai loro comandi ".
Così si affrettarono, e tutta quella notte viaggiarono sotto la luna, e tutto il giorno dopo viaggiarono sotto il sole, e la sera di quel giorno arrivarono a una città.
E il giovane Pescatore disse alla sua Anima, " È questa la città in cui danza colei di cui mi parlasti ?".
E la sua Anima gli rispose," Non è questa città, ma un'altra . Comunque, entriamo ".
Così entrarono e passarono per le strade, e quando passarono per la Strada dei Gioiellieri il giovane Pescatore vide una bella tazza d'argento esposta in un banco. E la sua Anima gli disse, " Prendi quella tazza d'argento e nascondila ".
Così lui prese la tazza e se la nascose nella piega della tunica , e uscirono in fretta dalla città.
E quando furono a una lega dalla città il giovane Pescatore si accigliò, e gettò via la tazza, e disse alla sua Anima, " Perché mi hai detto di prendere questa tazza e di nasconderla ? È stata un'azione malvagia ". Ma la sua Anima gli rispose, " Sta' tranquillo, sta' tranquillo ".
E la sera del secondo giorno giunsero a una città, e il giovane Pescatore disse alla sua Anima, " È questa la città in cui danza colei di cui mi hai parlato ?"
E la sua Anima gli rispose," Non è questa la città, ma un'altra. Comunque, entriamo ".
Così entrarono e passarono per le strade, e quando passarono per la Strada dei Venditori di Sandali il
giovane Pescatore vide un fanciullo in piedi presso una giara d'acqua. E la sua Anima gli disse, " Picchia quel fanciullo ". Così lui picchiò il fanciullo finché questi pianse, e quando ebbe fatto ciò uscirono in fretta dalla città. E quando furono a una lega dalla città il giovane Pescatore si adirò e disse alla sua Anima, " Perché mi hai detto di picchiare quel fanciullo ? È stata un'azione malvagia".
Ma la sua Anima gli rispose, " Sta' tranquillo, sta' tranquillo ".
E la sera del terzo giorno giunsero a una città , e il giovane Pescatore disse alla sua Anima, " È questa la città in cui danza colei di cui mi hai parlato ?".
E la sua Anima gli rispose," Può darsi che sia in questa città, perciò entriamo ".
Così entrarono e passarono per le strade , ma in nessun luogo il giovane Pescatore riusciva a trovare il fiume o la locanda sulla riva.. E la gente della città lo guardava incuriosita, e lui si spaventò e disse alla sua Anima," Andiamo via di qui, perché colei che danza con piedi bianchi non c'è ".
Ma la sua Anima rispose," No, restiamo, invece, perché la notte è buia e ci saranno i predoni lungo la strada ". Così lui si sedette sulla piazza del mercato e si riposò, e dopo qualche tempo passò un mercante incappucciato che aveva un manto di stoffa di Tartaria, e recava una lanterna di corno forato all'estremità di una canna dai molti giunti.
E il mercante gli disse," Perché siedi sulla piazza del mercato visto che i banchi sono chiusi e le balle legate ?"
E il giovane Pescatore gli rispose," Non riesco a trovare una locanda in questa città, né ho alcun parente che possa darmi un asilo ".
" Non siamo tutti parenti? - disse il mercante - E non ci ha fatti tutti un solo Dio? Pertanto vieni con me,
poiché ho una camera per gli ospiti ".
Così il giovane Pescatore si alzò e seguì il mercante in casa sua. E quando ebbe attraversato un giardino di melograni e fu entrato nella casa, il mercante gli portò acqua di rose in un piatto di rame affinché potesse lavarsi le mani, e meloni maturi perché potesse estinguere la sua sete, e gli mise davanti una ciotola di riso ed un pezzo di capretto arrosto.
E quando ebbe finito, il mercante lo condusse nella stanza degli ospiti, e gli disse di dormire e di riposarsi. E il giovane Pescatore lo ringraziò, e baciò l'anello che costui aveva alla mano, e si gettò sui tappeti di pelo di capra dipinto. E quando si fu coperto con una coperta di nera lana di pecora, cadde nel sonno.
E tre ore prima dell'alba, e mentre era ancora notte, la sua Anima lo destò e gli disse : "Alzati e va' alla stanza del mercante, proprio nella stanza in cui egli dorme, e uccidilo,e prendigli il suo oro, poiché ne abbiamo bisogno ". E il giovane Pescatore si alzò e strisciò verso la stanza del mercante , e sui piedi del mercante era deposta una spada ricurva , e il vassoio al fianco del mercante conteneva nove borse d'oro . E lui tese la
mano e toccò la spada , e quando la toccò il mercante trasalì e si destò, e saltando su afferrò lui la spada e gridò al giovane Pescatore," Mi restituisci il male per il bene, e mi paghi spargendo il mio sangue la gentilezza che ti ho mostrato ?"
E la sua Anima disse al giovane Pescatore, " Colpiscilo " e lui lo colpì, così che quello svenne, e lui afferrò le nove borse d'oro, e fuggì rapido per il giardino di melograni, e rivolse il viso alla stella che è la stella del mattino.
E quando furono a una lega dalla città, il giovane Pescatore si picchiò sul petto, e disse alla sua Anima, " Perché mi hai detto di uccidere il mercante e di prendergli l'oro? Certo tu sei malvagia ".
Ma la sua Anima gli rispose, " Sta' tranquillo, sta' tranquillo ".
" No - gridò il giovane Pescatore - non posso stare tranquillo, perché detesto tutto quello che mi hai fatto fare. Detesto anche te, e ti comando di dirmi perché ti sei comportata con me in questa maniera ".
E la sua Anima gli rispose, " Quando mi hai mandato nel mondo non mi hai dato cuore, così ho imparato a fare tutte queste cose e ad amarle ".
" Che cosa dici ?" sussurrò il giovane Pescatore.
" Lo sai - rispose la sua Anima - lo sai bene. Hai dimenticato che non mi hai dato cuore? No, ne sono certo. E così non preoccuparti né per te né per me, ma sta' tranquillo, sta' tranquillo , perché non c'è dolore che non causerai, né piacere che non riceverai ".
E quando il giovane Pescatore udì queste parole tremò e disse alla sua Anima," Ma tu sei malvagia, e mi hai fatto dimenticare il mio amore, e mi hai tentato con tentazioni, e mi hai messo i piedi sulla via dei peccati ".
E la sua Anima gli rispose," Tu non hai dimenticato che quando mi mandasti nel mondo non mi desti un cuore. Su, andiamo in un'altra città e facciamo festa poiché abbiamo nove borse d'oro ".
Ma il giovane Pescatore prese le nove borse d'oro e le gettò a terra, e le calpestò.
" No - gridò - non voglio avere niente a che fare con te, né voglio viaggiare con te in nessun luogo, ma così come ti ho scacciato prima, ti scaccerò adesso, poiché non mi hai fatto alcun bene ". E voltò le spalle alla luna, e col coltellino dal manico di verde pelle di vipera cercò di tagliarsi dai piedi quell'ombra del corpo che è il corpo dell'Anima. Ma la sua Anima non si mosse da lui, né badò al suo ordine, ma gli disse," L'incantesimo che ti ha insegnato la Strega non vale più, poiché io non posso lasciarti, né tu puoi scacciarmi. Solo una volta nella vita l'uomo può allontanare la sua Anima, ma colui che riceve la sua Anima per la seconda volta deve tenersela per sempre, e questa è la sua punizione e il suo premio ".
E il giovane Pescatore impallidì e strinse le mani e gridò," Era una Strega falsa, perché non me l'aveva detto ".
" No - rispose la sua Anima - è stata leale con Colui che venera, e la cui serva sarà per sempre ".
E quando il giovane Pescatore seppe di non potersi più liberare della sua Anima, e che era un'Anima
malvagia, e che sarebbe rimasta con lui per sempre, cadde a terra piangendo calde lacrime.
E quando fu giorno, il giovane Pescatore si alzò e disse alla sua Anima," Mi legherò le mani per non poter seguire i tuoi ordini, e chiuderò la bocca per non poter pronunciare le tue parole, e tornerò al luogo dove colei che amo ha dimora. Al mare tornerò, e alla piccola baia dove lei è solita cantare, e la chiamerò e le dirò del male che ho fatto e del male che tu mi hai fatto ".
E la sua Anima lo tentò e disse," Chi è il tuo amore, che tu debba tornare da lei ? Il mondo ha creature molto più belle. Ci sono le danzatrici di Samaris che danzano alla maniera di ogni tipo di uccello e di animale. Hanno i piedi, dipinti con l'henné, e alle mani hanno campanelline di rame. Ridono mentre danzano, e il loro riso è limpido come il riso dell'acqua. Vieni con me e te lo mostrerò. Perché cosa è questo tuo scrupolo circa le cose del peccato ? Forse che quel che è piacevole da mangiare non è fatto per il mangiatore ? C'è veleno in quello che è dolce da bere? Non farti scrupolo, ma vieni con me in un'altra città. C'è qui vicino una cittadina, in cui è un giardino di magnolie. E in questo leggiadro giardino dimorano pavoni bianchi e pavoni dal petto azzurro. Le loro code quando le aprono al sole sono simili a dischi d'avorio e simili a dischi dorati. E colei che li ciba danza per piacere, e talvolta danza sulle mani e talaltra danza con i piedi. Ha gli occhi colorati con lo stibio, e le narici delicate come le ali di una rondine. Da un gancio in una sua narice pende un fiore intagliato in una perla. Ride mentre danza, e gli anelli d'argento che ha alle caviglie tintinnano come campane d'argento. E perciò non farti più scrupolo, ma vieni con me in questa città ".
Ma il giovane Pescatore non rispose alla sua Anima, ma chiuse le labbra col sigillo del silenzio e con una stretta fune si legò le mani, e tornò al luogo da cui era venuto, fino alla piccola baia dove il suo amore era stata solita cantare. E sempre la sua Anima lo tentò lungo il cammino, ma egli non rispose, né commise alcuna delle malvagità che quella tentava di fargli commettere, tanto grande era il potere dell'amore che aveva dentro. E quando fu sulla sponda del mare, sciolse la corda dalle mani, e si tolse il sigillo del silenzio dalla bocca, e chiamò la piccola Sirena. Ma lei non venne al suo richiamo, per quanto la chiamasse tutto il giorno e la implorasse. E la sua Anima lo scherniva e disse," Certo non hai troppa gioia dal tuo amore. Sei come uno che in tempo di morte versa acqua in un vaso rotto. Dai via quello che hai e niente ti è dato in cambio. Avresti fatto meglio a venire con me, perché io so dove si trova la Valle del Piacere, e quali cose vi vengono fatte".
Ma il giovane Pescatore non rispose alla sua Anima, ma in una spaccatura della roccia si costruì una casa di canne, e vi dimorò per lo spazio di un anno.
E ogni mattina chiamava la Sirena, e ogni mezzodì tornava a chiamarla, e di nuovo a sera pronunciava il suo nome. Ma mai ella sorse dal mare a incontrarlo, né in alcun luogo del mare riusciva lui a trovarla, benché la cercasse nelle grotte e nella verde acqua, nelle pozze della marea e nei pozzi che si trovano in fondo
all'abisso.
E sempre la sua Anima lo tentava col male , e gli sussurrava cose terribili. Ma non prevalse contro di lui, tanto grande era il potere del suo amore.
E in capo all'anno, l'Anima pensò fra sè," Io ho tentato il mio padrone col male, e il suo amore è più forte di me. Lo tenterò ora col bene, e chissà che non mi segua ".
Così parlò al giovane Pescatore, e disse," Ti ho detto della gioia del mondo, e tu mi hai fatto orecchio da mercante. Lascia ora che ti dica del dolore del mondo, e può darsi che mi ascolterai. Perché per la verità il dolore è il Signore di questo mondo, né v'è alcuno che sfugga alla sua rete. Vi sono alcuni cui mancano le vesti, e altri cui manca il pane. Vi sono vedove che sono vestite di porpora , e vedove che sono in stracci. Avanti e indietro sulle paludi vanno i lebbrosi, e sono crudeli gli uni con gli altri. I mendicanti vanno su e giù lungo le strade , e le loro borse sono vuote. Per le strade della città si aggira la Fame, e la Peste siede davanti alle porte. Vieni, andiamo ad aggiustare queste cose, e facciamo sì che non siano più. Perché dovresti indugiare qui a chiamare il tuo amore, vedendo che non viene al tuo richiamo? E che cosa è l'amore, che tu debba attribuirgli tanta importanza ?".
Ma il giovane Pescatore non rispose nulla, tale era il potere del suo amore. E ogni mattina chiamava la Sirena, e ogni mezzodì tornava a chiamarla , e la notte pronunciava il suo nome. Pure, ella non sorgeva mai dal mare incontro a lui, né in alcun luogo del mare riusciva a trovarla, benché la cercasse nei fiumi del mare, e nelle valli che sono sotto le onde, nel mare che la notte rende purpureo, e nel mare che l'alba lascia grigio.
E in capo al secondo anno, l'Anima disse al giovane Pescatore ,di notte, mentre lui se ne stava solo nella casa di canne," Ecco ! Ora ti ho tentato col male, e ti ho tentato col bene, e il tuo amore è più forte di me. Perciò non ti tenterò più, ma lasciami entrare nel tuo cuore, affinché possa essere una sola cosa con te come prima ".
" Certo che puoi entrare - disse il giovane Pescatore - perché nei giorni in cui senza cuore andasti per il mondo devi aver sofferto assai ".
" Ahimè ! - gridò la sua Anima - non trovo entrata, tanto circondato dall'amore è questo tuo cuore ."
" Però vorrei poterti aiutare " disse il giovane Pescatore.
E mentre parlava venne un gran grido di dolore dal mare, il grido che gli uomini sentono quando muore uno del Popolo Marino. E il giovane Pescatore saltò su, e lasciò la sua casa di canne, e corse giù alla spiaggia. E le onde nere venivano rapide alla sponda, recando un fardello che era più bianco dell'argento. Bianco come la cresta dell'onda era, e come un fiore galleggiava sulle onde. E la cresta lo prese dalle onde, e la spuma lo prese dalla cresta, e la sponda lo ricevette, e disteso ai suoi piedi il giovane Pescatore vide il corpo della piccola Sirena. Morto ai suoi piedi esso giaceva.
Piangendo come uno trafitto dal dolore egli si gettò in terra accanto a esso, e baciò il freddo rosso della bocca, e accarezzò l'umida ambra dei capelli . Si gettò accanto a esso sulla sabbia, piangendo come uno che tremi dalla gioia, e nelle braccia brune se la strinse al petto. Fredde erano le labbra, pure egli le baciò. Salato era il miele dei capelli, pure lo baciò con una gioia amara . Baciò le ciglia abbassate, e la fronda selvaggia che giaceva sulle coppette era meno salata delle sue lacrime.
E alla cosa morta egli si confessò. Nelle conchiglie delle sue orecchie versò il vino aspro del suo racconto. Si mise le piccole mani intorno al collo, e con le dita toccò il giunco sottile della gola. Amara, amara era la sua gioia, e pieno di una strana delizia era il suo dolore.
Il nero mare si avvicinò, e la bianca spuma gemé come un lebbroso. Con bianchi artigli di spuma il mare si aggrappò alla riva. Dal palazzo del Re Marino venne di nuovo il grido di dolore, e lontano sul mare i grandi Tritoni soffiarono rauchi nei loro corni.
" Fuggi - disse la sua Anima - poiché il mare si avvicina e se indugi ti ucciderà. Fuggi, poiché io ho paura, vedendo che il tuo cuore è chiuso contro di me per via della grandezza del tuo amore. Fuggi fino a un luogo dove sarai in salvo. Non vorrai certo mandarmi senza cuore in un altro mondo ?"
Ma il giovane Pescatore non ascoltò la sua Anima, ma chiamò la piccola Sirena e disse," L'Amore è meglio della saggezza, e più prezioso delle ricchezze, e più bello dei piedi delle figlie degli uomini. I fuochi non possono distruggerlo, né le acque dissetarlo. Io ti ho chiamata all'alba, e tu non sei venuta al mio richiamo. La luna ha udito il tuo nome, pure tu non mi hai dato ascolto. Perché malvagiamente ti avevo lasciata, e per mia
disgrazia mi ero allontanato. Però mai il tuo amore è cessato dentro di me , e sempre è stato forte, né niente ha prevalso contro di lui, benché io abbia guardato il male e abbia guardato il bene. E ora che sei morta, certo morirò con te anch'io ".
E la sua Anima lo pregò di partire, ma lui non volle, tanto grande era il suo amore. E il mare venne più vicino, e cercò di coprirlo con le sue onde, e quando seppe che la fine era vicina baciò con folli baci le fredde labbra della Sirena, e il cuore che era dentro di lui si spezzò. E come per la pienezza del suo amore il suo cuore si spezzò, l'Anima trovò un ingresso e vi entrò, e fu una sola cosa con lui come prima. E il mare coprì il giovane
Pescatore con le sue onde.
E al mattino il Prete uscì a benedire il mare, perché era stato inquieto. E con lui andarono i monaci e i musici, e i portatori di ceri, e gli agitatori di incenso, e una gran compagnia. E quando il Prete fu sulla sponda vide il giovane Pescatore giacere annegato sulla spuma, e stretto fra le sue braccia era il corpo della piccola Sirena. Ed egli si ritrasse accigliato,e avendo fatto il segno della croce, gridò forte e disse, " Non benedirò il mare né alcuna cosa che vi si trova. Maledetto sia il Popolo Marino, e maledetti siano tutti coloro che con esso hanno commercio. E quanto a colui che per amore ha dimenticato Iddio, e così giace qui con la sua druda uccisa dal giudizio divino, prendete il suo corpo e il corpo della sua druda, e seppelliteli nell'angolo del Campo dei Follatori,e non contrassegnateli con alcun segno, affinché nessuno possa riconoscere il luogo del loro riposo. Poiché maledetti essi furono da vivi, e maledetti saranno anche da morti ".
E la gente fece come aveva ordinato, e nell'angolo del Campo dei Follatori, dove non cresceva alcuna erba dolce, scavarono una fossa profonda, e vi deposero le due cose morte.
E in capo al terzo anno, e in un giorno che era un giorno sacro, il Prete andò alla cappella , onde mostrare alla gente le ferite del Signore, e parlare loro dell'ira di Dio.
E quando si fu ammantato delle sue vesti, e fu entrato e si fu chinato davanti all'altare, vide che l'altare era coperto di strani fiori che non erano mai stati visti prima. Strani erano alla vista, e di curiosa bellezza, e la loro bellezza lo turbò, e il loro odore era dolce alle sue narici, e si sentì lieto, e non capiva il perché di questa letizia. E quando ebbe aperto il taberbacolo, e incensato il reliquiario che questo conteneva, e mostrata la bella ostia al popolo, e quando ebbe di nuovo celato questa dietro il velo dei veli, cominciò a parlare alla gente , con l'intenzione di parlarle dell'ira di Dio. Ma la bellezza dei fiori bianchi lo turbava, e alle sue labbra venne un'altra parola, e non parlò dell'ira di Dio, ma del Dio il cui nome è Amore. E perché parlò così, non lo sapeva. E quando ebbe pronunciato la sua parola la gente pianse, e il Prete tornò alla sacrestia, e i suoi occhi erano pieni di lacrime. E i diaconi vennero e cominciarono a svestirlo, e gli presero il camice e il cinto, il manipolo e la stola. E lui stette fermo come uno in un sogno.
E dopo che l'ebbero svestito, lui li guardò e disse," Che cosa sono i fiori che stanno sull'altare, e di dove vengono ?".
E quelli gli risposero," Che fiori siano non lo sappiamo, ma vengono dall'angolo del Campo dei Follatori ".
E il Prete tremò, e tornò alla sua casa e pregò.
E al mattino, mentre albeggiava ancora, andò con i monaci e i musici, e i portatori di ceri e gli agitatori d'incenso,e una gran compagnia, e giunse alla sponda del mare, e benedì il mare, e tutte le cose selvagge che vi si trovano. Anche i Fauni benedì, e le piccole cose che danzano nel bosco, e le cose dagli occhi accesi che sbirciano attraverso le foglie. Tutte le cose del mondo di Dio egli benedì, e la gente fu piena di gioia e di meraviglia . Però mai più nell'angolo del Campo dei Follatori crebbero fiori di alcun tipo, ma il campo rimase sterile come prima. Né il Popolo Marino venne più nella baia come era stato solito fare, poiché andò in un'altra parte del mare.
E l'Anima rispose,” Avvicinati , che io possa parlarti , poiché ho visto cose meravigliose “.
Così lui si avvicinò, e si coricò dove l'acqua era poco profonda, e si poggiò il capo sulla mano e ascoltò.
E l'Anima gli disse,” Quando ti lasciai ,volsi il viso a Mezzogiorno e mi misi in viaggio. Dal Mezzogiorno viene tutto quanto è prezioso. Sei giorni viaggiai sulle strade che portano alla città di Ashter, lungo le strade polverose e tinte di rosso che i pellegrini sogliono percorrere feci il mio viaggio, e la mattina del settimo giorno alzai gli occhi, ed ecco !, la città giaceva ai miei piedi, poiché si trova in una valle.
Ci sono nove porte per entrare in questa città, e davanti a ciascuna porta c'è un cavallo di bronzo che nitrisce quando i Beduini calano dai monti. Le mura sono rivestite di rame e le torrette di guardia hanno il tetto in ottone. In ogni torre sta un arciere con un arco in pugno. All'alba costui colpisce con una freccia un gong, e al tramonto soffia in un corno di corno.
Quando cercai di entrare, le sentinelle mi fermarono e mi chiesero chi ero. Io risposi che ero un Derviscio sulla via della città della Mecca, dov'era un velo verde sul quale le mani degli angeli avevano ricamato in lettere d'argento il Corano. Furono pieni di meraviglia, e mi pregarono di passare.
Dentro è come un bazaar. Peccato tu non fossi con me. Attraverso le anguste stradine, le allegre lanterne di carta volteggiano come grandi farfalle. Quando il vento soffia sui tetti si alzano e ricadono come le bolle colorate. Davanti alle loro botteghe siedono i mercanti sui loro tappeti di seta. Hanno barbe nere e diritte, e i loro turbanti sono coperti di zecchine d'oro, e lunghi fili di ambra e noccioli di pesca scolpiti gli scivolano fra le fresche dita. Alcuni di loro vendono galbano e nardo, e curiosi profumi dall'Oceano Indiano, e lo spesso olio delle rose rosse, e la mirra e piccoli chiodi di garofano. Quando ci si ferma a parlar loro gettano pizzichi di incenso su di un braciere di carbone e addolciscono l'aria.
Vidi un Siriano che teneva fra le mani una verga sottile come una canna. Grigi fili di fumo ne uscivano, e il suo odore quando bruciava era l'odore del mandorlo rosa a primavera.
Altri vendono braccialetti d'argento tutti sbalzati di cremose pietre di azzurra turchese, e catenelle per le caviglie in in filo di ottone frangiate di perline, e artigli di tigre montati in oro, e gli artigli di quel gatto dorato, il leopardo, montati anch'essi in oro, e orecchini di smeraldo forato, e anelli di giada scavata. Dalle case da tè giunge il suono di chitarra e i fumatori d'oppio con i loro visi bianchi e sorridenti guardano i passanti.
Veramente tu avresti dovuto essere con me. I venditori di vino si fanno largo nella folla con grandi pelli nere sulle spalle. La maggior parte di loro vende vino di Shiraz, che è dolce al pari del miele. Lo servono in tazzine di metallo e vi spargono sopra foglie di rosa . Nella piazza del mercato stanno i venditori di frutta, che vendono frutti di ogni tipo: fichi maturi, con la loro ammaccata carne purpurea, meloni, che odorano di muschio e gialli come topazi, cedri e mele rosa e grappoli di uva bianca, rotonde arance rosso-oro, e limoni ovali di oro verde. Una volta vidi passare un elefante.La sua proboscide era dipinta con vermiglio e curcuma, e sulle orecchie aveva una rete di cordoni di seta cremisi. Si fermò davanti a una bancarella e si mise a mangiare le arance, e l'uomo si limitò a ridere. Non puoi immaginare che gente strana sono. Quando sono contenti vanno dai venditori di uccelli e comprano un uccello in gabbia e lo liberano per gioire ancora di più, e quando sono tristi si fustigano con spini perché il loro dolore non diminuisca.
Una sera incontrai dei negri che trasportavano un pesante baldacchino attraverso il bazaar. Era fatto di bambù dorato, e i pali erano di lacca vermiglia tempestata di pavoni di ottone. Alle finestre pendevano sottili tendine di mussola ricamata di ali di scarabeo e minuscole perline , e al suo passaggio una Circassa dal volto pallido se ne affacciò e mi sorrise. Io lo seguii a distanza, e i negri affrettarono il passo e si aggrottarono. Ma a me non importava. Mi sentii preso da una grande curiosità. Da ultimo si fermarono davanti ad una bianca casa quadrata. Questa non aveva finestre, solo una porticina simile alla porta di una tomba. Deposero il palanchino e bussarono tre volte con un martello di rame. Un Armeno in un caffetano di cuoio verde si affacciò alla grata, e vedendoli aprì, e stese un tappeto a terra, e la donna ne scese. Al momento di entrare, si voltò e mi sorrise di nuovo. Non avevo mai visto nessuno così pallido.Quando sorse la luna tornai allo stesso posto e cercai la casa, ma non c'era più. Quando vidi questo, capii chi era la donna, e perché mi aveva sorriso. Certo avresti dovuto essere con me. Alla festa della Luna Nuova il giovane Imperatore uscì dal suo palazzo e andò a pregare nella moschea. Aveva capelli e barba tinti coi petali di rosa, e le guance incipriate con una polvere d'oro fino. Aveva i palmi dei piedi e delle mani gialle di zafferano. All'alba avanzò dal suo palazzo in un manto d'argento, e al tramonto vi tornò in un manto d'oro. La gente si gettava a terra e si nascondeva il viso, ma io no. Rimasi in piedi accanto al banco di un venditore di datteri e attesi. Quando
l'Imperatore mi vide, sollevò i sopraccigli dipinti e si fermò. Io rimasi immobile, e non gli rivolsi l'inchino. La gente si meravigliò della mia audacia, e mi consigliò di fuggire dalla città. Io non le badai, ma andai a sedere con i venditori di strani dèi, che per via della loro professione sono abominati. Dissi loro quello che avevo fatto, e ciascuno mi diede un dio e mi pregò di lasciarlo.
Quella notte, mentre giacevo su di un cuscino nella casa da tè che si trova nella via dei Melograni,le sentinelle dell'Imperatore entrarono e mi condussero al palazzo. Al mio passaggio mi chiudevano ciascuna porta alle spalle, e la sprangavano con una catena. Dentro c'era un gran cortile tutto circondato da un colonnato. Le pareti erano di bianco alabastro, con mattonelle azzurre e verdi tassellate qua e là. Le colonne erano di marmo verde , e il pavimento di una sorta di marmo color fior di pesco . Non avevo mai visto niente di simile. Mentre attraversavo il cortile due donne velate mi guardarono dall'alto di un balcone e mi maledissero. Le guardie sopraggiunsero in fretta, e l'estremità delle loro lance risuonò sul lucido pavimento. Aprirono un cancello di avorio lavorato, e mi trovai in un giardino con fontane e sette terrazze.Vi erano piantati tulipani e margherite, e aloe punteggiate di stelle. Simile a uno snello giunco di cristallo, una fontana stava sospesa nell'aria del crepuscolo. I cipressi erano come torce bruciate . Da uno di essi un usignolo cantava. In fondo al giardino sorgeva un piccolo padiglione. Al nostro avvicinarsi ne uscirono due
eunuchi e ci mossero incontro. I loro corpi grassi ondeggiavano nel camminare. Mi guardarono incuriositi con gli occhi dalle palpebre gialle. Uno trasse da parte il capitano delle guardie, e a voce bassa gli sussurrò qualcosa. L'altro continuò a masticare pasticche aromatiche , che estraeva con gesto affettato da una scatola ovale di smalto lilla. Dopo qualche istante il capitano delle guardie congedò i soldati. Questi tornarono al
palazzo, seguiti a passo lento dagli eunuchi che passando coglievano dagli alberi le dolci more. Una volta il più anziano dei due si voltò , e mi rivolse un sorriso malvagio.
Allora il capitano delle guardie mi indicò l'ingresso del padiglione. Io avanzai senza tremare, e scostando la pesante tenda entrai. Il giovane Imperatore era disteso su di un divano in pelle di leone tinta, e aveva un
falcone appollaiato sul polso. Dietro di lui era ritto un Nubiano dal turbante di ottone, nudo fino alla cintola, e con pesanti orecchini alle orecchie divise in due. Su di un tavolo accanto al divano era posata una possente scimitarra di acciaio.
Alla mia vista l'Imperatore si accigliò, e mi disse, " Qual è il tuo nome? Non sai che sono Imperatore di questa città ?".
Ma io non gli diedi risposta.
Indicò col dito la scimitarra, e il Nubiano la afferrò, e correndo in avanti mi colpì con gran violenza. La lama sibilò dentro di me, e non mi ferì. L'uomo cadde disteso a terra, e quando si alzò i suoi denti battevano dalla paura, e si nascose dietro il divano. L'Imperatore balzò in piedi, e presa una lancia da una panoplia me la scagliò contro. Io l'afferrai al volo, e spezzai l'asta in due. Mi tirò una freccia, ma io alzai le mani e la fermai a mezz'aria. Allora estrasse un pugnale da una cintura di cuoio bianco, e trafisse il Nubiano alla gola perché lo schiavo non raccontasse il suo disonore. L'uomo si contorse come un serpente calpestato , e una spuma rossa gli fermentò sulla bocca. Non appena costui fu morto l'Imperatore si rivolse a me, e quando si fu deterso il lucente sudore dalla fronte con una salviettina di oro e seta purpurea , mi disse, " Sei tu un
profeta, che io non posso nuocerti, o il figlio di un profeta, che non posso farti del male? Ti prego di lasciare la mia città questa sera, perché finché tu ci sei, io non ne sono più il signore ".
E io gli risposi, " Me ne andrò in cambio della metà del tuo tesoro. Dammi la metà del tuo tesoro, e io me ne andrò ". Lui mi prese per mano, e mi guidò fuori in giardino. Alla mia vista, il capitano delle guardie si meravigliò. Alla mia vista, gli eunuchi tremarono sulle ginocchia e caddero a terra, spaventati. C'è una stanza nel palazzo che ha otto pareti di porfido rosso, e un soffitto a scaglie di ottone da cui pendono lampade. L'Imperatore toccò una delle pareti e questa si aprì, e percorremmo un corridoio illuminato da molte torce.Dentro nicchie da ogni lato si ergevano grandi otri da vino pieni fino all'orlo di pezzi d'argento. Quando
giungemmo al centro del corridoio l'Imperatore pronunciò la parola che non può essere pronunciata, e una porta di granito girò su di una molla segreta, e lui si mise le mani davanti agli occhi per non restare abbacinato. Non puoi credere che posto meraviglioso fosse quello. C'erano grandi gusci di tartaruga pieni di perle, e cave pietre lunari di grandi proporzioni colme di rossi rubini. L'oro era riposto in forzieri di pelle di elefante, e la polvere d'oro in fiasche di cuoio. C'erano opali e zaffiri , quelli in tazze di cristallo, e questi in tazze di giada. Intorno, verdi smeraldi erano disposti in ordine su sottili piatti di avorio, e in un angolo erano borse di seta piene, alcune di turchesi e altre di berilli. I corni di avorio erano zeppi di purpuree ametiste, e i
corni di ottone di calcedonie e sardoniche. Dalle colonne, che erano di cedro, pendevano filze di gialli occhi di lince. Nei piatti scudi ovali c'erano carbonchi,color del vino come colore dell'erba. E non ti ho ancora detto che una decima parte di quello che c'era.
E quando l'Imperatore si fu tolto le mani dal viso mi disse," Questa è la mia casa del tesoro, e la metà è tua, così come ti ho promesso. E ti darò cammelli e cammellieri, ed essi ti obbediranno e porteranno la tua parte del tesoro fino a qualsiasi parte del mondo tu desideri raggiungere. E la cosa sarà fatta stanotte, perché non vorrei che il Sole, che è mio padre, vedesse che nella mia città c'è un uomo che io non posso uccidere ".
Ma io gli risposi, " L'oro che è qui è tuo, e l'argento è anche tuo, e tue sono le gemme preziose e le cose di valore. Quanto a me, io non ne ho bisogno. Né prenderò altro da te se non quel piccolo anello che porti al dito della mano".
E l'Imperatore si accigliò. " Non è che un anello di piombo - gridò - e non ha alcun valore. Perciò prendi la tua metà del tesoro e vattene dalla mia città ".
" No - risposi io - non prenderò altro che quell'anello di piombo, poiché io so che cosa c'è scritto dentro, e a quale scopo ".
E l'Imperatore tremò, e mi implorò, e disse, " Prendi tutto il tesoro, e vattene dalla mia città. Anche la metà che è mia sarà tua". E io feci una cosa strana, ma quello che feci non ha importanza, perché in una grotta che si trova ad appena un giorno di viaggio da questo luogo ho nascosto l'Anello delle Ricchezze. Non è che ad una giornata di viaggio, e attende la tua venuta. Colui che ha questo Anello è più ricco di tutti i re del mondo. Vieni pertanto a prenderlo, e le Ricchezze del mondo saranno tue".
Ma il giovane Pescatore rise. " L'Amore è meglio delle Ricchezze - esclamò - e la piccola Sirena mi ama ".
" No, non c'è niente di meglio delle Ricchezze "disse l'Anima.
" L'Amore è meglio " rispose il giovane Pescatore, e si tuffò nel profondo, e l'Anima si allontanò piangendo oltre le paludi.
E in capo al terzo anno l'Anima scese alla sponda del mare, e chiamò il giovane Pescatore, e questi venne su dagli abissi e disse, " Perché mi chiami ?".
E l'Anima rispose, " Avvicinati, che io possa parlarti, poiché ho visto cose meravigliose ".
Così lui si avvicinò, e si coricò dove l'acqua era poco profonda, e si poggiò il capo sulla mano e ascoltò.
E l'Anima gli disse : " In una città che conosco c'è una locanda che si trova presso un fiume. Sedevo lì con marinai che bevevano due vini dal colore diverso, e mangiavano pane fatto di orzo, e piccoli pesci salati serviti dentro foglie d'alloro con aceto. E mentre ce ne stavamo lì in allegria, entrò per noi un vecchio con un tappeto di cuoio e un liuto che aveva due corni d'ambra. E quando costui ebbe steso il tappeto sul pavimento , colpì con una penna le corde del suo liuto, e una fanciulla dal volto velato entrò di corsa e si mise a danzare davanti a noi. Aveva il volto velato da un velo di garza, ma i suoi piedi erano nudi. Nudi erano i suoi piedi, e si muovevano sul tappeto come piccoli piccioni bianchi. Mai ho visto niente di tanto meraviglioso, e la città in cui ella danza non è che a un giorno da questo luogo ".Ora quando il giovane Pescatore sentì le parole della sua Anima, ricordò che la piccola Sirena non aveva piedi e non poteva danzare. E un gran desiderio scese su di lui, e lui si disse, " È solo un giorno di viaggio, e posso tornare dal mio amore " e rise, e si alzò nell'acqua poco profonda, e si diresse a gran passi verso la riva. E quando fu sulla riva asciutta rise di nuovo, e tese le braccia alla sua Anima. E la sua Anima emise un gran grido di gioia , e gli corse incontro, ed entrò dentro di lui, e il giovane Pescatore si vide distesa davanti sulla sabbia quell'ombra del corpo che è il corpo dell'Anima.
E la sua Anima gli disse, " Non indugiamo, ma andiamo subito via di qui , perché gli Dèi del Mare sono gelosi, e hanno mostri che obbediscono ai loro comandi ".
Così si affrettarono, e tutta quella notte viaggiarono sotto la luna, e tutto il giorno dopo viaggiarono sotto il sole, e la sera di quel giorno arrivarono a una città.
E il giovane Pescatore disse alla sua Anima, " È questa la città in cui danza colei di cui mi parlasti ?".
E la sua Anima gli rispose," Non è questa città, ma un'altra . Comunque, entriamo ".
Così entrarono e passarono per le strade, e quando passarono per la Strada dei Gioiellieri il giovane Pescatore vide una bella tazza d'argento esposta in un banco. E la sua Anima gli disse, " Prendi quella tazza d'argento e nascondila ".
Così lui prese la tazza e se la nascose nella piega della tunica , e uscirono in fretta dalla città.
E quando furono a una lega dalla città il giovane Pescatore si accigliò, e gettò via la tazza, e disse alla sua Anima, " Perché mi hai detto di prendere questa tazza e di nasconderla ? È stata un'azione malvagia ". Ma la sua Anima gli rispose, " Sta' tranquillo, sta' tranquillo ".
E la sera del secondo giorno giunsero a una città, e il giovane Pescatore disse alla sua Anima, " È questa la città in cui danza colei di cui mi hai parlato ?"
E la sua Anima gli rispose," Non è questa la città, ma un'altra. Comunque, entriamo ".
Così entrarono e passarono per le strade, e quando passarono per la Strada dei Venditori di Sandali il
giovane Pescatore vide un fanciullo in piedi presso una giara d'acqua. E la sua Anima gli disse, " Picchia quel fanciullo ". Così lui picchiò il fanciullo finché questi pianse, e quando ebbe fatto ciò uscirono in fretta dalla città. E quando furono a una lega dalla città il giovane Pescatore si adirò e disse alla sua Anima, " Perché mi hai detto di picchiare quel fanciullo ? È stata un'azione malvagia".
Ma la sua Anima gli rispose, " Sta' tranquillo, sta' tranquillo ".
E la sera del terzo giorno giunsero a una città , e il giovane Pescatore disse alla sua Anima, " È questa la città in cui danza colei di cui mi hai parlato ?".
E la sua Anima gli rispose," Può darsi che sia in questa città, perciò entriamo ".
Così entrarono e passarono per le strade , ma in nessun luogo il giovane Pescatore riusciva a trovare il fiume o la locanda sulla riva.. E la gente della città lo guardava incuriosita, e lui si spaventò e disse alla sua Anima," Andiamo via di qui, perché colei che danza con piedi bianchi non c'è ".
Ma la sua Anima rispose," No, restiamo, invece, perché la notte è buia e ci saranno i predoni lungo la strada ". Così lui si sedette sulla piazza del mercato e si riposò, e dopo qualche tempo passò un mercante incappucciato che aveva un manto di stoffa di Tartaria, e recava una lanterna di corno forato all'estremità di una canna dai molti giunti.
E il mercante gli disse," Perché siedi sulla piazza del mercato visto che i banchi sono chiusi e le balle legate ?"
E il giovane Pescatore gli rispose," Non riesco a trovare una locanda in questa città, né ho alcun parente che possa darmi un asilo ".
" Non siamo tutti parenti? - disse il mercante - E non ci ha fatti tutti un solo Dio? Pertanto vieni con me,
poiché ho una camera per gli ospiti ".
Così il giovane Pescatore si alzò e seguì il mercante in casa sua. E quando ebbe attraversato un giardino di melograni e fu entrato nella casa, il mercante gli portò acqua di rose in un piatto di rame affinché potesse lavarsi le mani, e meloni maturi perché potesse estinguere la sua sete, e gli mise davanti una ciotola di riso ed un pezzo di capretto arrosto.
E quando ebbe finito, il mercante lo condusse nella stanza degli ospiti, e gli disse di dormire e di riposarsi. E il giovane Pescatore lo ringraziò, e baciò l'anello che costui aveva alla mano, e si gettò sui tappeti di pelo di capra dipinto. E quando si fu coperto con una coperta di nera lana di pecora, cadde nel sonno.
E tre ore prima dell'alba, e mentre era ancora notte, la sua Anima lo destò e gli disse : "Alzati e va' alla stanza del mercante, proprio nella stanza in cui egli dorme, e uccidilo,e prendigli il suo oro, poiché ne abbiamo bisogno ". E il giovane Pescatore si alzò e strisciò verso la stanza del mercante , e sui piedi del mercante era deposta una spada ricurva , e il vassoio al fianco del mercante conteneva nove borse d'oro . E lui tese la
mano e toccò la spada , e quando la toccò il mercante trasalì e si destò, e saltando su afferrò lui la spada e gridò al giovane Pescatore," Mi restituisci il male per il bene, e mi paghi spargendo il mio sangue la gentilezza che ti ho mostrato ?"
E la sua Anima disse al giovane Pescatore, " Colpiscilo " e lui lo colpì, così che quello svenne, e lui afferrò le nove borse d'oro, e fuggì rapido per il giardino di melograni, e rivolse il viso alla stella che è la stella del mattino.
E quando furono a una lega dalla città, il giovane Pescatore si picchiò sul petto, e disse alla sua Anima, " Perché mi hai detto di uccidere il mercante e di prendergli l'oro? Certo tu sei malvagia ".
Ma la sua Anima gli rispose, " Sta' tranquillo, sta' tranquillo ".
" No - gridò il giovane Pescatore - non posso stare tranquillo, perché detesto tutto quello che mi hai fatto fare. Detesto anche te, e ti comando di dirmi perché ti sei comportata con me in questa maniera ".
E la sua Anima gli rispose, " Quando mi hai mandato nel mondo non mi hai dato cuore, così ho imparato a fare tutte queste cose e ad amarle ".
" Che cosa dici ?" sussurrò il giovane Pescatore.
" Lo sai - rispose la sua Anima - lo sai bene. Hai dimenticato che non mi hai dato cuore? No, ne sono certo. E così non preoccuparti né per te né per me, ma sta' tranquillo, sta' tranquillo , perché non c'è dolore che non causerai, né piacere che non riceverai ".
E quando il giovane Pescatore udì queste parole tremò e disse alla sua Anima," Ma tu sei malvagia, e mi hai fatto dimenticare il mio amore, e mi hai tentato con tentazioni, e mi hai messo i piedi sulla via dei peccati ".
E la sua Anima gli rispose," Tu non hai dimenticato che quando mi mandasti nel mondo non mi desti un cuore. Su, andiamo in un'altra città e facciamo festa poiché abbiamo nove borse d'oro ".
Ma il giovane Pescatore prese le nove borse d'oro e le gettò a terra, e le calpestò.
" No - gridò - non voglio avere niente a che fare con te, né voglio viaggiare con te in nessun luogo, ma così come ti ho scacciato prima, ti scaccerò adesso, poiché non mi hai fatto alcun bene ". E voltò le spalle alla luna, e col coltellino dal manico di verde pelle di vipera cercò di tagliarsi dai piedi quell'ombra del corpo che è il corpo dell'Anima. Ma la sua Anima non si mosse da lui, né badò al suo ordine, ma gli disse," L'incantesimo che ti ha insegnato la Strega non vale più, poiché io non posso lasciarti, né tu puoi scacciarmi. Solo una volta nella vita l'uomo può allontanare la sua Anima, ma colui che riceve la sua Anima per la seconda volta deve tenersela per sempre, e questa è la sua punizione e il suo premio ".
E il giovane Pescatore impallidì e strinse le mani e gridò," Era una Strega falsa, perché non me l'aveva detto ".
" No - rispose la sua Anima - è stata leale con Colui che venera, e la cui serva sarà per sempre ".
E quando il giovane Pescatore seppe di non potersi più liberare della sua Anima, e che era un'Anima
malvagia, e che sarebbe rimasta con lui per sempre, cadde a terra piangendo calde lacrime.
E quando fu giorno, il giovane Pescatore si alzò e disse alla sua Anima," Mi legherò le mani per non poter seguire i tuoi ordini, e chiuderò la bocca per non poter pronunciare le tue parole, e tornerò al luogo dove colei che amo ha dimora. Al mare tornerò, e alla piccola baia dove lei è solita cantare, e la chiamerò e le dirò del male che ho fatto e del male che tu mi hai fatto ".
E la sua Anima lo tentò e disse," Chi è il tuo amore, che tu debba tornare da lei ? Il mondo ha creature molto più belle. Ci sono le danzatrici di Samaris che danzano alla maniera di ogni tipo di uccello e di animale. Hanno i piedi, dipinti con l'henné, e alle mani hanno campanelline di rame. Ridono mentre danzano, e il loro riso è limpido come il riso dell'acqua. Vieni con me e te lo mostrerò. Perché cosa è questo tuo scrupolo circa le cose del peccato ? Forse che quel che è piacevole da mangiare non è fatto per il mangiatore ? C'è veleno in quello che è dolce da bere? Non farti scrupolo, ma vieni con me in un'altra città. C'è qui vicino una cittadina, in cui è un giardino di magnolie. E in questo leggiadro giardino dimorano pavoni bianchi e pavoni dal petto azzurro. Le loro code quando le aprono al sole sono simili a dischi d'avorio e simili a dischi dorati. E colei che li ciba danza per piacere, e talvolta danza sulle mani e talaltra danza con i piedi. Ha gli occhi colorati con lo stibio, e le narici delicate come le ali di una rondine. Da un gancio in una sua narice pende un fiore intagliato in una perla. Ride mentre danza, e gli anelli d'argento che ha alle caviglie tintinnano come campane d'argento. E perciò non farti più scrupolo, ma vieni con me in questa città ".
Ma il giovane Pescatore non rispose alla sua Anima, ma chiuse le labbra col sigillo del silenzio e con una stretta fune si legò le mani, e tornò al luogo da cui era venuto, fino alla piccola baia dove il suo amore era stata solita cantare. E sempre la sua Anima lo tentò lungo il cammino, ma egli non rispose, né commise alcuna delle malvagità che quella tentava di fargli commettere, tanto grande era il potere dell'amore che aveva dentro. E quando fu sulla sponda del mare, sciolse la corda dalle mani, e si tolse il sigillo del silenzio dalla bocca, e chiamò la piccola Sirena. Ma lei non venne al suo richiamo, per quanto la chiamasse tutto il giorno e la implorasse. E la sua Anima lo scherniva e disse," Certo non hai troppa gioia dal tuo amore. Sei come uno che in tempo di morte versa acqua in un vaso rotto. Dai via quello che hai e niente ti è dato in cambio. Avresti fatto meglio a venire con me, perché io so dove si trova la Valle del Piacere, e quali cose vi vengono fatte".
Ma il giovane Pescatore non rispose alla sua Anima, ma in una spaccatura della roccia si costruì una casa di canne, e vi dimorò per lo spazio di un anno.
E ogni mattina chiamava la Sirena, e ogni mezzodì tornava a chiamarla, e di nuovo a sera pronunciava il suo nome. Ma mai ella sorse dal mare a incontrarlo, né in alcun luogo del mare riusciva lui a trovarla, benché la cercasse nelle grotte e nella verde acqua, nelle pozze della marea e nei pozzi che si trovano in fondo
all'abisso.
E sempre la sua Anima lo tentava col male , e gli sussurrava cose terribili. Ma non prevalse contro di lui, tanto grande era il potere del suo amore.
E in capo all'anno, l'Anima pensò fra sè," Io ho tentato il mio padrone col male, e il suo amore è più forte di me. Lo tenterò ora col bene, e chissà che non mi segua ".
Così parlò al giovane Pescatore, e disse," Ti ho detto della gioia del mondo, e tu mi hai fatto orecchio da mercante. Lascia ora che ti dica del dolore del mondo, e può darsi che mi ascolterai. Perché per la verità il dolore è il Signore di questo mondo, né v'è alcuno che sfugga alla sua rete. Vi sono alcuni cui mancano le vesti, e altri cui manca il pane. Vi sono vedove che sono vestite di porpora , e vedove che sono in stracci. Avanti e indietro sulle paludi vanno i lebbrosi, e sono crudeli gli uni con gli altri. I mendicanti vanno su e giù lungo le strade , e le loro borse sono vuote. Per le strade della città si aggira la Fame, e la Peste siede davanti alle porte. Vieni, andiamo ad aggiustare queste cose, e facciamo sì che non siano più. Perché dovresti indugiare qui a chiamare il tuo amore, vedendo che non viene al tuo richiamo? E che cosa è l'amore, che tu debba attribuirgli tanta importanza ?".
Ma il giovane Pescatore non rispose nulla, tale era il potere del suo amore. E ogni mattina chiamava la Sirena, e ogni mezzodì tornava a chiamarla , e la notte pronunciava il suo nome. Pure, ella non sorgeva mai dal mare incontro a lui, né in alcun luogo del mare riusciva a trovarla, benché la cercasse nei fiumi del mare, e nelle valli che sono sotto le onde, nel mare che la notte rende purpureo, e nel mare che l'alba lascia grigio.
E in capo al secondo anno, l'Anima disse al giovane Pescatore ,di notte, mentre lui se ne stava solo nella casa di canne," Ecco ! Ora ti ho tentato col male, e ti ho tentato col bene, e il tuo amore è più forte di me. Perciò non ti tenterò più, ma lasciami entrare nel tuo cuore, affinché possa essere una sola cosa con te come prima ".
" Certo che puoi entrare - disse il giovane Pescatore - perché nei giorni in cui senza cuore andasti per il mondo devi aver sofferto assai ".
" Ahimè ! - gridò la sua Anima - non trovo entrata, tanto circondato dall'amore è questo tuo cuore ."
" Però vorrei poterti aiutare " disse il giovane Pescatore.
E mentre parlava venne un gran grido di dolore dal mare, il grido che gli uomini sentono quando muore uno del Popolo Marino. E il giovane Pescatore saltò su, e lasciò la sua casa di canne, e corse giù alla spiaggia. E le onde nere venivano rapide alla sponda, recando un fardello che era più bianco dell'argento. Bianco come la cresta dell'onda era, e come un fiore galleggiava sulle onde. E la cresta lo prese dalle onde, e la spuma lo prese dalla cresta, e la sponda lo ricevette, e disteso ai suoi piedi il giovane Pescatore vide il corpo della piccola Sirena. Morto ai suoi piedi esso giaceva.
Piangendo come uno trafitto dal dolore egli si gettò in terra accanto a esso, e baciò il freddo rosso della bocca, e accarezzò l'umida ambra dei capelli . Si gettò accanto a esso sulla sabbia, piangendo come uno che tremi dalla gioia, e nelle braccia brune se la strinse al petto. Fredde erano le labbra, pure egli le baciò. Salato era il miele dei capelli, pure lo baciò con una gioia amara . Baciò le ciglia abbassate, e la fronda selvaggia che giaceva sulle coppette era meno salata delle sue lacrime.
E alla cosa morta egli si confessò. Nelle conchiglie delle sue orecchie versò il vino aspro del suo racconto. Si mise le piccole mani intorno al collo, e con le dita toccò il giunco sottile della gola. Amara, amara era la sua gioia, e pieno di una strana delizia era il suo dolore.
Il nero mare si avvicinò, e la bianca spuma gemé come un lebbroso. Con bianchi artigli di spuma il mare si aggrappò alla riva. Dal palazzo del Re Marino venne di nuovo il grido di dolore, e lontano sul mare i grandi Tritoni soffiarono rauchi nei loro corni.
" Fuggi - disse la sua Anima - poiché il mare si avvicina e se indugi ti ucciderà. Fuggi, poiché io ho paura, vedendo che il tuo cuore è chiuso contro di me per via della grandezza del tuo amore. Fuggi fino a un luogo dove sarai in salvo. Non vorrai certo mandarmi senza cuore in un altro mondo ?"
Ma il giovane Pescatore non ascoltò la sua Anima, ma chiamò la piccola Sirena e disse," L'Amore è meglio della saggezza, e più prezioso delle ricchezze, e più bello dei piedi delle figlie degli uomini. I fuochi non possono distruggerlo, né le acque dissetarlo. Io ti ho chiamata all'alba, e tu non sei venuta al mio richiamo. La luna ha udito il tuo nome, pure tu non mi hai dato ascolto. Perché malvagiamente ti avevo lasciata, e per mia
disgrazia mi ero allontanato. Però mai il tuo amore è cessato dentro di me , e sempre è stato forte, né niente ha prevalso contro di lui, benché io abbia guardato il male e abbia guardato il bene. E ora che sei morta, certo morirò con te anch'io ".
E la sua Anima lo pregò di partire, ma lui non volle, tanto grande era il suo amore. E il mare venne più vicino, e cercò di coprirlo con le sue onde, e quando seppe che la fine era vicina baciò con folli baci le fredde labbra della Sirena, e il cuore che era dentro di lui si spezzò. E come per la pienezza del suo amore il suo cuore si spezzò, l'Anima trovò un ingresso e vi entrò, e fu una sola cosa con lui come prima. E il mare coprì il giovane
Pescatore con le sue onde.
E al mattino il Prete uscì a benedire il mare, perché era stato inquieto. E con lui andarono i monaci e i musici, e i portatori di ceri, e gli agitatori di incenso, e una gran compagnia. E quando il Prete fu sulla sponda vide il giovane Pescatore giacere annegato sulla spuma, e stretto fra le sue braccia era il corpo della piccola Sirena. Ed egli si ritrasse accigliato,e avendo fatto il segno della croce, gridò forte e disse, " Non benedirò il mare né alcuna cosa che vi si trova. Maledetto sia il Popolo Marino, e maledetti siano tutti coloro che con esso hanno commercio. E quanto a colui che per amore ha dimenticato Iddio, e così giace qui con la sua druda uccisa dal giudizio divino, prendete il suo corpo e il corpo della sua druda, e seppelliteli nell'angolo del Campo dei Follatori,e non contrassegnateli con alcun segno, affinché nessuno possa riconoscere il luogo del loro riposo. Poiché maledetti essi furono da vivi, e maledetti saranno anche da morti ".
E la gente fece come aveva ordinato, e nell'angolo del Campo dei Follatori, dove non cresceva alcuna erba dolce, scavarono una fossa profonda, e vi deposero le due cose morte.
E in capo al terzo anno, e in un giorno che era un giorno sacro, il Prete andò alla cappella , onde mostrare alla gente le ferite del Signore, e parlare loro dell'ira di Dio.
E quando si fu ammantato delle sue vesti, e fu entrato e si fu chinato davanti all'altare, vide che l'altare era coperto di strani fiori che non erano mai stati visti prima. Strani erano alla vista, e di curiosa bellezza, e la loro bellezza lo turbò, e il loro odore era dolce alle sue narici, e si sentì lieto, e non capiva il perché di questa letizia. E quando ebbe aperto il taberbacolo, e incensato il reliquiario che questo conteneva, e mostrata la bella ostia al popolo, e quando ebbe di nuovo celato questa dietro il velo dei veli, cominciò a parlare alla gente , con l'intenzione di parlarle dell'ira di Dio. Ma la bellezza dei fiori bianchi lo turbava, e alle sue labbra venne un'altra parola, e non parlò dell'ira di Dio, ma del Dio il cui nome è Amore. E perché parlò così, non lo sapeva. E quando ebbe pronunciato la sua parola la gente pianse, e il Prete tornò alla sacrestia, e i suoi occhi erano pieni di lacrime. E i diaconi vennero e cominciarono a svestirlo, e gli presero il camice e il cinto, il manipolo e la stola. E lui stette fermo come uno in un sogno.
E dopo che l'ebbero svestito, lui li guardò e disse," Che cosa sono i fiori che stanno sull'altare, e di dove vengono ?".
E quelli gli risposero," Che fiori siano non lo sappiamo, ma vengono dall'angolo del Campo dei Follatori ".
E il Prete tremò, e tornò alla sua casa e pregò.
E al mattino, mentre albeggiava ancora, andò con i monaci e i musici, e i portatori di ceri e gli agitatori d'incenso,e una gran compagnia, e giunse alla sponda del mare, e benedì il mare, e tutte le cose selvagge che vi si trovano. Anche i Fauni benedì, e le piccole cose che danzano nel bosco, e le cose dagli occhi accesi che sbirciano attraverso le foglie. Tutte le cose del mondo di Dio egli benedì, e la gente fu piena di gioia e di meraviglia . Però mai più nell'angolo del Campo dei Follatori crebbero fiori di alcun tipo, ma il campo rimase sterile come prima. Né il Popolo Marino venne più nella baia come era stato solito fare, poiché andò in un'altra parte del mare.
lunedì 21 marzo 2011
l'amore...
L'amore è un dolce tulipano
ti riempie il cuore piano piano,
con il profumo suo ti stringe
e la vita così dipinge,
l'amore è un giallo gelsomino
intenso spicca in un giardino,
rapisce poi tutti i tuoi sensi
esprime tutto ciò a cui pensi,
l'amore è amarti in primavera
guardare il cielo fino a sera,
e veder gli occhi tuoi nel sole
sentire ciò che dice il cuore,
e non m'importa quel che accade
quel triste buio che mi invade,
perchè ti amo e già lo sai
e so che tu mi amerai,
nei giorni che presto verranno
quei fiori sempre sbocceranno,
e nel mio cuore ti porterò
profumato, sempre ti amerò...
ti riempie il cuore piano piano,
con il profumo suo ti stringe
e la vita così dipinge,
l'amore è un giallo gelsomino
intenso spicca in un giardino,
rapisce poi tutti i tuoi sensi
esprime tutto ciò a cui pensi,
l'amore è amarti in primavera
guardare il cielo fino a sera,
e veder gli occhi tuoi nel sole
sentire ciò che dice il cuore,
e non m'importa quel che accade
quel triste buio che mi invade,
perchè ti amo e già lo sai
e so che tu mi amerai,
nei giorni che presto verranno
quei fiori sempre sbocceranno,
e nel mio cuore ti porterò
profumato, sempre ti amerò...
venerdì 11 marzo 2011
Avril Lavigne Wish You Were Here (Acoustic Version)
Posso essere duro
Posso essere forte
Ma con te non è affatto così
C’è un ragazzo
A cui importa
Dietro a questo muro
Che tu hai appena attraversato
E io ricordo tutte quelle cose pazze che hai detto
Le hai lasciate correre nella mia mente
Sei sempre là
Sei dappertutto
Ma adesso vorrei che fossi qui
Tutte le cose pazze che abbiamo fatto
Non ci abbiamo pensato, sono semplicemente venute
Tu sei sempre là
Sei dappertutto
Ma adesso vorrei che fossi qui
Dannazione
Dannazione
Dannazione
Cosa farei per averti qui, qui, qui
(Vorrei che tu fossi qui)
Dannazione
Dannazione
Dannazione
Cosa farei per averti vicino, vicino, vicino
(Vorrei che tu fossi qui)
Amo il tuo modo di essere
Fa parte di me
Non mi devo nemmeno impegnare
Diciamo sempre
è come deve essere
E la verità
È quella che mi manca veramente
Tutte quelle cose pazze che hai detto
Le hai lasciate correre nella mia mente
Sei sempre là
Sei dappertutto
Ma adesso vorrei che fossi qui
Tutte le cose pazze che abbiamo fatto
Non ci abbiamo pensato, sono semplicemente venute
Tu sei sempre là
Sei dappertutto
Ma adesso vorrei che fossi qui
Dannazione
Dannazione
Dannazione
Cosa farei per averti qui, qui, qui.
(Vorrei che tu fossi qui)
Dannazione
Dannazione
Dannazione
Cosa farei per averti vicino, vicino, vicino
(Vorrei che tu fossi qui)
No, non voglio lasciarti andare
Voglio solo che tu sappia
Che non ti lascerò mai andare
Andare…
Dannazione
Dannazione
Dannazione
Cosa farei per averti qui, qui, qui
(Vorrei che tu fossi qui)
Dannazione
Dannazione
Dannazione
Cosa farei per averti vicino, vicino, vicino
(Vorrei che tu fossi qui)
Dannazione
Dannazione
Dannazione
Cosa farei per averti qui, qui, qui
(Vorrei che tu fossi qui)
Dannazione
Dannazione
Dannazione
Cosa farei per averti vicino, vicino, vicino
(Vorrei che tu fossi qui)
è un po' tragica, ma un po' è così...ti amo <3...e I'll never let you go
domenica 6 marzo 2011
things I'll never say...
http://www.youtube.com/watch?v=XUvenXW_LXI
sarebbe bellissimo averti qui
ad un battito di ciglio lontano da me;
potrei viverti come vorrei, star tra le tue braccia, pomeriggi interi, sdraiati in un prato, col tempo che mai non passa, un' eternità...e poi avere la certezza che con molta probabilità ti potrei avere anche il giorno dopo, e quello dopo ancora; avremmo la possibilità di fare mille esperienze, ogni giorno pieni di energia e di voglia di affrontare le giornate, insieme, semplicemente perchè ci amiamo, e l'amore è un vortice continuo che ti prende e non ti lascia mai. potrei correre sotto casa tua quando sto male, citofonare, e vedendo il tuo sorriso accendere di nuovo quel bagliore dentro me che a volte si perde e viene oscurato da mille preoccupazioni, mille ansie....anche se poi, in un modo o nell'altro riesce a trovare il modo di splendere, con tutta la sua forza, tutta la sua luce, riesce ad abbagliare il mondo e a far vedere di cosa è capace...bhe, quel bagliore esplode ogni volta che mi giro, e vedo che sei li, a guardarmi coi tuoi splendidi occhi, quegli occhi che non ti piacciono, e che invece sono una delle cose più belle che possiedi...quando mi guardi quel bagliore fa spuntare le ali di cui ho bisogno per volare in alto, tra le mie nuvole e i miei sogni, e quando mi parli è come se ogni tua parola facesse uscire tutta quella dolcezza sincera che possiedo e che vorrei poterti donare, sempre...
Il futuro fa paura, e forse è per questo che voglio rimanere qui, nell'ora, in ogni attimo che vivo, e preferisco pensare a godere ogni istante con te adesso, perchè la speranza vive come noi nel presente, e non è importante pensare a come cercheremo di realizzare i nostri sogni, ma semplicemente pensare che un giorno saranno la nostra realtà...e saremo fieri di quello che avremo, come oggi siamo fieri di ciò che abbiamo, e lo giuro, che come in tutto ho sempre fatto, non abbandonerò e non deluderò mai la nostra nuvola...lei non l'ha mai fatto con me, non mi ha mai tradito, e non sarò sicuramente io a farlo...e non smetterò mai di viaggiare con la fantasia, pensare a noi due, a ciò che saremo, a quel che avremo, ai nostri momenti, insieme...
ed ora sono qui, seduto ad aspettare senza paura il domani, quando il sole splenderà solo per noi
perchè...bhe, perchè ti amo, e non voglio nessuna certezza nella vita, se non te...
sarebbe bellissimo averti qui
ad un battito di ciglio lontano da me;
potrei viverti come vorrei, star tra le tue braccia, pomeriggi interi, sdraiati in un prato, col tempo che mai non passa, un' eternità...e poi avere la certezza che con molta probabilità ti potrei avere anche il giorno dopo, e quello dopo ancora; avremmo la possibilità di fare mille esperienze, ogni giorno pieni di energia e di voglia di affrontare le giornate, insieme, semplicemente perchè ci amiamo, e l'amore è un vortice continuo che ti prende e non ti lascia mai. potrei correre sotto casa tua quando sto male, citofonare, e vedendo il tuo sorriso accendere di nuovo quel bagliore dentro me che a volte si perde e viene oscurato da mille preoccupazioni, mille ansie....anche se poi, in un modo o nell'altro riesce a trovare il modo di splendere, con tutta la sua forza, tutta la sua luce, riesce ad abbagliare il mondo e a far vedere di cosa è capace...bhe, quel bagliore esplode ogni volta che mi giro, e vedo che sei li, a guardarmi coi tuoi splendidi occhi, quegli occhi che non ti piacciono, e che invece sono una delle cose più belle che possiedi...quando mi guardi quel bagliore fa spuntare le ali di cui ho bisogno per volare in alto, tra le mie nuvole e i miei sogni, e quando mi parli è come se ogni tua parola facesse uscire tutta quella dolcezza sincera che possiedo e che vorrei poterti donare, sempre...
Il futuro fa paura, e forse è per questo che voglio rimanere qui, nell'ora, in ogni attimo che vivo, e preferisco pensare a godere ogni istante con te adesso, perchè la speranza vive come noi nel presente, e non è importante pensare a come cercheremo di realizzare i nostri sogni, ma semplicemente pensare che un giorno saranno la nostra realtà...e saremo fieri di quello che avremo, come oggi siamo fieri di ciò che abbiamo, e lo giuro, che come in tutto ho sempre fatto, non abbandonerò e non deluderò mai la nostra nuvola...lei non l'ha mai fatto con me, non mi ha mai tradito, e non sarò sicuramente io a farlo...e non smetterò mai di viaggiare con la fantasia, pensare a noi due, a ciò che saremo, a quel che avremo, ai nostri momenti, insieme...
ed ora sono qui, seduto ad aspettare senza paura il domani, quando il sole splenderà solo per noi
perchè...bhe, perchè ti amo, e non voglio nessuna certezza nella vita, se non te...
venerdì 4 marzo 2011
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